Il Governatore Vincenzo De Luca, Commissario per il Piano di Rientro della Sanità in Campania e, a sinistra, il consigliere delegato Enrico Coscioni

In Campania Vincenzo De Luca resta commissario, nonostante la norma sulla incompatibilità stabilita a partire dal primo gennaio dal decreto fiscale. Ma a Palazzo Santa Lucia si attende addirittura il ripristino dei poteri ordinari in sede di Patto della Salute, nei prossimi giorni, mentre i Governatori chiedono al Premier Giuseppe Conte di limitare le presunte ingerenze del Ministero della Salute sulle prerogative costituzionali dei governi territoriali.

Nel frattempo, comunque, l’annunciata sostituzione del Presidente della Giunta Regionale al vertice commissariale della Sanità in Campania non ci sarebbe stato per almeno due questioni. In primo luogo c’è il ricorso presentato davanti alla Corte Costituzionale dalla Regione Campania, diretto ad avere la dichiarazione di incostituzionalità per la incompatibilità tra ruolo di commissario e di governatore, norma che saboterebbe i diritti del corpo elettorale della Campania. In secondo luogo, ci sono i risultati maturati sul risanamento dei conti e sul punteggio dei livelli essenziali di assistenza. Nel primo caso la Regione ritiene inammissibile privare il Governatore delle prerogative commissariali per un settore che riguarda la qualità della vita dei cittadini amministrati dal Governo della Campania, peraltro su una materia che la Costituzione assegna alle Regioni. Nel secondo caso, De Luca si aspetta che al tavolo del Patto della Salute venga sancita la fine della fase commissariale e il ritorno ai poteri ordinari, dopo quasi dodici anni di gestione emergenziale straordinaria in regime di sospensione costituzionale.

Le due circostanze hanno di fatto neutralizzato fino ad oggi gli effetti della norma inserita nel decreto fiscale, in base alla quale il Ministro avrebbe dovuto far valere la incompatibilità di funzione entro il 19 marzo scorso, cioè nei 90 giorni dall’entrata in vigore della legge.

Il Ministro della Salute, Giulia Grillo

I GOVERNATORI ITALIANI FRENANO IL MINISTRO GIULIA GRILLO. «Sul patto per la salute, pur  essendo disponibili al confronto, le Regioni chiederanno nelle prossime ore al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte un incontro per definire il quadro istituzionale del confronto, ancor prima di entrare nel merito», ha affermato il Presidente della Liguria e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, a margine della Conferenza delle Regioni del 21 marzo. «Troppo spesso il ministero per la Salute ha un atteggiamento un po’ invasivo per quanto riguarda la divisione dei poteri prevista dal Titolo V della Costituzione: la sanità è una prerogativa, è un potere delle Regioni, su cui siamo pronti a confrontarci con grande lealtà istituzionale, non siamo pronti ad abdicare a quelle che sono le nostre prerogative dei nostri enti».

Il Palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale della Repubblica italiana e fino agli anni ’30 del ministero delle Colonie, progettato dall’architetto fiorentino Ferdinando Fuga (1732). Piazza del Quirinale, Roma.

NO INCOMPATIBILITÀ TRA RUOLO DI GOVERNATORE E DI COMMISSARIO DELLA SANITÀ. In materia di Sanità l’Alta Corte si è di fatto già pronunciata nell’autunno scorso, rilevando l’eccesso di poteri commissariali in Campania decretati dai Governi dal 2007 a oggi, a danno dei diritti degli elettori campani. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione del 13 dicembre, ha approvato un ordine del giorno con il quale si richiama il Governo al rispetto dei pronunciamenti della Consulta in materia di Sanità. In particolare, si ritiene necessario rispettare il pronunciamento che impone al tavolo convocato per il Patto della Salute la discussione sulla conferma o sull’eliminazione del regime straordinario, portato avanti da oltre dieci anni, attraverso Piano di Rientro e commissariamento. Inoltre, si esorta il Ministero a prendere atto dei dubbi sollevati dai giudici costituzionali di fronte ad un prolungarsi della sospensione dei poteri ordinari, in luogo del libero esercizio della potestà democratica, sottratta con il commissariamento agli elettori.

La sede che ospita il Ministero della Salute a Roma nel quartiere Eur

«STOP SOSPENSIONE DELLE PREROGATIVE DEMOCRATICHE IN CAMPANIA IN MATERIA SANITARIA E OSPEDALIERA». La Sanità della Campania non può essere più soggetta a commissariamento, essendo stati risanati i conti ed avendo superato la soglia dei 160 punti nella griglia Lea, i livelli essenziali di assistenza. Con queste motivazioni la Regione Campania ha avviato la diffida formale al Governo, perché riunisca il Consiglio dei Ministri e certifichi la fine del commissariamento, restituendo i pieni poter al Governatore. Il Presidente della Giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca intende chiudere entro marzo la partita sul commissariamento, assumendo da subito i pieni poteri nel settore più delicato, dopo quasi dodici anni di poteri straordinari. Si tratta di una scadenza obbligata, in considerazione della data concordata tra la Conferenza delle Regioni e il Ministero per la conclusione dell’iter di approvazione del cosiddetto Patto della Salute 2019, fissata alla data limite del 31 marzo 2019. La stessa Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione del 13 dicembre, aveva approvato un ordine del giorno con il quale si richiama il Governo al rispetto dei pronunciamenti della Consulta in materia di Sanità, in particolare chiedendo di condividere la decisione in quella sede sul futuro della Sanità in Campania. «Si ritiene necessario rispettare il pronunciamento che impone al tavolo convocato per il Patto della Salute la discussione sulla conferma o l’eliminazione del regime straordinario, portato avanti da quasi dieci anni, attraverso Piano di Rientro e commissariamento», si disse, esortando il Ministero «a prendere atto dei dubbi sollevati dai giudici costituzionali di fronte ad un prolungarsi della sospensione dei poteri ordinari, in luogo del libero esercizio della potestà democratica sottratta con il commissariamento agli elettori». Dunque, sia il Governatore Vincenzo De Luca, che il Ministro Giulia Grillo sanno che una decisione dovrà essere presa al più tardi entro il 31 marzo in sede di Patto della Salute e, questa volta, solo carte alla mano.

Un reparto dell’Ospedale di Avellino, l’Azienda San Giuseppe Moscati

«LIVELLI ESSENZIALI, CAMPANIA ADEGUATA AGLI STANDARD NAZIONALI». La mossa di De Luca, che annuncia di avere raggiunto il diritto al ripristino delle prerogative costituzionali democratiche in materia di servizio sanitario, peraltro in una fase avanzata di confronto sull’autonomia regionale, a questo punto è definitiva. In caso di esito negativo da parte del Ministero alla richiesta che arriverà entro venerdì a Roma si aprirà un conflitto formale, non solo davanti alla Corte Costituzionale. I termini adoperati da Vincenzo De Luca nelle sue esternazioni dei giorni scorsi rivelano l’intenzione di porre all’attenzione dell’opinione pubblica e di tutte le possibilità autorità competenti quella che intende come una ostilità politica. Le carte che riconsegneranno i poteri ordinari alla Campania, sostiene il Governatore, sono quelli prodotti dai tavoli ministeriali di controllo. «Abbiamo raggiunto e superato la soglia dei 160 punti nella griglia Lea, che è l’obiettivo nazionale. Eravamo a quota 104 nel 2015, siamo a 163 oggi. Non c’è più motivo per mantenere il commissariamento, tranne lo squadrismo», aveva dichiarato.

La sede della Consulta

FEDERALISMO DIFFERENZIATO, LA CONSULTA STABILIRÀ I LIMITI DELL’ARTICOLO 116. Il ricorso alla Corte Costituzionale contro il “Federalismo differenziato” previsto dall’articolo 116 della Costituzione, e avviato dalle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna ma anche dalla stessa Campania, permetterà di superare il grande equivoco suscitato dalla modifica introdotta alla Carta nel 2001 dal Parlamento, poi ratificata dal referendum confermativo. L’autonomia delle Regioni attivabile su richiesta non può ignorare gli altri articoli della legge fondamentale. Deve generare esclusivamente effetti limitati entro i meccanismi perequativi stabiliti dai Costituenti. Questo terreno potrebbe diventare molto scivoloso per la Lega, alla luce della interpretazione estrema che si dà al concetto di autonomia fiscale. Il pronunciamento della Consulta potrebbe dichiarare incostituzionale il via libera del Governo alle pretese delle tre regioni fiscalmente più ricche, riportando il Carroccio agli occhi degli italiani sulle posizioni filo secessioniste padane degli anni ’90,  compromettendone la strategia di espansione nel Mezzogiorno. Maggiori i rischi per o Cinque Stelle, che i voti in Italia li hanno presi soprattutto al Sud.


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