Il Ministero di Grazia e Giustizia

Tribunali soppressi, requisitoria di Gambacorta a Roma: per Ariano è stato come l’11 settembre, ha affermato prima del confronto a Roma l’incontro tra il Ministro della Giustizia Alfondo Bonafede e la delegazione del Coordinamento Nazionale della Giustizia di prossimità per discutere il possibile ripristino delle sedi giudiziarie.

In vista del confronto, riunione preparatoria delle rappresentanze locali presenti. “Riprendiamoci i nostri diritti!” recita lo slogan del Coordinamento Nazionale dei tribunali soppressi, riunito in assemblea a Roma dalle 12.00 di questa mattina, per concordare una linea da portare avanti nell’incontro con il Guardasigilli Bonafede preannunciato per le 15.00. Unanimi le considerazioni dei togati giunti da ogni parte d’Italia. “Il 13 settembre del 2013 una riforma sciagurata, concepita ed attuata da menti perverse, ha soppresso in Italia 30 Tribunali, 220 sezioni staccate, decine di case circondariali. Sono stati decapitati interi territori, sono state eliminate in un sol colpo tradizioni e peculiarità storiche locali, dequalificate piccole città che avevano una funzione propulsiva e virtuosa all’interno di aree geografiche, soprattutto delle zone interne e di quelle montane. In definitiva un colpo terribile all’economia ed all’indotto, una sorta di virus del depauperamento intenzionalmente iniettato in territori già poveri” hanno ribadito.

Il sindaco di Ariano Irpino, Domenico Gambacorta. Dal 2014 presiede l’Amministrazione provinciale

Assumono particolare enfasi le parole pronunciate dal sindaco di Ariano Irpino, Domenico Gambacorta che ha riassunto le gravi conseguenze della chiusura dei tribunali con una metafora: “Per Ariano il 13 settembre è stato come l’11 settembre”. “A questo bisogna aggiungere che la Giustizia non è affatto migliorata” rilevano gli avvocati. “Il fallimento della riforma in termini di efficienza è sotto gli occhi di tutti. Si sono allungati i tempi delle decisioni delle cause. Sono aumentate le sentenze di prescrizione. Non è affatto diminuita la spesa. Anzi, è aumentata quella pubblica (basti pensare al pagamento di trasferte ed indennità ai verbalizzanti che debbono spostarsi nelle nuove sedi per rendere le testimonianze) e quella privata (dipendenti, parti, testimoni che devono recarsi a proprie spese nelle nuove sedi)”.

Al vaglio di tutti i componenti del Coordinamento Nazionale, i recenti studi della Cà Foscari di Venezia e della Banca d’Italia che confermano il generale impoverimento economico. Oltre alle varie relazioni dei Presidenti di Corte d’Appello, lette all’inizio dell’anno giudiziario, “che certamente non fanno trasparire né la brillantezza della riforma né un miglioramento della funzionalità del sistema giustizia. Alle legittime proteste delle popolazioni interessate, la vecchia classe politica aveva sbrigativamente risposto, in maniera superficiale e supponente, le nostre fossero “istanze campanilistiche”.

Eppure non erano e non sono “battaglie dei campanili”. “In realtà siamo di fronte ad una vera e propria questione sociale, che peraltro interessa una vasta popolazione del Paese, quasi un milione di abitanti (esattamente 882.294) relativamente alle sole 30 cittadine sedi degli ex Tribunali” continuano. “Negli ultimi tempi sono cresciuti e si sono rafforzati in tutto il Paese focolai, essenzialmente costituiti da componenti dell’avvocatura, associazioni, comitati, pezzi di società civile sensibili al problema, da Sindaci che hanno ripreso ad occuparsi del problema.La costituzione del coordinamento nazionale nel luglio scorso a Roma ne è la dimostrazione tangibile. Così come le iniziative territoriali che ne sono seguite. A Catania, Sant’Angelo dei Lombardi, Melfi, Lanciano, Rossano. La deliberazione di qualche anno fa della Commissione Europea per l’efficienza della giustizia (CEPEJ), in applicazione dell’art.10 del trattato di Lisbona, la quale ha evidenziato che «dover presenziare ad un’udienza fissata la mattina presto per una persona anziana o per una persona che non guida o non è dotata di mezzo proprio, in assenza di adeguati mezzi di trasporto pubblico, rappresentano tutte situazioni problematiche che possono influire sul diritto di equo accesso alla giustizia».

Al Ministro della Giustizia diremo cose semplici e chiare: Vanno subito riaperti tutti i 30 Tribunali. Tutti da Vigevano (il più grande) a Mistretta (il più piccolo). Da Acqui Terme a Voghera (in ordine alfabetico). Da Tolmezzo e Bassano del Grappa (i più a nord) a Nicosia e Modica (i più a sud), passando per Sanremo, Montepulciano, Camerino, Abruzzo, Sant’Angelo dei Lombardi, Ariano Irpino, Sala Consilina. I costi per la riapertura sono  praticamente nulli. Nel senso che stipendi del personale resterebbero tali e quali. Così come le spese di gestione ordinaria.L’irrisorio maggior costo di gestione per luce, telefoni, pulizia dei nuovi locali è del tutto irrilevante e comunque verrebbe assorbito dai Comuni, così come le spese per i nuovi traslochi. Occorre riportare le udienze nelle sedi soppresse per consentire a tutti i cittadini, soprattutto ai più deboli, di potere esercitare diritti e facoltà” concludono.


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