Altavilla Irpina, da un fagiolo di 200 anni fa il Dna per nuove coltivazioni

IL SINDACO DEL COMUNE DELLA MEDIA VALLE DEL SABATO HA AFFIDATO AL POLITECNICO DELLE MARCHE LA RICERCA. Sabato prossimo a Palazzo Di Capua il primo cittadino Mario Vanni e il professor Roberto Papa presenteranno i risultati dello studio e le sue applicazioni

Ad Altavilla Irpina da un fagiolo risalente a 200 anni estratto il Dna per riprodurre nel tempo moderno nuove coltivazioni. Sabato prossimo, 23 marzo, si presenta la ricerca curata dal Politecnico delle Marche.

«Il ritrovamento di un fagiolo risalente a 200 anni fa dimostra la presenza di una varietà che si produceva ad Altavilla Irpina», fa sapere il Sindaco di Altavilla Irpina, Mario Vanni, promotore della iniziativa. L’Amministrazione comunale punta ad estrarne il Dna per la riproduzione. «Il progetto è stato affidato al professor Roberto Papa, ordinario di Genetica presso l’Università Politecnica delle Marche, che illustrerà i contenuti della ricerca sul cosiddetto ‘Normanno di Altavilla’ il prossimo 23 marzo nel Palazzo “Di Capua”, nel cuore storico di Altavilla Irpina».

L’obiettivo del Comune non è soltanto accademico, ma potrebbe avere applicazione concreta nell’agricoltura di oggi. L’idea è reintrodurre questa varietà di fagiolo tra le coltivazioni del Mezzogiorno, a cominciare proprio dal territorio nel quale è stato ritrovato e presumibilmente coltivato oltre due secoli fa.

Il Sindaco0 di Altavilla Mario Vanni all’ingresso del “Museo della gente senza storia”, dove sono custoditi gli abiti epoca ritrovati durante le ricerche effettuate nel dopo terremoto del 1980

Il ritrovamento risale agli anni Ottanta del ‘900, durante il restauro della Chiesa Madre detta “dell’Assunta”. All’interno di un abito appartenente ad un uomo del tardo settecento era custodito integro un fagiolo, che fu datato almeno di 200 anni. Dall’esame fatto degli indumenti si stabilì che si trattava di un vestito appartenuto ad un Normanno. Di qui la classificazione del fagiolo, appunto detto ‘Normanno’.

Una foto della celebre archeologa Lucia Portoghesi, pubblicata dal sito della Associazione Palazzo Tenta ’39

UNO STUDIO D’AUTORE QUELLO REALIZZATO AD ALTAVILLA IRPINA SUGLI ABITI NORMANNI. Quello studio fu realizzato da una archeologa di fama, Lucia Portoghesi, che negli anni successivi al terremoto del 1980 collaborò a lungo con la Soprintendenza di Napoli, Salerno e Avellino. Specializzata presso il Centre International Etude Textiles Ancients di Lione in Restauro del Costume, formatasi a Roma alla Scuola Nazionale di Archeologia e a Pisa alla Scuola Speciale di Archeologia Medievale, negli anni ’70 studiò e catalogò i tessuti antichi custoditi nelle collezioni del Museo di Palazzo Venezia a Roma. Tra i suoi studi più famosi, quelli realizzati per il Cnr sui reperti tessili di Ercolano e Pompei. Per la Soprintendenza di Salerno e Avellino fu protagonista degli scavi nel Nartece del Duomo di Salerno, eseguendo la ricognizione del sepolcro contenente le spoglie di Guglielmo d’Altavilla e occupandosi del reperimento delle vesti funebri di Gregorio VII. Romana, si divide tra la Capitale e Montella, dove dal primo decennio degli anni 2000 ha iniziato ad occuparsi del restauro delle vesti di Diego I Cavaniglia, rinvenute nel convento di San Francesco a Folloni, dove, tra l’altro, fu rinvenuta una giornea, che rappresenta l’unico esemplare mai rinvenuto.


La locandina della conferenza stampa sul fagiolo Normanno ad Altavilla Irpina in programma il 23 marzo al Palazzo De Capua

 

 

 

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