“Storia di mio figlio” di Nadine Gordimer

“Storia di mio figlio” di Nadine Gordimer. Il rapporto difficile, intenso e denso di contraddizioni tra un padre e un figlio nel Sudafrica funestato dalla segregazione razziale dell’apartheid. Il silenzio di un cinema di quartiere riservato ai bianchi in cui Will si sprofondava nella poltrona di velluto sintetico marrone, chiuso nel suo mondo e all’uscita quel mondo improvvisamente si trasforma alla vista di suo padre insieme ad una donna. Un’ondata di interrogativi a cui non riusciva a dare una risposta e il senso di colpa verso sua madre Aila: egli sapeva qualcosa che lei ignorava. Tornato a casa,  si sentì finalmente salvo tra i libri di scuola. L’ammirazione di Will nei confronti di suo padre Sonny, un insegnante irreprensibile che aveva lavorato sempre nella stessa scuola, trasmettendo ai suoi alunni valori forti di impegno sociale era profonda, poiché le sue emozioni si esprimevano attraverso la sensibilità nei loro confronti.

La frase che spesso egli rivolgeva a suo figlio:”Fai quello che ti permette di serbare il rispetto di te stesso” improvvisamente perdeva tutto il suo significato e la stima che aveva di lui si frantumava sul selciato delle sue illusioni spezzate. Conosceva quella signora bionda, Hannah, “la donna di mio padre” : era venuta a casa loro quando lui era stato arrestato, era una rappresentante di un’organizzazione internazionale per i diritti umani incaricata di seguire i processi dei personaggi politici.

La famiglia di Will rappresentava un microcosmo che era stato turbato profondamente dall’arresto di suo padre, ma che riprese vita quando si trasferirono in un’altra casa, loro erano quelli che sfidavano la legge insediandosi tra i bianchi. I suoi genitori erano premurosi e discreti, suo padre aveva il rispetto della gente, aiutava tutti e cercava in ogni modo di farli uscire da quell’oceano di debiti. Essi costituivano un’unità certa, attraverso il cerchio scuro che il padre aveva tracciato intorno alle loro vite, si impegnava a fondo per i ragazzi neri della comunità. Quell’incontro fuori dal cinema aveva rappresentato una frattura profonda, anche se Sonny si comportava con loro come se niente fosse successo, si era creata persino una complicità tra loro e Will si sentiva profondamente a disagio. Il suo licenziamento dalla scuola e il suo impiego come magazziniere sembrava non avere nette conseguenze, ma serpeggiava nell’animo di Will un sentimento quasi di vergogna, perché gli era stato rivelato il segreto di suo padre: “tranne lui ogni cosa era a suo posto” o almeno così sembrava. Sonny era certo che il figlio non avrebbe aperto bocca con sua madre e quando egli era a casa, parlava con sua moglie di faccende familiari, facevano cose ordinarie insieme.

Il rapporto tra Sonny e Hannah  invece si basava sul comune impegno politico, nell’organizzare riunioni, ma soprattutto egli si sentiva sostenuto da lei: la sua frase ”so che uscirà dal carcere felice di lottare” gli aveva fatto capire quanto profondamente la donna lo comprendesse, soprattutto quando lo lusingava con le parole: “sono contenta che abbiano scelto te per il discorso”. La proposta di un incarico di enorme responsabilità che Hannah riceve e che la pone dinanzi a un bivio è un’occasione meravigliosa, che non rivela subito a Sonny e ciò crea profonda incertezza nel rapporto con lui, che le era molto legato, nonostante egli non avesse mai pensato a lei in rapporto con una famiglia: ”Tu sei la sola amica che abbia mai avuto” era la frase che le rivolgeva sempre.

Un momento fondamentale in questa vicenda è il tentativo di Baby, sua figlia, di uccidersi, lo aveva fatto nel bagno di un’altra persona, una sua amica, un desiderio forse di essere considerata, di affermare la propria personalità, ma soprattutto di chiedere aiuto. Sonny tuttavia non aveva messo fine alla relazione con Hannah, nonostante Baby fosse la sua preferita, ma cominciò a preoccuparsi che qualcuno doveva sapere dove trovarlo, anche se egli ormai poteva assentarsi senza dare giustificazioni. Will suo malgrado comincia a sentirsi coinvolto in quella trama di bugie architettata da suo padre, che lo manda addirittura a casa della donna: il ragazzo comincia a sentirsi sospeso tra due mondi, non si rende conto se sua madre sia al corrente di tutto e ha paura che se egli si tirasse indietro, la madre sarebbe rimasta senza appoggio.  La partenza di Baby e il suo matrimonio sono l’occasione per sua madre di prendere le distanze dal marito e di tornare alla vita.

L’arresto di Aila che conclude il romanzo è un’immagine molto significativa: la donna porta con sè la borsa che di solito preparava per il marito, con tutti “i mezzi di sé tanto importanti per lui per tenersi pulito” e il fuoco appiccato alla loro casa non li fermerà, perché i loro pensieri e i loro valori risorgeranno dalle ceneri, per sempre.

A cura di Ilde Rampino

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