Michelangelo Ciarcia, amministratore unico dell'Alto Calore Servizi

Pd Avellino azzerato dal giudice ma ora serve una soluzione su come procedere. Si attendono la nomina di un commissario e poi la celebrazione del congresso provinciale, che dovrà consentire di superare il vuoto al vertice creato dalla sentenza. Il caso è in queste ore al vaglio della segreteria nazionale, che prenderà una decisione nelle prossime ore. Il dispositivo della sentenza emessa dalla seconda sezione civile del Tribunale di Avellino lascia pochi margini di incertezza. Di fatto l’intera procedura congressuale del 2018, dal regolamento, al tesseramento, allo svolgimento del congresso, sono stati dichiarati nulli per la riconosciuta nullità dell’atto da cui dipendono, appunto il regolamento congressuale. Per il Partito Democratico irpino la situazione è compensata almeno in parte dal tesseramento successivamente certificato a norma di statuto per la celebrazione del congresso regionale e nazionale. I due segretari Nicola Zingaretti a Roma e Leo Annunziata a Napoli sono stati eletti dal Pd Avellino sulla base di una platea congressuale sancita con regole conformi al dettato statutario nazionale. Pertanto, procedere alla celebrazione del nuovo congresso è possibile anche in tempi rapidi. Del resto, al di là della sentenza resa nota in queste ore, l’attuale segreteria avrebbe comunque dovuto aprire una fase di ricomposizione e riequilibrio del partito, alla luce dell’evoluzione politica dell’ultimo anno. L’esito dei congressi regionale e nazionale aveva completamente stravolto gli equilibri interni, ulteriormente modificati dall’uscita del gruppo di Gianluca Festa dalla alleanza che aveva retto il segretario fino allo scorso mese di marzo. I numeri reali su cui poteva contare non solo il segretario, ma l’intera Direzione provinciale ora decaduta, erano ridottissimi rispetto alla reale platea degli iscritti.

IL CONGRESSO FARÀ CHIAREZZA SULLA COLLOCAZIONE DI DIRIGENTI E RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI. La sentenza rende perentorio un cambiamento netto che il dialogo avviato tra alcune componenti, a cominciare dall’Areadem, aveva messo all’ordine del giorno prima ancora della sconfitta elettorale al Comune di Avellino. La prospettiva delle elezioni regionali tra meno di undici mesi, la necessità di stabilire la linea da tenere nel nuovo scenario politico determinato dal voto amministrativo nel capoluogo e nei Comuni, le grandi questioni sul tappeto, dalla programmazione dei grandi investimenti infrastrutturali al ridisegno nell’assetto e nella funzione delle utilities pubbliche che gestiscono i servizi pubblici locali, impongono a questo come a tutti gli altri partiti e movimenti un gruppo dirigente rappresentativo in grado di misurarsi con i problemi reali dei cittadini. Il Congresso sarà il momento giusto per affrontare e risolvere politicamente le divisioni sancite dalle elezioni non sono ad Avellino, definendo la collocazione all’interno e all’esterno del Partito Democratico, ponendo fine alle schermaglie tra fazioni e componenti, che tengono lontano il Pd irpino dalle istituzioni locali principali dell’Irpinia.

La sede del Coordinamento provinciale PD ad Avellino, in via Tagliamento

«PD AVELLINO AZZERATO DAI GIUDICI, VITTORIA AMARA». L’azzeramento dei vertici politici del partito deciso Tribunale dà ragioni alle tesi formulate dall’ex tesoriere Michelangelo Ciarcia, che non riesce però a gioire per il risultato raggiunto. «Confesso di essere combattuto, di sentirmi triste», spiega. «Da un lato c’è la soddisfazione per il riconoscimento delle nostre ragioni, protestate vanamente per un anno nelle sedi proprie del partito a Napoli e a Roma, prima di essere state accolte in sede giudiziaria». Ma nel contempo, «c’è la consapevolezza che si poteva evitare di arrivare alla sentenza, giungendo all’annullamento del ricorso, come ho tentato di fare nei mesi scorsi. «L’ho spiegato in diverse interviste e con dichiarazioni pubbliche: ero pronto a chiudere la contesa nell’interesse del partito e della sua immagine, accogliendo e facendo miei gli appelli all’unità più volte lanciati dal senatore De Luca e condivisi sia da Umberto Del Basso De Caro che da Luigi Famiglietti, che avevano sostenuto la mia candidatura alla segreteria nel 2018», chiarisce. Ciarcia sottolinea la propria buona fede nel tentativo messo in atto. «D’accordo con Enzo De Luca, Umberto Del Basso De Caro e Luigi Famiglietti, avevamo deciso molti mesi fa di superare lo scontro, ma sul fronte opposto la disponibilità in concreto non si è mai avuta», spiega l’ex tesoriere dei Democratici, oggi Amministratore Unico dell’Alto Calore Servizi. «Rincresce dovere affidare al tribunale divergenze regolamentari, ma prendo atto del giudizio: eravamo nel giusto».

Il Palazzo di Giustizia di Avellino

Nel merito del pronunciamento Ciarcia si limita a constatare la formula scritta dal giudice monocratico. «È bastato dichiarare la illegittimità del Regolamento per rendere inutile affrontare caso per caso tutti gli altri rilievi da noi mossi», spiega. «Pronunciata la nullità e l’inefficacia del regolamento per le elezioni del Segretario e dell’Assemblea Provinciale tenute nelle giornate del 22 e 23.4.2018 e degli atti collegati e conseguenti», si legge nel dispositivo della sentenza (n. 1224/2019 pubbl. il 21/06/2019 RG n. 2282/2018, emessa dalla Seconda Sezione Civile del Tribunale di Avellino), «l’accoglimento della domanda sotto il profilo appena scrutinato rende superfluo l’esame degli ulteriori motivi di censura formulati da Michelangelo Ciarcia». Di fatto il Giudice accogliendo la tesi di Ciarcia sulla illegittimità del Regolamento ha di fatto accolto la nullità di tutti gli atti connessi, in particolare la platea degli iscritti, la cosiddetta anagrafe del partito».

David Ermini

Si tratta quindi del riconoscimento più ampio delle riserve formalizzate da un candidato che nel 2018 non ebbe le condizioni di agibilità per poter contendere all’avversario la elezione alla segreteria provinciale. «In quel momento il commissario del partito, David Ermini, non ritenne necessario sottoporre il Regolamento alla Commissione Regionale di Garanzia, valutando di detenere l’autorità necessaria per validarlo, ma il giudice ha stabilito che così non era». Ne discende, che «l’intera procedura congressuale e gli sviluppi che quel congresso produsse sono da considerarsi nulle, perché viziate da preliminare illegittimità: quel congresso è stato celebrato con regole non valide». Ciarcia sottolinea il passaggio chiave del dispositivo: «…il regolamento congressuale adottato è nullo per violazione dell’art. 3 n. 2 e n. 6 lett. g) del regolamento nazionale delle commissioni di garanzia, che prescrive il parere obbligatorio e preventivo della Commissione Regionale di Garanzia sul regolamento per l’elezione degli organismi dirigenti regionali e locali, a norma dell’art. 15 co. 11 dello Statuto».

A questo punto, ristabilito l’ordine, toccherà alla politica. «Personalmente ho fatto quello che la mia coscienza mi imponeva avendo subìto assieme a migliaia di iscritti un torto su base regolamentare. Ora l’auspicio è che il partito possa ritrovare la strada della compattezza, ripartendo da una consapevolezza: questo giudizio non sancisce vincitori e sconfitti, come Democratici abbiamo tutti perso in questa vicenda».


LA SENTENZA n. 1224/2019 pubbl. il 21/06/2019 RG n. 2282/2018, emessa dalla Seconda Sezione Civile del Tribunale di Avellino | Scarica il pdf


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