Il Governo ha raddoppiato l’imposizione fiscale sul volontariato e su chi in Italia aiuta i più deboli. Ma proprio nella giornata di ieri all’incontro con una rappresentanza del terzo Settore, il Premier Conte ha annunciato una correzione alla manovra. Gli addetti ai lavori intanto, attendono l’ufficializzazione del registro unico del Terzo Settore, così come annunciato già nel luglio scorso, per uniformare la regolamentazione sul volontariato, cooperative, imprese sociali e organizzazioni non governative. Sulla cosiddetta “tassa sul volontariato” intanto, si è pronunciato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno agli italiani, esprimendo la sua speranza di vederla presto cancellata. Da casacche gialle e arancioni capaci di fronteggiare ogni tipo di emergenza, il volontariato è stato improvvisamente raccontato come lo strumento del malaffare che ha ingrossato navi e porti di merce umana e, ha fomentato l’accoglienza dei migranti a scopo lucrativo. Su questo aspetto si mobilitano le “voci di dentro” però, sottolineando come la tassazione nei confronti delle Onlus come delle Organizzazioni Non Governative sia in realtà figlia di una campagna elettorale denigratoria nei confronti di chi fa senza ricevere niente, come la presidente dell’Anpas di Caposele Cesarina Alagia, ex vice presidente regionale del movimento e già presidente del Centro Servizi per il Volontariato di Avellino.
“Il Governo giallo verde sta tentando di colpire in ogni modo l’immigrazione e fomenta l’astio nei confronti del volontariato in generale, diffondendo un messaggio sbagliato fra la popolazione. Noi operatori in prima linea siamo preoccupati di quest’onta: per noi si è espresso il Presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso di fine anno, quando ha detto ‘niente tasse sulla bontà’, sottolineando che il mondo del volontariato è un bene comune del sistema Paese”.
E’ stato fatto riferimento alla capacità lucrativa delle associazioni di volontariato e del circuito economico che creano le attività.
“Equiparare il volontariato ad un’attività aziendale mi pare davvero fuorviante: noi produciamo solidarietà e chi afferma il contrario non ha contezza del ‘sistema Paese’. Esistono realtà come la Toscana e l’Emilia Romagna in cui il volontariato rappresenta un valore aggiunto considerevole e da cui tutti dovremmo prendere esempio”.
E’ corretto affermare che il volontariato media fra i bisogni reali della gente e le gabbie della burocrazia?
“Siamo a contatto con la povertà in maniera quotidiana: ci sporchiamo le mani per sostenere chi ne ha di bisogno e dal 1953 ci occupiamo di alleggerire lo Stato e le istituzioni. Lavoriamo concretamente e chi parla in questo momento dovrebbe sapere che il volontariato è una galassia animata da 5 milioni di persone. Non è pensabile immaginare di rastrellare risorse con le tasse o inserendo un aumento delle imposte sul volontariato”.
Alleggerire lo Stato significa anche sostituirsi?
Molte volte significa anche sostituire le istituzioni. Il Premier Conte dice di non voler umiliare le migliaia di persone che si impegnano ogni giorno, ma vuole strozzare la catena di umanità e solidarietà che anima le nostre attività. Tutto è partito dalla considerazione delle Ong, che sono state considerate trafficanti di esseri umani, ma così si mortifica la coscienza degli italiani, non altro”.
Alla luce della importante espansione che il volontariato ha avuto nelle regioni del nord Italia, come in Toscana ed Emilia, si attendeva al contrario un rafforzamento del ruolo e delle mansioni.
“L’Italia ha sempre fatto scuola sul volontariato agli altri Paesi Europei, ma oggi siamo alla penalizzazione più profonda. Basti pensare che il Terzo Settore in cui gravitano cooperative, imprese sociali ed altri rappresenta appena l’8 per cento del comparto produttivo del Paese”.
Dunque lei esclude lo scopo di lucro delle associazioni.
“Quello che un’associazione riesce a recuperare con le agevolazioni fiscali viene reinvestito interamente sul territorio in cui la realtà opera per acquistare mezzi o altre attrezzature utili alle attività. L’Anpas di Caposele ha potuto comprare un pullmino per i diversamente abili e per gli anziani grazie a granelli di risparmi. Stiamo vivendo una pura ingiustizia e il Terzo Settore si mobiliterà”.
Lei è un’attivista dell’Anpas e come tale ha ricoperto incarichi regionali, ed è stata presidente del CsV di Avellino. Quali sono le attività che svolge l’associazione in Irpinia?
“L’Anpas è un grosso movimento, così come lo sono le Misericordie: si tratta di un universo insostituibile per il sociale e l’ambito sanitario. La pubblica assistenza è interessata prioritariamente al sociale, e si occupa di poveri e disabili. A Caposele, come in altri comuni, si occupa del Banco Alimentare, dove spesso integriamo le nostre risorse. Solo a Caposele garantiamo 140 famiglie, ma ci spingiamo in circa 20 comuni che non hanno associazioni e su segnalazione degli assistenti sociali del Consorzio Sociale di Lioni”.
Sul fronte dei servizi, le associazioni prestano volontari per la gestione dei presidi territoriali dell’emergenza urgenza, tramite apposita convenzione con l’Asl di Avellino.
“I volontari che prestano il loro sostegno alla gestione del 118 ottengono un rimborso spese che equivale ad un panino e un caffè e viene documentato in maniera dettagliata nei report delle associazioni: non si può parlare di retribuzione. Il rimborso spese è legittimato dalla legge 266 sul Terzo Settore”.
Tutti possono candidarsi come volontario nelle postazioni dell’emergenza-urgenza e donare un pò del proprio tempo per aiutare gli altri.
“Ho voluto un incontro a Caposele con la cittadinanza proprio su questo aspetto: ho invitato tutti i giovani e meno giovani a farsi avanti e a dedicare un pò di tempo al volontariato in Pubblica Assistenza. I volontari che abbiamo non sono molti, ma si sobbarcano di tante responsabilità, con nostre risorse e la formazione a carico. La convenzione con l’Asl di Avellino per la gestione del 118 non è mai stata aggiornata: spetterebbe all’Azienda sanitaria di provvedere alla formazione dei volontari, ma questo non avviene, così siamo costretti a provvedere in autonomia”.
Le prestazioni del volontariato non vengono retribuite.
“I volontari non percepiscono alcuna retribuzione, ma se nella galassia del volontariato esistono anomalie o si cela lavoro, è un’altra cosa. La stragrande maggioranza delle persone che si espongono in prima linea perseguono valori e principi sani. La scorsa estate nell’ambito di un’assemblea nazionale delle Anpas i volontari hanno espresso proprio la mancanza di risorse per fronteggiare alle attività che si portano avanti”.
Oltre al Banco Alimentare e al 118 di cosa si occupa la Pubblica Assistenza di Caposele?
“Tre volte a settimana i disabili e gli anziani vengono portati al centro di aggregazione. Siamo attivi h24 su tutti i bisogni della gente e siamo un punto di riferimento importante per l’intera comunità. Ci siamo fatti carico di accompagnare i ragazzi che frequentano il Sert a Grottaminarda e cerchiamo di contaminare positivamente tutta la cittadinanza. L’Anpas di Caposele però non è un’oasi nel deserto: tutte le associazioni di volontariato sono impegnate in prima linea e si fanno carico delle problematiche che spesso dovrebbero risolvere le istituzioni”.
Vi sostituite al welfare invece di affiancarlo?
“Capita spesso, eccome. I nostri volontari si fanno carico di tante responsabilità, e rispondono a tutte le le telefonate o richieste d’aiuto. Sappiamo bene che c’è diffidenza intorno a tanta disponibilità, ma basta entrare e partecipare. La porta è sempre aperta. Mi piacerebbe anzi, che la mia comunità si aprisse ad una maggiore collaborazione e condivisione delle attività, così da coinvolgere un numero di persone sempre più alto, e costruire intorno alla solidarietà il vero senso della comunità”.
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