De Caro: l’unità nel Pd irpino richiede passi idonei

Il deputato democratico consegna le sue perplessità sul futuro del partito irpino e sulla possibilità di aprire un dialogo vero con la segreteria provinciale e con la componente di riferimento. Valutazioni prudenti anche su Zingaretti.

«Dubito che nel partito si riesca realmente a creare un clima diverso». Il deputato Umberto Del Basso De Caro, consegna le sue perplessità sul futuro di Via Tagliamento.

Michelangelo Ciarcia ha ritirato il ricorso in Tribunale contro il segretario provinciale del Pd, dopo aver raccolto sulla questione anche il suo consenso, insieme a quello di Enzo De Luca e Luigi Famiglietti. Come è andata? (Leggi l’articolo)

«A Ciarcia ho detto di sentirsi libero di decidere cosa fare. Sperando che la scelta di ritirare il ricorso possa servire a qualcosa».

Dubita che possa aprirsi una fase nuova nel partito?

«Sì, ho molti dubbi. Anche in altre circostanze ho cercato di agevolare il dialogo, ma dall’altra parte non è venuto mai alcun segnale conseguente».

Non crede che adesso sia giunto il momenti di compiere uno sforzo da parte di tutti superare le divisioni, per non andare incontro a nuove sconfitte, considerato che si avvicinano le scadenze elettorali?

«Sì, certo. Personalmente non ho alcun dubbio. Direi che si tratta di una vera e propria necessità. Servono però passi idonei. L’unità non è una condizione astratta, ma un percorso che si costruisce ogni giorno, con atti concreti».

In che modo? Come dovrebbe muoversi il segretario per agevolare l’avvio di un percorso condiviso?

«Dovrebbe compiere un passo di lato».

Non chiede, dunque, come pure qualcuno ha fatto in passato, le sue dimissioni?

«No, non è ciò che ho chiesto e chiedo io. Altrimenti avrei detto un passo indietro. Ma va agevolata la distensione tra le diverse sensibilità presenti nel partito e costruito un nuovo equilibrio».

Ormai è anche tempo di definire una strategia condivisa per le comunali di Avellino. Riuscirete a farlo in tempi brevi?

«Non ne ho proprio idea. Finora non mi sembra che si sia riusciti ad entrare nel merito di una discussione produttiva. E’ un ragionamento tutto da cominciare».

Quali sono i nodi da sciogliere?

«Innanzitutto bisogna comprendere come si fa ad individuare il candidato sindaco di Avellino. Spero non ci si debba ritrovare un’indicazione con lo stesso metodo adottato alle elezioni provinciali, quando dopo un intero percorso è spuntato un nome che non era stato condiviso».

Il circolo cittadino “Il coraggio di cambiare”, vicino alle posizioni dell’ex consigliere comunale Gianluca Festa e alla sua stessa area politica, ha proposto che si convochino le primarie per la scelta del candidato apicale. Che ne pensa?

«E’ una proposta condivisibile. Le primarie rappresentano uno strumento che eviterebbe candidature calate dall’alto. Ad esprimersi siano gli iscritti ed i nostri elettori».

Parliamo della situazione nazionale. Archiviate le primarie, che prospettive intravede per il Pd?

«Il vero problema è offrire un orizzonte ai cittadini per i prossimi 10 anni. Il rischio che si intravede è che nonostante si vada verso un tracollo elettorale del Movimento Cinque Stelle, non riusciamo ad intercettare questi consensi. Va, insomma, ricostruito il rapporto con l’elettorato, attraverso una proposta politica adeguata».

La gestione unitaria del partito potrebbe facilitare il raggiungimento di questo obiettivo?

«Suppongo di sì. Spero, quindi, che si riparta in questa direzione».

Come valuta i primi passi compiuti da Zingaretti, in questi giorni?

«Non mi pare si stia muovendo bene».

Che formula suggerirebbe per le europee?

«Una lista del Pd, aperta a personalità indipendenti»

Intanto, la maggioranza politica nazionale è sempre più in fibrillazione. Pensa che il governo possa saltare? C’è chi auspica un rimescolamento di carte tra i moderati del centrodestra e del centrosinistra. Come giudica questa ipotesi?

«I problemi nell’area di governo sono evidenti, ma è difficile dire come andrà a finire. Il mio orizzonte politico di riferimento resta esclusivamente il centrosinistra».

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