Club Scherma di Lacedonia, Elisa Giammarino: una scuola perduta

Venti tiratori di scherma rimasti esuli a Lacedonia dopo la scomparsa dell'istruttore Francesco Russo. L'eredità umana e caratteriale nelle parole di un'allieva modello.

Fino a qualche anno fa a Lacedonia c’era il prestigioso Club Scherma di Francesco Russo, deceduto prematuramente. Elisa Giammarino, già allieva e atleta in quella affermata realtà sportiva italiana, ne parla come di una scuola perduta.

Abituata alla sconfitta e al riscatto, alla ripartenza e alla determinazione ostinata. Elisa Giammarino, 29 anni, docente di materie umanistiche. Ricca di sicurezza in cui conserva gelosa una ferita. Il tonfo creato dall’affondo della chiusura del Club Scherma Lacedonia, naufragato qualche anno fa dopo la scomparsa del maestro lacedoniese Francesco Russo. Affiliato alla Federazione Italiana Scherma dal 1993 il Club è stata la prima ed unica società di scherma della provincia di Avellino, ha partecipato regolarmente all’attività agonistica ufficiale a livello regionale, nazionale e di coppa del mondo. Elisa ha talento e passioni, ama correre e preparare dolci. Dieci anni di scherma alle spalle. Un tassello formativo che continua a vivere in lei. In ogni passo, nella postura e nel linguaggio. Poi la decisione forzata di fermarsi. Una caduta non ancora interiorizzata perché abituata a rialzarsi sempre. E anche questa volta conta di farlo. Il racconto di una persona ma soprattutto di uno sport vissuto, amato. Un’aspetto che mai lascerà una donna e un’anima educata alla vita adulta.

Ci racconti la pratica della scherma. Cos’ha significato per Lei questo sport a Lacedonia?

“Sono una ex della scherma. Si tratta di una bella e brutta storia. Il mio Club a Lacedonia era l’unico in tutta la nostra provincia. Nel 2014 è venuto a mancare il maestro Francesco Russo e la palestra è stata chiusa. Ho fatto un corso per poter diventare io istruttore poi mi trovai di fronte ad un bivio. Le date dell’esame coincidevano con quelle del concorso come docente. Optai per il concorso da insegnante”.

Cosa le ha dato la scherma?

“Tantissimo. E’ innanzitutto una disciplina. Mi allenavo anche quando ero all’Università a Firenze e poi gareggiavo con il Club di Lacedonia. Per partecipare alle gare ho girato da giovanissima l’Italia intera, da Messina a Bergamo. La scherma mi ha formato anche nel carattere. La determinazione, il sacrificio, il rispetto dell’avversario. Poi la crudeltà delle sconfitte, riconosciute e poi vinte con la ripartenza”.

Il maestro Russo, di Lacedonia come Lei, si è distinto per la sua bravura. Cosa ricorda di lui?

“Quando è venuto a mancare gli ho scritto una lettera che è stata anche pubblicata di cui mi piace riportare un piccolo passaggio. Avevamo una piccola palestra molto attrezzata, zeppa di coppe e medaglie. Abbiamo pianto di gioia, spaccato tutto per la delusione, abbiamo stretto i denti e tante volte buttato la spugna, rotto decine di sciabole e spade, corso sotto la pioggia e con la neve, lungo ripide salite e tra i boschi più impervi, abbiamo studiato nei palazzetti italiani, rinunciato ai festini, mangiato cioccolato a volontà e conosciuto il grande Aldo Montano”.

Oggi cosa sogna?

“Un lavoro stabile (sorride, ndr). Ho imparato anche ad essere concreta e davvero sogno la stabilità economica. Da qui puoi poi partire per ogni obiettivo, come formare una famiglia”.

Mentre parliamo Lei sta prendendo un volo per Medjugorje. Perché questo viaggio?

“Intanto perché non ci sono mai andata. Accarezzavo l’idea da tempo e non ero mai riuscita. Adesso ci sono. Vuole essere un viaggio spirituale. E’ il mio desiderio”

Sul suo profilo social, tanti post dal mondo della moda. Un’altra passione?

“Adoro la moda e ciò che riguarda l’Estetica. Non intendo il settore come qualcosa di frivolo. Mi piace lo studio del look, il bello. La moda rappresenta quel tocco frizzante che colora le giornate”.

Il suo stilista preferito.

“Armani. E’ eleganza, sobrietà, rigore”.

Per una “ex atleta della scherma”, come si definisce, non potrebbe essere diversamente…

“Si però insegno e amo scrivere. Sono anche free lance. Il mio Maestro mi ha insegnato che prima dello sport deve esserci l’impegno in qualcosa di concreto. Nel passato è stato lo studio, adesso il lavoro”.

Tutta d’un pezzo… come se la cava con i giovani adolescenti che si ritrova tra i banchi?

“Imparo molto. In casi particolari uso pugno duro e rigore nella voce. Comunque al primo posto metto l’empatia. E’ fondamentale instaurare una relazione con ciascun allievo. Solo dopo sviluppo il piano didattico”.

Ritornerebbe a “combattere”?

“Eravamo una ventina. Tutti ci tenevano. Oggi non so quanti continuerebbero. Comunque si mi piacerebbe ma con una consapevolezza diversa”.

 

 

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