Franco Arminio: “Vecchia politica in crisi, riprendiamoci il paese”

INTERVISTA AL POETA ITALIANO CHE SI E' CANDIDATO ALLA GUIDA DELLA SUA BISACCIA. Appello agli elettori a due giorni dal voto: "Questo è il tempo della responsabilità per tutti i cittadini". Lavoro e rilancio demografico i suoi obiettivi principali

“Un poeta che si candida a sindaco è una scelta di coraggio: ho sentito la necessità di fare la mia parte e scendere in campo per sfondare il muro del cambiamento e aprire un nuovo evo, non solo per i piccoli paesi della Campania interna, ma per tutto il Mezzogiorno d’Italia: è l’ora di invertire la rotta”. Così il poeta e scrittore Franco Arminio, candidato sindaco a Bisaccia con la compagine “Noi per Bisaccia”, che alla vigilia del pronunciamento di voto di domenica 26 maggio, spiega le ragioni del suo impegno e del ruolo che la cultura ha assunto in questi anni bui di crollo dei partiti politici e per contrastare l’anoressia demografica dell’Italia interna. Impegnato a schivare i colpi sferrati dal suo avversario Marcello Arminio, che lui definisce “il simbolo della vecchia politica da superare”, il paesologo rilancia sul Progetto Pilota, anticipando una virata al cambiamento anche al tavolo di progettazione altirpino.

Arminio la sua candidatura è stata raccontata dalle testate nazionali come un evento di costume, oltre che di cultura. Un poeta che si candida a sindaco in un piccolo comune della Campania interna è sintomo che la cultura si carica della responsabilità politica di guidare e amministrare il processo di cambiamento. E’ stato così anche per lei?

“Per me si tratta di una situazione nuova. Avevo già affrontato la campagna elettorale per le Europee, ma per le amministrative sto vivendo un corpo a corpo con il paese, entro nelle viscere della comunità. In questi giorni sto vivendo un rapporto profondo con il paese perchè entro nelle case, parlo con tante persone e sono costretto a guardare gli altri e a rendermi conto delle vite degli altri”.

Un esercizio che chiunque si erge ad amministrare una comunità dovrebbe svolgere con costanza.

“Senza dubbio: soltanto così si può avere la misura della qualità della vita delle persone. Molte persone sono contente delle mie visite, mentre percepisco il turbamento di altri perchè non sono abituati a vedere un poeta in campagna elettorale. Non sono stato picchiato, per intenderci, ma nemmeno osannato. Questa che stiamo vivendo non è un’epoca di fazioni forti”.

I carteggi durante i comizi delle due liste non risparmiano stoccate, e capita anche che i toni si alzino fino ad andare fuori le righe. E’ tutto lecito in campagna elettorale?

“La campagna elettorale qualche volta sfocia nelle offese, ma pare che nessuno si renda conto di avere superato i limiti. L’offesa c’è ma non è consapevole, e questa tendenza alimentata dai dibattiti sui social, che è diffusa e generalizzata. La retorica da propaganda è consentita sempre, e io accetto le opinioni altrui nello scontro politico”.

Marcello Arminio ha affermato che con la poesia e le odi alle margherite non si risolvono i problemi concreti dei cittadini. Lei cosa risponde?

“L’ho trovato un comizio positivo il suo: secondo me non ha convinto nessuno degli indecisi; anzi forse li ha convinti a votare per me. Non mi dispiace quello che ha detto, anche se trovo che nè le pecore e nè le margherite meritano di essere offese. Confermo la bellezza degli animali e il rigore del loro comportamento”.

La sua candidatura a sindaco di Bisaccia è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Qual è la differenza fondamentale che la contraddistingue dal suo avversario?

“Noi stiamo prospettando un cambiamento radicale, su come concepire la politica e la gestione di un’amministrazione di un piccolo paese. La nostra è una proposta forte che vuole ribaltare il modo di vedere le cose e intendere la politica stessa. Marcello ha il suo stile e lo conserva dal 1984. Oggi abbiamo bisogno di ragionare in un’ottica di ampio respiro, comprensoriale e con lo sguardo all’Europa”.

Lei ha affrontato la precedente campagna elettorale per le europee, con i suoi discorsi alle pecore e nelle piazze vuote dei paesi. Oggi la propaganda risulta non pervenuta: nessun comizio, nè manifesti o volantini, pannelli vuoti insomma. Che sta succedendo?

“La crisi dei partiti tradizionali ha creato un vuoto incolmabile. Gli amministratori stessi non si rendono conto che bisogna mettere mano alla pianificazione dell’agenda europea 2020-2027, e noi ragioniamo già in questa prospettiva per farci trovare preparati alla nuova programmazione”.

La cultura colma il vuoto della politica e della crisi strutturale dei partiti di massa e si fa carico della tenuta della democrazia, arginando la depressione e indicando l’orizzonte in cui gestire il cambiamento.  

“Ho avvertito la necessità di fare la mia parte e di promuovere io stesso il cambiamento. La cultura è chiamata a supplire la politica in una situazione drammatica. Avverto la responsabilità di fare di più, e ho avuto uno scatto d’orgoglio per tentare di cambiare la visione delle cose”.

Bisaccia quindi si erge a laboratorio di sperimentazione dell’inversione culturale che anima la politica?

“Bisaccia rappresenta un approccio inusuale alla politica. I riferimenti alle pecore e alle margherite sono speculari alla nostra visione di comunità e testimoniano la mia volontà di essere sindaco di tutti. L’approccio dei miei avversari non è più concreto del nostro perchè noi non proponiamo astrazioni”.

Continui.

“Mi batterò per i contadini, perchè ritengo che l’agricoltura sia davvero il fuoco centrale di Bisaccia e di tutta l’Irpinia d’oriente. C’è stato un deficit di attenzione nel passato, anche per i centri storici, vittime di spopolamento e abbandono, e che possono diventare invece volano per il turismo”.

Lei ha annunciato due obiettivi ambiziosi in questa propaganda elettorale: il lavoro per 100 ragazzi nelle attività che può sviluppare il paese, e 100 nuovi residenti. 

“Il nostro obiettivo è fermare lo spopolamento e portare 100 nuovi residenti sarà una sfida ambiziosa e che permetterà però di valutare l’operato dell’amministrazione a fine mandato”.

L’orizzonte della sua proposta politica converge sul Progetto Pilota dell’Alta Irpinia. Se riuscisse ad ottenere la fiducia dell’elettorato come interverrebbe al tavolo?

“Ho contribuito ad avviare i lavori nel 2013 e ho scritto il progetto pilota della Basilicata: sono un intimo di questa storia, senza contare il fatto che ho il polso di quanto accade nelle altre regioni, di cui conosco lo stato dell’arte della strategia. Cercherò di dialogare con i sindaci, perchè in Irpinia lo spirito dell’iniziativa è stato tradito e la partecipazione dei cittadini è stata nulla. Si tratta di un tavolo solo per addetti ai lavori. Non mi attiverei certo in un’ottica di conflitto, ma vorrei riuscire a discutere con tutti in maniera produttiva per esaltare tutte le potenzialità del progetto. In ogni caso la strategia è già scritta quindi non potrei intervenire sui contenuti”.


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