Con una nota firmata “Operai ex Irisbus” i lavoratori della fabbrica di Flumeri si rivolgono direttamente al Vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, dopo il suo comizio ad Avellino dei giorni scorsi. Lamentano che la ristrutturazione della fabbrica non è iniziata, ma soprattutto esprimono la propria delusione per non aver potuto incontrare il Ministro. Di seguito la nota con cui esprimono soprattutto la propria preoccupazione per le sorti dell’azienda a Flumeri, all’interno di una fabbrica preda dell’umidità e delle perdite d’acqua dalle tettoie.
Non abbiamo tempo per aspettare le elezioni o il vostro cambiamento…
Documento firmato: Operai ex Irisbus
Ieri l’altro in Piazza Matteotti ad Avellino è venuto per la campagna elettorale niente di meno che Luigi Di Maio. Uno dei massimi leader del MoVimento 5 stelle, uomo del popolo che si sta facendo in quattro per questa campagna elettorale e per portare a casa quanto più consensi la fortuna gli concederà. Sì, sta girando lo Stivale per sostenere aspiranti amministratori e nuove “leve” per l’Europa, e poco conta se è anche un “Ministro” di Governo, un Governo che dovrebbe essere di tutti ma i cui Ministri continuano a “propagandare” per una sola parte da Nord a Sud.
Sì, perché loro sono diversi! Loro sono il cambiamento! E questo cambiamento può anche aspettare un mese o due o di più, può aspettare che si facciano le elezioni cittadine, europee ecc. ecc.! Perché sono giovani e puri e dobbiamo dargli tempo, perché ovunque hanno trovato brogli, schifezze ecc… ecc… e per mettervi mano devono fare le elezioni ed ottenere da noi la maggioranza assoluta. E noi invece che non capiamo niente stiamo dietro alle speranze che qualcuno coi soldi nostri risolva i problemi che attanagliano la nostra vita! Siamo proprio degli stolti, siamo davvero dei creduloni. Sì perché noi l’altra sera in piazza Matteotti c’eravamo, ed eravamo lì con le nostre magliette della ex Irisbus, eravamo lì perché qualche Onorevole del posto ci aveva fatto credere che avremmo potuto parlare (dietro le quinte) con il loro leader, che è il nostro Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico.
Volevamo fargli due domande, solo due, perché le carte della nostra vertenza, guarda caso, stanno proprio sul suo tavolo; su quel tavolo messo in stand-by per una campagna elettorale! Ma noi non eravamo lì per fare polemiche o per stabilire ruoli, ci mancherebbe, noi eravamo lì anche perché ci credevamo, perché abbiamo creduto fino all’ultimo minuto nella differenza con “quelli di prima” e invece? Almeno alla fine Bersani ci ascoltò, qui abbiamo capito subito che non ne valeva la pena “conquistare” l’ascolto di chi non voleva sentire, tanta è stata la nostra delusione! Abbiamo chiesto per diversi giorni ai referenti dei 5 Stelle un minuto con il Ministro e ci avevano dato conferma per l’altra sera, tanto è che ci siamo fatti accompagnare dietro il palco da agenti della Questura a cui abbiamo dato anche i nomi di chi avrebbe dovuto parlare con Di Maio, abbiamo ascoltato il comizio in religioso silenzio e alla fine abbiamo visto il Ministro trattenersi diverso tempo con i fans per gli “abituali” selfie e poi lo abbiamo visto andare via con sua macchina blindata lasciandosi la nostra maglietta alle spalle.
Tutti miopi erano diventati l’altra sera, nessuno degli Onorevoli con cui avevamo parlato precedentemente ci ha riconosciuti, ma sicuramente non ci hanno visto e non hanno sentito le nostre urla quando la delusione si è consumata tutta!
Sicuramente non hanno capito che più che “proiettare” il passato su quel palco avrebbero dovuto “proiettare” il futuro per vincere davvero, per cambiare davvero.
Se ci avessero ricevuti, se ci avessero fatti parlare almeno avremmo potuto avere l’illusione che il presente era diverso veramente e invece nulla di nuovo sotto il cielo.
Le nostre domande resteranno appese ad un filo, nessuno saprà se esiste il quarto socio per risollevare le sorti della Industria Italiana Autobus, nessuno saprà che fine faremo il 29 luglio e nessuno potrà dire a Di Maio che “l’idillio” descritto da qualche suo collega sulla situazione della nostra fabbrica e sulle commesse di autobus è tutta una finzione, tutto è come prima, noi siamo ancora in cassa integrazione, pullman da quei cancelli non ne escono ancora, alcuni di noi “lavorano” in condizioni di estrema insicurezza. Nessuna ristrutturazione è iniziata e dobbiamo continuare a sperare che non piova molto perché dal tetto della fabbrica continua ad entrare la stessa acqua di “quelli di prima” quindi rischiamo che domenica 26 maggio finiamo tutti ma proprio tutti con le “pacche nell’acqua”!
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