Nocciola irpina per l’industria, Cia propone l’accordo al territorio

INTERVISTA AL COORDINATORE REGIONALE DEGLI AGRICOLTORI ITALIANI ALESSANDRO MASTROCINQUE. L'analisi sulla situazione del settore corilicolo in provincia di Avellino, che stenta a costruire un cartello unico per diventare competitivo sui mercati internazionali. "Predisponiamo una politica di valorizzazione con la prossima programmazione comunitaria"

Nocciola irpina per l’industria, Cia propone l’accordo al territorio. “In assenza di una vera politica regionale e degli amministratori locali, non si potrà mai costruire un cartello della nocciola irpina da proporre a multinazionali come Ferrero: di questo passo ci saranno sempre nuovi competitor turchi o australiani che avranno la meglio di su noi”. Così il coordinatore regionale della Cia- Conferederazione Italiana Agricoltura Alessandro Mastrocinque, interpellato sull’esclusione dei territori campani dal Progetto “Nocciola Italia” messo in campo da uno dei leader mondiali della produzione dolciaria e teso a sottoscrivere accordi di forniture in diverse realtà italiane. I tiepidi segnali di dialogo con i livelli regionali campani, trapelati nei mesi precedenti dalle associazioni di categoria, in realtà non trovano riscontro, e oggi più che mai, alla vigilia della stesura della nuova programmazione europea, si rende necessario un confronto serrato e risolutivo sul tema. “E’ necessario un cartello del territorio” ribatte Mastrocinque. “Un percorso a cui lavoriamo da tempo e che certo non ci consente di impedire a Ferrero di non acquistare nocciole dalla Turchia” ironizza. “Dobbiamo essere noi invece a aggregare il prodotto ‘nocciola irpina’ e a costruire un valore aggiunto. In Campania abbiamo caratteristiche straordinarie, ma siamo deficitari sull’aggregazione” continua.

Le associazioni di categoria intanto, hanno già aperto il dibattito sulla nuova programmazione comunitaria e stanno valutando l’opportunità di chiedere l’inserimento nella Politica Agricola Comunitaria delle misure del Psr che vanno in questa direzione. “Dovremo essere bravi ad inserire dinamiche che premiano le aziende virtuose, sulla scorta di quanto già accade per il vino e per l’olio; lavorare sulla valorizzazione di una varietà di nocciola irpina già riconosciuta e apprezzata, ce che dovrà soltanto legarsi al territorio per una sua riconoscibilità. Ci manca insomma una strategia complessiva di sviluppo dell’intera filiera che potrebbe essere un veicolo di nuove economie. Al momento ci proviamo, ognuno per la sua parte, ma è complicato”.

La partita che si giocherà nel 2020 guarda dunque alla costruzione di una politica di aggregazione dei produttori, che sulla falsariga dei requisiti imposti da Ferrero, possa mettere sul mercato un’unica etichetta di varietà e quindi di qualità, elevando il prezzo di valore (tenendo presenti i prezzi imposti dal mercato). A differenza del vino- che occupa gran parte della scena- e dell’olio, il settore corilicolo non sembra destare particolare interesse, nè assume una sua autorevolezza rispetto al paniere dei “prodotti tipici” elencati dai Gal, o dai progetti dei costruendi “distretti agroalimentari”. “Abbiamo tutte le carte in regola come regione per diventare un produttore competitivo, e finalmente avremo la possibilità di intercettare risorse che in agricoltura si fa fatica a mettere insieme, a causa delle difficoltà della sostenibilità economica delle aziende: possiamo scrivere insomma una storia nuova del settore” argomenta Mastrocinque.

La costruzione di un interlocutore unico implica la costruzione di uno spazio comune e l’adeguamento di tutti i partecipanti ad un codice “comportamentale” condiviso, che potrebbe consentire il dialogo con i grandi player mondiali. “In Irpinia vigono dinamiche diverse e scontiamo un gap culturale rispetto a questo tema, e la Regione non ha messo in campo politiche lungimiranti che spingessero Ferrero a fare investimenti da noi” tuona. “Le dinamiche dei vari campanili non giovano agli interessi delle multinazionali, che dialogano con un solo interlocutore e secondo le procedure più snelle possibili. La politica quindi dovrà impegnarsi nel sostenere strategie imprenditoriali, e dovrà diventare interlocutore delle grandi realtà commerciali ma anche dei Comuni, per allestire tavoli di confronto e di proposta. In questo gioco di responsabilità anche le amministrazioni locali hanno giocato il loro ruolo, e spesso si sono concentrati solo sui lavori pubblici e sugli appalti, trascurando indirizzi di politica strategica dei territori”.

Poi c’è la questione dei numeri. L’Irpinia da sola, pur avendo in questo momento la guida della produzione corilicola campana, non riuscirebbe a soddisfare la domanda del mercato globale con la nocciola irpina disponibile, ma ciò non toglie che si potrebbe investire in tal senso e valorizzare le vocazioni dei territori.

ARTICOLI CORRELATI