Memorie di una geisha di Arthur Golden

Ilde Rampino recensisce per Nuova Irpinia uno dei romanzi più intensi e appassionati di Arthur Golden

A cura di Ilde Rampino

Una vicenda che ci fa entrare in un mondo sconosciuto e in un certo senso affascinante, in cui la protagonista Chiyo è costretta a cambiare radicalmente la propria vita, ma di cui serberà intatti i ricordi della sua infanzia, vissuta in una “casa ubriaca”, sferzata dalle onde del mare, simbolo già allora di incertezza. La sua esistenza sarà cadenzata da incontri che lasceranno tracce indimenticabili sul suo percorso interiore, come il primo incontro con Tanaka, quando, da bambina, la solleva da terra e poi si prenderà cura di lei e della sorella, portandole a casa sua. Chiyo viene immersa in una realtà diversa, decisamente migliore delle condizioni difficili in cui versava, ma che si trasforma a poco a poco in una sorta di incubo.

Il  senso di vuoto e di paura sul treno che le portava via dalla loro casa diventa il fulcro da cui scaturisce il suo senso di colpa nei confronti di sua sorella che sarà costretta a condividere il proprio destino. Il senso profondo di smarrimento diventerà sempre maggiore nel momento in cui le due sorelle vengono separate. Il suo apprendistato per diventare una geisha passa soprattutto attraverso l’obbedienza e i lavori domestici, incessanti lezioni di danza e musica, inoltre deve imparare a truccarsi per valorizzare la propria bellezza. Il primo contatto con una geisha è l’incontro con Hatsumomo, che le suscita un’impressione di bellezza e al contempo di alterigia. Chiyo è affascinata dai colori meravigliosi del kimono, dai ricami che rappresentano fiori, in un mosaico cangiante di sfumature. Ma questa apparenza che la fa sognare e la fa sentire parte di un mondo privilegiato è soggetta a molte regole rigide come il silenzio e riti, come quello della vestizione, che dovevano attenersi a norme tradizionali. Chiyo avverte profonda la propria solitudine, poiché è circondata da cattiveria e vessazione, viene emarginata da tutti e anche accusata ingiustamente. Non è libera di esprimere se stessa, deve celarsi dietro “un sorriso dai lineamenti raggelati” per non lasciar trapelare i pensieri e i sentimenti.

L’incertezza riguardo al destino della sorella la dilania nell’animo e le scarse notizie che riesce ad ottenere la preoccupano, finchè si deciderà di andarla a cercare in un quartiere malfamato. Vedendola in quello stato, si rende conto che un’esistenza sbagliata poteva trasformare qualsiasi persona in un essere privato della propria dignità, mentre a volte i sogni offuscano la realtà. Alla notizia della morte dei propri genitori, improvvisamente si chiede come sarà il suo futuro, perché aveva la sensazione come se “la vita la sorpassasse lasciandola indietro”. Fondamentale è l’incontro con il Presidente, di cui conserva sempre un fazzoletto che le aveva regalato, che le fa capire che diventare una geisha avrebbe potuto rappresentare per lei un ruolo, la sua vita, “un giardino in cui i fiori hanno appena iniziato a spuntare”.

Le delusioni e le amarezze che costellano il percorso di vita di Sayuri, il nuovo nome che ha assunto una volta divenuta geisha, le fanno capire che “nessuno di noi può sfuggire al proprio destino” e che “dobbiamo chiudere gli occhi di fronte a ciò che non possiamo impedire che accada”. Un mondo, quello delle geishe, in cui la competizione è l’elemento fondamentale, attraverso piccole e grandi vendette che si realizzano anche dopo tanti anni. Sayuri si renderà conto a poco a poco che la sua scelta le ha regalato ricchezze e fama, ma le ha tolto la spontaneità nei rapporti con gli altri e ricorda con grande amarezza l’insegnamento che le avevano dato: “i sentimenti degli uomini devono essere sempre sotto il tuo controllo”.

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