Da sinistra: Matteo Salvini, Ministro dell'Interno, il Premier Giuseppe Conte e il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio La firma a Caserta dei Protocolli con la Regione Campania sulla Terra dei Fuochi

Vincenzo De Luca apre un conflitto costituzionale sulla Sanità e sul Federalismo differenziato. Gli uffici di Palazzo Santa Lucia stanno predisponendo i ricorsi, visto che la richiesta di dialogo non ha ottenuto nemmeno una risposta di cortesia da parte del Premier Giuseppe Conte. Come Presidente della Campania, la maggiore tra le regioni del Mezzogiorno, muovendo dall’ultima capitale meridionale prima dell’Unità d’Italia, Vincenzo De Luca trasferisce ai custodi della Carta una questione che il garante dell’Unità nazionale ha segnalato con chiarezza nel suo messaggio di fine anno. Il Presidente della Repubblica ha citato proprio la Sanità e il meccanismo della solidarietà fiscale come pilastri dell’Unità. “L’universalità e la effettiva realizzazione dei diritti di cittadinanza sono state grandi conquiste della Repubblica”, ha affermato. “Il nostro Stato sociale, basato sui pilastri costituzionali della tutela della salute, della previdenza, dell’assistenza, della scuola rappresenta un modello positivo. Da tutelare”. Questo passaggio del discorso di Mattarella segna limiti invalicabili perl l’autonomia fiscale, che non può interferire con i meccanismi di solidarietà nazionale, oggi messa in duscussione dalle richieste avanzate dalle tre regioni: Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

Il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca

NO INCOMPATIBILITÀ TRA RUOLO DI GOVERNATORE E DI COMMISSARIO DELLA SANITÀ. Il Governatore punta a dare la spallata all’attuale Governo sul terreno fino ad oggi risultato intoccabile dalle forze politiche in età repubblicana, quello dei diritti costituzionali. Ed ha buone chances di riuscirci. In materia di Sanità l’Alta Corte si è di fatto già pronunciata nell’autunno scorso, rilevando l’eccesso di poteri commissariali in Campania decretati dai Governi dal 2007 a oggi, a danno dei diritti degli elettori campani. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione del 13 dicembre, ha approvato un ordine del giorno con il quale si richiama il Governo al rispetto dei pronunciamenti della Consulta in materia di Sanità. In particolare, si ritiene necessario rispettare il pronunciamento che impone al tavolo convocato per il Patto della Salute la discussione sulla conferma o sull’eliminazione del regime straordinario, portato avanti da oltre dieci anni, attraverso Piano di Rientro e commissariamento. Inoltre, si esorta il Ministero a prendere atto dei dubbi sollevati dai giudici costituzionali di fronte ad un prolungarsi della sospensione dei poteri ordinari, in luogo del libero esercizio della potestà democratica, sottratta con il commissariamento agli elettori.

LA CONSULTA STABILIRÀ I LIMITI DELL’ARTICOLO 116. Il ricorso alla Corte Costituzionale contro il “Federalismo differenziato”, previsto dall’articolo 116 della Costituzione, e avviato dalle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, permetterà di superare il grande equivoco suscitato dalla modifica introdotta alla Carta nel 2001 dal Parlamento, poi ratificata dal referendum confermativo. L’autonomia delle Regioni attivabile su richiesta non può ignorare gli altri articoli della legge fondamentale. Deve generare esclusivamente effetti limitati entro i meccanismi perequativi stabiliti dai Costituenti. Questo terreno potrebbe diventare molto scivoloso per la Lega, alla luce della interpretazione estrema che si dà al concetto di autonomia fiscale. Il pronunciamento della Consulta potrebbe dichiarare incostituzionale il via libera del Governo alle pretese delle tre regioni fiscalmente più ricche, riportando il Carroccio agli occhi degli italiani sulle posizioni filo secessioniste padane degli anni ’90,  compromettendone la strategia di espansione nel Mezzogiorno. Maggiori i rischi per o Cinque Stelle, che i voti in Italia li hanno presi soprattutto al Sud.

Il Palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale della Repubblica italiana e fino agli anni ’30 del ministero delle Colonie, progettato dall’architetto fiorentino Ferdinando Fuga (1732). Piazza del Quirinale, Roma.

A NAPOLI CI SONO OSPEDALI PRIVI DI MANUTENZIONE DA 40 ANNI. «Da aprile abbiamo inviato al Ministero della Salute una richiesta per l’edilizia ospedaliera per un importo di un miliardo e 80 milioni di euro. Non appena saranno sbloccate queste risorse avremo la possibilità di fare interventi sulle strutture». Il Governatore attende per marzo il pronunciamento del Governo sulla richiesta di uscita dal commissariamento della Campania in materia di Sanità, ma non intende restare fermo nel frattempo. Da Torre Annunziata, dove ha inaugurato lo spazio bambino ed il polo per la famiglia ed i minori al tribunale locale, ha chiesto lo sblocco delle risorse per qualificare gli ospedali campani, a Napoli in alcuni casi privi di manutenzione dai tempi della inaugurazione. De Luca ha giudicato positive le ispezioni all’Ospedale San Giovanni Bosco da parte dei Nas. Sottolineando che in quella struttura non si fa manutenzione da 40 anni, De Luca ha spiegato che occorre investire in Campania, il tempo dei tagli dopo undici anni è finito.


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