Regionali 2020, fuoco amico su De Luca (anche da Italia Viva)

Gennaro Migliore apre all'ipotesi di un passo indietro del Governatore per ottenere l'intesa con i Cinque Stelle, incontrando lo stop d Più Europa. Per ora non si sbilanciano i Democratici nella Capitale, mentre a livello locale la ricandidatura sembra ormai acquisita

Fuoco amico su De Luca, mentre perfino da Italia Viva Gennaro Migliore apre alla possibilità di ammainare la bandiera del Governatore in carica, per favorire una fusione a freddo con il Movimento Cinque Stelle. Una prospettiva che non piace a Più Europa, quella dell’alleanza con i pentastellati, anche se nemmeno dal partito di Emma Bonino viene ribadita la necessità di riconoscere al Presidente uscente il diritto di concorrere per un secondo mandato. L’impressione è che a Roma nelle segreterie non si siano accorti che Vincenzo De Luca è già in campagna elettorale e nel mirino non ha Forza Italia, ma Matteo Salvini, come dimostra la sua battuta sulla possibile candidatura nelle sue liste dell’ex compagna del leader leghista, Elisa Isoardi. Come nel 2015, Pd e soci a Roma tenteranno fino all’ultimo di disarcionarlo.

Il simbolo di Più Europa partito

PIÙ EUROPA: STOP AL MOVIMENTO CINQUE STELLE. «Con M5s in coalizione vince la Destra». Così in una nota Più Europa, dopo le dichiarazioni rese da Gennaro Migliore di Italia Viva, che «chiede oggi al governatore De Luca un passo indietro per consentire in Campania la costruzione di una coalizione più ampia, che includa il M5S». Per Più Europa, «De Luca o non De Luca, si vedrà. A noi di Più Europa il punto appare dirimente: anche il partito guidato da Matteo Renzi sta insomma chiedendo la costruzione di una maggioranza strutturale che includa Pd e M5S?», si chiede il Vicesegretario di Più Europa, Piercamillo Falasca. «Come hanno dimostrato le elezioni regionali in Umbria e il consenso di cui Salvini e compagnia continuano a godere a livello nazionale, più ti sommi con il M5S e più perdi. L’alternativa al populismo e al sovranismo si costruisce, nella società e nelle istituzioni, con posizioni politiche non ambigue e con la forza di un progetto radicalmente distinto rispetto a Lega e M5S», conclude Falasca.

Il simbolo di Italia Viva

FUOCO AMICO SU DE LUCA, UN DIBATTITO LONTANO DAI TERRITORI. Sullo sfondo del confronto sulla futura candidatura in Campania i leader nazionali del campo riformista sembrano allontanarsi ogni giorno dal dato territoriale oggettivo. Cadendo nella trappola tesa dal leader della Lega, sembrano non considerare che sul territorio le alleanze ormai stabilmente prescindono dalle alleanze di governo. Fu così durante i Governi guidati da Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, è proseguito con i due Esecutivi gialloverde e giallorosso guidati da Giuseppe Conte. Gli elettori voteranno in primavera per eleggere il Governatore della Campania, prescindendo dalle geometrie molto variabili della politica nazionale. Di fronte all’elettorato conterà solo il giudizio sul governo uscente. Gli schieramenti potranno essere solo due: chi ne apprezza i risultati e chi li contesta proponendo l’alternativa. Scegliere un candidato diverso dal Presidente in carica significa rinnegare l’operato del Pd in Consiglio Regionale e in Giunta. Perché un elettore dovrebbe votare un partito che giudica negativamente l’operato del proprio Esecutivo? Questa è la ragione per cui quando si fa dimettere il proprio Sindaco o Presidente, da Ignazio Marino a Roma a Catiuscia Marini in Umbria, la sconfitta è certa e non riparabile a prescindere dalle motivazioni. Un precedente clamoroso che conferma la regola risale proprio alle elezioni per il Comune di Roma nel 2008, quando le dimissioni di Walter Veltroni, eletto pochi mesi prima con un plebiscito, portarono alla elezione del capo dell’opposizione Gianni Alemanno al ballottaggio contro l’ex sindaco Francesco Rutelli.

Nicola Zingaretti all’Assemblea nazionale del Pd all’Ergife di Roma

LE SEGRETERIE ROMANE RISCHIANO L’AMMUTINAMENTO. Nella Regione Campania e nella città di Napoli tradizionalmente, quindi da prima che il leaderismo si affermasse nella politica italiana, l’elettorato (che un tempo si definiva popolo) stabiliva un rapporto empatico con il leader di un partito, di un governo, di un ordine economico e sociale. Fino ad oggi Vincenzo De Luca e Luigi de Magistris si sono rivelati in continuità con questa tradizione. A Napoli e in Campania una leadership non si inventa dall’oggi al domani nei corridoi del Palazzo, salvo scegliere di lasciare strada agli avversari. Non è un caso che tra i gruppi dirigenti e le rappresentanze istituzionali regionali, provinciali e locali una candidatura alternativa a quella di Vincenzo De Luca non è considerata all’ordine del giorno.


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