Un Brand per dire chi sei. Scuola di Design in Irpinia

Da Sorbo Serpico a Milano poi di nuovo nella provincia di Avellino percorrendo in salita la strada della comunicazione visiva e della brand reputation. L'architetto Clelia Cipolletta si racconta.

Clelia Cipolletta, architetto e Wine Design.

Allieva del designer Massimo Vignelli, alunna presso la Domus Academy di Gianfranco Ferrè, Clelia Cipolletta è architetto e specializzata in conservazione dei Beni Culturali e ancora in Design. Dall’arte sartoriale puteolana, cui sono cucite come una trama le sue origini, Cipolletta ha mantenuto nel sangue la passione per il disegno, la creatività e la comunicazione visiva. Innamorata della sua terra, rivela le tappe della sua esperienza professionale, le bellezze e le criticità del settore comunicazione legato alla costruzione del “brand”. In Irpinia.

Lei deve molto della sua professionalità al Suo paese natale, Sorbo Serpico. Ci spiega come mai?

“E’ proprio qui tutto. L’origine. Ho avuto la fortuna di formarmi in un azienda agricola del mio Comune. Qui ho frequentato i più grandi maestri del design. E’ il luogo che ha determinato le mie scelte perché sono stata allieva di Massimo Vignelli che è uno dei più grandi designer italiani riconosciuto e apprezzato nel mondo”.

Cosa Le ha insegnato?

“Innanzitutto che il design non è uno stile ma una disciplina. L’importanza delle caratteristiche visive che devono essere molto forti, avere senso. Un marchio deve essere  intellettualmente elegante per durare nel tempo e non incorrere nell’obsolescenza. Infatti non è mai positivo che un’azienda cambi immagine. La mia più grande fortuna è aver conosciuto questo grande maestro e sarò sempre grata al mio destino”.

Parlare di design in provincia di Avellino è da eroi. Quali sono le pertinenze e quali le criticità di questa parte d’Italia?

“Constato compiaciuta l’esistenza e il moltiplicarsi di tanta imprenditorialità. Capacità di fondare, creare aziende anche con progetti avvincenti. Però tranne pochissime punte di eccellenze, è tutta una salita. Alla base di molte realtà c’è già qualcosa che non funziona, spesso le nostre cantine ad esempio si presentano sul mercato con nomi importanti per qualità del prodotto associate però ad immagini tradizionali, stemmi, castelli. Insomma sulla comunicazione c’è molto da fare. Se (come azienda) sei nato adesso, rispecchia quello che sei. L’identità visiva deve essere vera. Occorre trasmettere le ragioni forti”.

Qual è la mission dei suoi lavori?

“Offrire questo valore aggiunto al prodotto perché la comunicazione visiva fa da collante tra l’impresa e il mercato. E’ importante riuscire a fare in modo tale che ci sia questo legame tra impresa e cliente. Soprattutto occorre che tale relazione sia chiara, comprensibile. Un altro aspetto centrale secondo me riguarda il fatto che tutto sta non solo nella rispondenza alle richiesta del mercato ma anche nell’anticipazione di tendenze ed esigenze. Arrivare prima”.

Per Lei l’eleganza cos’è?

“E’ legata al concetto di essenzialità e armonia. E’ economicità dei segni e logica”

Lei ha creato anche degli accessori, delle borse… ha i natali nella moda. Poi il wine design…un’evoluzione naturale o un adattamento al mercato?

“Io sono figlia e nipote di sarti. Mia madre ha ancora la sartoria. Era sarto mio nonno e il suo papà. Realizzavano abiti per i Signori di Napoli. La mia creatività è nata in sartoria. Abbiamo una serie di materiali che poi mi hanno ispirato perché erano di rinforzo: il feltro, il battitacco ad esempio. Quando studiavo il corso di disegno industriale realizzai una tesina dal titolo “Il contributo degli architetti nel campo della moda”. Attraverso lo studio ho cercato materiali fino alle Avanguardie Russe”.

Poi?

“Poi alla Domus di Milano ho presentato un progetto di borse realizzate con tessuti utilizzati per l’interno di abiti maschili. Il guanto che si risvolta. Cioè il significato è quello di tirare fuori ciò che normalmente sta dentro. Una rilettura dei materiali. Non ho vinto il premio ma sono stata segnalata e ho avuto delle agevolazione per iscrivermi al corso di Design alla Domus di Ferrè. Oggi è un Accademia di Interior design”.

Dalla moda quindi al wine design. Un passo di lato o altro?

“Vignelli mi ha insegnato che chi disegna può rappresentare tutto. Cambia la scala ma il metodo progettuale è lo stesso”.

Cosa sogna da grande?

“(Sorride, ndr) Intanto sto preparando delle lezioni per un corso di specializzazione presso l’Università Suor Orsola Benincasa. Questo per me è una grande trasformazione. Dopo un percorso lungo sul campo, quello accademico per me è di grande soddisfazione. Quello che mi auguro è di continuare e affiancare le oltre 200 imprese agricole irpine a trovare posto nel mercato internazionale. La mia sfida è internazionalizzare la territorialità e i localismi”.



Massimo Vignelli

E’ morto il 27 maggio 2014 a New York, all’età di 83 anni, il maestro del design contemporaneo made in Italy, Massimo Vignelli. Si è occupato del design a 360°: dalla gioielleria alle stoviglie, dalla mappa metropolitana di New York all’insegna della stazione Roma Termini.

Massimo Vignelli, il designer italiano scomparso a 83 anni il 27 maggio 2014

(da designculture.it) Nel corso della sua lunga carriera Massimo Vignelli si è occupato di svariati rami del design; la sua produzione spazia dal graphic design al prodotto fino alla progettazione di mostre. A partire dagli anni Sessanta è stato uno dei principali artefici del rinnovamento della grafica internazionale, principalmente attraverso la diffusione della metodologia modernista con Unimark International. Ha studiato architettura al Politecnico di Milano e all’Università IUAV di Venezia; inizia ad occuparsi della progettazione grafica di giornali, libri e packaging, allontanandosi dall’architettura per avvicinarsi sempre di più al design. Alla fine del 1964 si trasferisce definitivamente negli Stati Uniti; in questo periodo inizia a prendere forma l’idea di uno studio internazionale, idea che diverrà realtà sotto il nome di Unimark International. Guida la realizzazione di diversi progetti, fra cui i progetti di identità visiva per American Airlines, Ford e la celebre segnaletica per la metropolitana di New York City. Vignelli lascerà Unimark e nel 1971, assieme alla moglie Lella, fonda a New York la Vignelli Associates. Da allora Vignelli ha lavorato ad una grande quantità di progetti per importanti industrie statunitensi (Knoll e IBM) ed europee (Benetton, Ducati, Poltrona Frau, Artemide). È stato presidente dell’AGI (Alliance Graphique Internationale), presidente dell’AIGA (American Institute of Graphic Art), vicepresidente dell’Architectural League di New York, membro dell’IDSA (Industrial Designers Society of America).

https://www.museodelmarchioitaliano.it/marchi4/massimo-vignelli.php

http://www.designculture.it/interview/massimo-vignelli.html

https://www.poltronafrau.com/it/designer/lella-massimo-vignelli

 

 

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