Teresa Mele: “L’etica della responsabilità salverà il Pd e la politica”

"SIAMO L'ARGINE AL POPULISMO AD AVELLINO, A NAPOLI E A ROMA". L'esponente irpina di Areadem (componente che sostiene la segreteria di Nicola Zingaretti nel Partito Democratico, rappresentata da Dario Franceschini, Marina Sereni, Paolo Gentiloni ed Enzo De Luca), rilancia il dialogo e la condivisione di responsabilità nel partito come precondizione del suo rilancio. Confronto aperto con la nuova amministrazione comunale nel rispetto dei ruoli, l'obiettivo è rilanciare il partito per battere le destre alle elezioni regionali del 2020

Teresa Mele

Per Teresa Mele solo “l’etica della responsabilità salverà il Pd e la politica”. L’esponente di Areadem, componente che sostiene la segreteria di Nicola Zingaretti nel Partito Democratico, rappresentata da Dario Franceschini, Marina Sereni, Paolo Gentiloni ed Enzo De Luca, nell’intervista a Nuova Irpinia rilancia il dialogo e la condivisione di responsabilità nel partito come precondizione del suo rilancio. La prospettiva vicina del voto alle regionali, la necessità di contribuire con idee e confronto alla ripartenza della città di Avellino, attraverso una dialettica onesta e trasparente con il nuovo sindaco, Gianluca Festa, sono gli spunti da cui parte. Sottolineando il buon risultato del partito che ha schierato il simbolo alle elezioni comunali, Teresa Mele evoca il definitivo superamento delle divisioni per rispondere alla drammatica domanda di politica che anche questa volta l’astensionismo ha riproposto.

Teresa Mele, le ultime elezioni amministrative hanno registrato due linee di tendenza: la conferma di un forte distacco della città dall’istituzione locale, visto che ha votato al ballottaggio solo un elettore su due, ma anche un arretramento dei partiti. Che ne pensa?

“Credo che le due questioni siano connesse. Il disinteresse per la politica è una affermazione di sfiducia verso un reale processo di cambiamento. Per questo non si vota e, chi lo fa, protesta. Tuttavia, mi permetto di segnalare che non tutta la politica oggi arretra, come il risultato del mio partito dimostra”.

Nonostante la spaccatura del Centrosinistra intende?

“Nonostante le difficoltà, una dialettica accesa all’interno del campo riformista, il Partito Democratico si è confermato con il suo simbolo sulla scheda elettorale la prima forza politica della città, distanziando nettamente chi nel Paese veste gli abiti candidi dell’innovatore”.

È il bicchiere mezzo pieno? La sua coalizione non ha comunque eletto il suo candidato sindaco.

“È vero, è maturata una sconfitta di strettissima misura al secondo turno, dopo una prima fase della campagna elettorale promettente della coalizione. Sono dell’idea che vadano analizzate le ragioni che hanno impedito di capitalizzare al ballottaggio la buona prova del primo turno, ma sul piano politico occorre sottolineare la tenuta del mio partito,.dato per finito, per spacciato, per smobilitato alla vigilia del voto e, invece, capace di mettere in fila tutti gli altri su un rinnovamento professato fino in fondo e senza paracadute”.

Il segretario nazionale del Partito Democratico Nicola Zingaretti’

Il risultato del suo partito a cosa servirà?

“Rappresentando la conferma che la città riconosce il Pd come forza di riferimento, servirà a ricordare a tutti noi che solo divisi possiamo perdere, che solo ascoltando e coinvolgendo possiamo essere utili. La scarsa partecipazione al voto e la incertezza sulla scelta del sindaco dimostrano che la gente ha bisogno di vera politica, al di là di aggregazioni provvisorie che alla prova dei numeri l’hanno spuntata per il rotto della cuffia”.

Si riferisce ai 600 voti di differenza tra Cipriano e il nuovo Sindaco? 

“Dico solo che il Pd ha preferito aprire porte e finestre alla società civile, ha rinunciato ai signori delle tessere, puntando a rigenerarsi dopo una lunga fase di lotte interne e scontri che il nostro elettorato non comprendeva più. Al contrario, oggi il Pd è una forza in grado di riprendere il cammino, assumendo la responsabilità di fare tornare la politica al centro del dibattito. Per farlo deve completare il processo avviato, rilanciandosi unitariamente e tornando tra la gente”.

La sconfitta al Comune non condizionerà questo percorso? Che linea ritiene debba avere il suo partito con il nuovo sindaco?

“Gianluca Festa è il sindaco di Avellino, quindi di tutti gli avellinesi. Per noi la democrazia non è un esercizio da praticare solo quando viene più comodo. Va rispettata la funzione e il diritto dovere di dare risposte. Dico in premessa che il Pd in Consiglio valuterà i provvedimenti proposti e voterà contro o a favore in base al merito. Svolgeremo nell’interesse della città quel controllo che spetta a chi viene eletto alla opposizione, pronti a votare ciò che attiene all’interesse della città. Rispondo alla sua domanda: il processo di rilancio del Pd è in atto nel Paese, da Roma ad Avellino. Ne facciamo parte a pieno titolo. Quindi il percorso in atto non risente dell’esito elettorale”.

Durante la campagna elettorale candidati e dirigenti hanno insistito molto sulla scelta del segretario nazionale di concedere il simbolo, ritenendola un valore. Allude a questo?

“Esattamente. Il simbolo in campo non è stato per noi un modo per sconfessare chi si è presentato da avversario, dopo essere stato parte di un percorso comune. Era qualcosa di più e gli elettori lo hanno colto. Ad Avellino come a Roma, a Milano o a Livorno, il nostro partito con la elezione del segretario Nicola Zingaretti ha intrapreso la sua strada per rifondare una prospettiva di governo riformista in un Paese oggi preda della deriva a destra. Qui siamo impegnati con Zingaretti in questa sfida esattamente come ogni iscritto o amministratore locale nel resto del territorio nazionale”.

Quindi chi ha votato contro il simbolo non è dentro questo percorso?

“Con il simbolo abbiamo impedito a Lega e Cinque Stelle di prendersi il Comune. Quanto alla vicenda interna al Pd, possiamo osservare che chi ha scelto di candidarsi contro il simbolo in realtà era contro Zingaretti anche alle primarie, nonostante oggi scriva al segretario per chiedere un commissariamento che non serve…”.

E cosa serve?

“Oggi dobbiamo proseguire nella riorganizzazione, che parte dalla necessità di ricomporre le fratture. Non dobbiamo semplicemente rimettere insieme pezzi di ceto politico, ma accogliere le migliori energie della città e della provincia. Questo è il tempo in cui la gente deve riappropriarsi dei partiti e della politica e il nostro compito è favorirne l’impegno da protagonisti, non da gregari”.

Con un congresso?

“Aprire il partito non è un problema di organigramma. Ad Avellino abbiamo bisogno di garantire la partecipazione degli iscritti alla responsabilità di tracciare il nuovo percorso. Il congresso servirà a candidare le tesi, i programmi, gli obiettivi, dicendo come raggiungerli, servirà a preparare la sfida per le regionali del 2020, ma tutto sarebbe inutile se riorganizzassimo un partito solo intorno ad un gruppo dirigente, serve un respiro diverso”.

Lo descriva.

“Sono d’accordo con il Cardinale Bassetti quando dice che c’è bisogno di ‘prendersi cura del nostro amatissimo Paese per ricucire il tessuto sociale che oggi appare sfibrato’. Serve il protagonismo della gente, ma senza strumenti, senza la politica, la riscoperta del senso di appartenenza allo Stato, la sacralità delle istituzioni democratiche, non basteranno le buone intenzioni a portarci fuori da una crisi che è morale prima che economica o di strategia”.

La sede del Coordinamento provinciale PD ad Avellino, in via Tagliamento

Da dove riparte il Pd ad Avellino?

“Dall’etica della responsabilità. Riguarda tutti, dal segretario alle rappresentanze istituzionali e politiche. Abbiamo il dovere di riprendere il dialogo, di cancellare le linee di demarcazione che non hanno ragione di esistere. L’elettorato ha individuato il Partito Democratico come la forza in grado di riportare la politica al centro del dibattito come strumento per dare risposte. A via Tagliamento dobbiamo ritrovarci tutti insieme per accelerare questa prospettiva, per dare forza al nostro simbolo”.

De Mita ha rilanciato la polemica sulla dicotomia tra pensiero e azione. Il suo Pd deve essere più pensiero o più azione?

“Direi che l’azione può scaturire solo da un pensiero che va concretizzato in una visione forte. Serve un’azione in grado di cambiare la condizione di difficoltà della gente. Serve un partito coeso, credibile e affidabile per questo. Con le nostre idee in consiglio comunale, negli enti locali e sovracomunali, contribuiremo a restituire alla politica la sua missione nobile, servire la comunità, i cittadini, il Paese”.

Rosetta D’Amelio ed Enzo De Luca

Tra un anno si vota per il governo regionale. Oggi il suo partito è in maggioranza.

“‘Abbiamo un anno per costruire nella società avellinese e campana quella speranza che la destra umilia con la sua propaganda e le sue illusioni. Stavolta non abbiamo margini per dividerci. C’è in gioco il futuro delle nostre autonomie locali. Chi sta al governo oggi usa il Mezzogiorno come un serbatoio di voti, poi le risorse per sanità, infrastrutture, asili nido, scuola li porta al Nord. Anche su questo il Cardinal Bassetti ha ragione: il Mezzogiorno oggi no  può più aspettare”.


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