Il Parlamento Europeo

Le Aree interne del Sud d’Italia hanno ottenuto un riconoscimento diretto nell’ambito della nuova Agenda europea 2021-27. L’Europa finanzia lo sviluppo dei piccoli Comuni, integrando l’attenzione che da vent’anni si concentra suingrandi agglomerati urbani. Per la Presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio l’emendamento presentato dal Partito Democratico per iniziativa di Andrea Cozzolino apre nuovi orizzonti nella strategia per il ripopolamento, che la Strategia Nazionale voluta dall’ex Ministro Fabrizio Barca sta tentando di sviluppare nelle regioni meridionali del Paese.

Rosa D’Amelio, Presidente del Consiglio Regionale della Campania

«Con l’approvazione a Strasburgo della proposta di regolamento sui fondi strutturali europei 2021-2027, presentata dell’europarlamentare del Partito democratico Andrea Cozzolino, l’Italia e le Regioni del Mezzogiorno incassano un ottimo risultato che consentirà di aver a disposizione nella nuova programmazione delle risorse europee circa 1,5 miliardi di euro destinati ai piccoli Comuni e alle aree interne», spiega la presidente del Consiglio regionale della Campania Rosetta D’Amelio. «Esprimo soddisfazione per un voto che per la prima volta introduce una dotazione specifica per i territori e le realtà comunali con difficoltà nell’accesso ai servizi di base. La maggiore disponibilità di fondi ci consentirà di lavorare sin da ora sulla nuova programmazione riservando ancora più attenzione alle aree interne», continua D’Amelio.

«Come Regione Campania avremo ulteriori risorse da destinare a interventi di contrasto dello spopolamento e di sviluppo, in piena sintonia con il grande lavoro realizzato in questi anni di governo regionale per valorizzare il patrimonio ambientale, culturale e umano dei territori più fragili», conclude la presidente.

L’europarlamentare Pd Andrea Cozzolino

LA SFIDA LANCIATA DAL PARLAMENTO EUROPEO. Lo sguardo rivolto al futuro del Parlamento europeo è ad un continente che non perda la propria identità politica, sociale, culturale. La novità del provvedimento riguarda il ruolo dei piccoli Comuni, che potranno difendere le ragioni del proprio territorio al pari delle grandi città. Le risorse attribuite e gli strumenti che saranno messi a disposizione con la nuova Agenda consentiranno di attivare grandi piani di sviluppo per vasti territori anche se sottoutilizzati, con l’obiettivo di invertire la tendenza alla fuga. Gli investimenti renderanno appetibili territori ricchi non solo di risorse naturali, di storia e identità, ma soprattutto di umanità, la cassaforte dell’identità di una comunità nazionale che nei millenni ha reso centrali nella vicenda europea anche i luoghi più lontani dalle principali rotte.

I SINDACI DELL’INTERNO E DELL’APPENNINO PROTAGONISTI. Ripartire dai sindaci, dai piccoli Comuni delle aree interne, dall’ambiente. Non è senza novità sostanziali la proposta di regolamento dei fondi strutturali europei (segnatamente del Fondo per lo sviluppo regionale, il più importante) per il ciclo 2021-2027 approvata ieri pomeriggio a larghissima maggioranza dall’Europarlamento di Strasburgo riunito in seduta plenaria, relatore il napoletano Andrea Cozzolino del Pd. «Una svolta dopo anni di rigore» la definisce quest’ultimo, già relatore del provvedimento con cui l’assemblea ha escluso poche settimane fa che le comunità locali debbano pagare in termini di tagli di risorse i problemi di deficit dei loro Stati. La proposta varata ieri sarà il punto di riferimento anche del nuovo europarlamento che scaturirà dal voto di maggio: in sostanza, al tavolo del decisivo confronto con la Commissione, anch’essa rinnovata, e con il Consiglio dei capi di Stato e di governo (il cosiddetto trilogo) si partirà da qui, almeno per quanto riguarda la rappresentanza degli eletti.

Fabrizio Barca ai tempi in cui era Ministro della Coesione

IL PENSIERO E LA VISIONE DI BARCA ARRIVANO A STRASBURGO E BRUXELLES. La svolta effettivamente c’è: si ribadisce, in sostanza, l’attuale ruolo delle Regioni come coordinatrici indispensabili dei progetti per lo sviluppo dei territori ma si alza l’asticella relativa al peso dei piccoli Comuni nell’ottica di riequilibrare il più possibile il rapporto con le città. Dall’Italia approda a Strasburgo e Bruxelles la sfida lanciata da Fabrizio Barca nel 2012. Un cambio culturale nel momento più difficile per le aree interne nell’intero Continente. In una pubblicazione recente,  “La voce dei sindaci delle aree interne” pubblicato nel 2018 da Rubettino Editore, il Sindaco di Nusco e presidente dell’Assemblea dei Sindaci al tavolo della Strategia Nazionale per le Aree Interne, Ciriaco De Mita spiega la sfida che il progetto pilota rappresenta per l’entroterra della Campania con riferimento all’Alta Irpinia.

Ciriaco De Mita

Nel libro scritto da Sabrina Lucatelli del Comitato tecnico aree interne e da Francesco Monaco responsabile Area politiche di coesione dell’ANCI De Mita viene intervistato sulle ragioni del suo impegno a favore delle Aree Interne, con riferimento specifico all’Alta Irpinia. Si tratta della concretizzazione di una visione che viene da lontano. De Mita ricorda la spinta che motivava le classi dirigenti negli anni ’50, quando c’erano le idee ma non le risorse. «Non c’era luce, non c’era l’acqua, non c’erano strade, non c’erano medici, forse c’era qualche farmacia. E vogliamo parlare della rete dei trasporti…?». Il tema di fondo della Strategia Nazionale delle Aree Interne è appunto la ridefinizione oggi del rapporto tra le città e le zone rurali, tra aree costiere ed interne. «L’accentramento della popolazione crea grandi problemi, non risolvibili. È un tema che sollevammo già alla fine degli anni Cinquanta: quand’ho iniziato a far politica, il mio gruppo e io siamo nati come ‘chi difende le aree interne’, contro Napoli. Non perché eravamo contrari alla grande città, ma perché ritenevamo che fosse giusto un equilibrio. Adesso questo riequilibrio diventa necessario, ma non riesco a individuare un’iniziativa dei governi caratterizzata da grande impegno. La Strategia è l’inizio di un riequilibrio naturale. È come mettere un ragazzo in biblioteca: vede i libri, e allora inizia a leggerli, e scopre che leggendo di più va meglio. Ma non viene obbligato a leggere». Oggi l’Europa su questa sfida punta attenzione e risorse.


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