Negli snack nocciole italiane: 100 irpini a Roma per il decreto

IL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO ACCOGLIE LA RICHIESTA DELLA ETICHETTATURA PER LE MATERIE PRIME AGRICOLE. Dopo la battaglia per il latte, si apre un altro fronte di rivendicazione per l'agricoltura nazionale. Il presidente provinciale di Coldiretti Salvatore Loffreda nella giornata di Campagna Amica guida la delegazione di coltivatori e allevatori per far diventare legge la "filiera made in Italy"

Cento irpini sono partiti questa mattina alla volta di Roma per partecipare al mercato di Campagna Amica promossa da Coldiretti al Circo Massimo, e chiedere garanzie al vice premier Luigi Di Maio sulla definizione di un’etichetta che tuteli le materie prime italiane nel marchio del Made in Italy. Guidati dal presidente di Coldiretti Avellino Salvatore Loffreda, le cento rappresentanze della provincia, fra produttori e allevatori, faranno massa critica nella determinante vertenza che si sta definendo in queste settimane anche sul prezzo unitario delle materie prime.

Il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, Vicepresidente del Consiglio

IL MINISTRO DI MAIO RASSICURA COLDIRETTI. «Oggi siamo qui per festeggiare insieme a Coldiretti una battaglia che è stata portata avanti in tutti questi anni per l’etichettatura sulla provenienza e le caratteristiche», ha detto il ministro dello Sviluppo e del Lavoro Luigi Di Maio partecipando all’evento di Coldiretti”, ribattezzato Etichetta Day. «Una rivoluzione dell’etichettatura che sarà aiutata anche dalle nuove tecnologie come la block chain», ha spiegato il Ministro. «C’è una norma che è già legge dello Stato e che abbiamo inserito all’interno del decreto Semplificazioni e che dice che i cittadini dal 2019 avranno il diritto di sapere da dove vengono i prodotti che acquistano». Ed ha concluso: «Dovrebbe essere una cosa normale invece siamo qui a festeggiarlo perché è una norma fondamentale che l’Italia aspettava da tanto tempo e che ci mette al primo posto in Europa».

LA BATTAGLIA DEI PRODUTTORI. Dal latte al grano, dai pomodori alle nocciole- senza escludere l’olio, il riso, la frutta e verdura- Coldiretti chiede che le grandi multinazionali dell’agroalimentare specifichino nell’etichetta la provenienza delle materie prime che compongono formaggi, dolciumi, insaccati e conserve di ogni genere. “Portiamo la nostra testimonianza per chiedere la tracciabilità dei prodotti e controlli stringenti da parte del Governo” annuncia il presidente Loffreda. “E’ arrivato il momento di dare un senso e una certa qualità ai marchi italiani e di proteggere la nostra produzione di latte ovino. Non basta sottoscrivere che un prodotto è fatto in Italia senza specificare la provenienza delle materie prime. Questo indebolisce le nostre produzioni di pregio e impedisce al territorio di avere una sua riconoscibilità”.

Salvatore Loffreda presidente Coldiretti Avellino

L’Irpinia attende con ansia la possibilità di entrare nel circuito nazionale di produzione delle nocciole, e quindi nella filiera produttiva della multinazionale dolciaria di Alba, che già espone sulle etichette del barattolo di nutella da 250 grammi, la sede dello stabilimento di confezionamento di Sant’Angelo dei Lombardi. “Se avessimo la certezza matematica che Ferrero volesse acquistare nocciole e altre materie prime dall’Irpinia, si potrebbe aprire una nuova pagina di storia per la provincia di Avellino, con l’incremento delle attività agricole e un freno allo spopolamento” continua Loffreda.

Intanto, la European Food Agency ha presentato lo scorso 8 febbraio una interrogazione sulla tutela delle nocciole italiane da importazione turca. La domanda posta dall’On. Mara Bizzotto riguarda le modalità scelte dalla Unione Europea per rafforzare il supporto ai produttori ed alla filiera corilicola italiana, e le azioni di tutela delle nocciole Made in Italy dalle crescenti importazioni di nocciole dalla Turchia, definite “pericolose per la salute”.

Il 27 novembre 2018 infatti, Coldiretti nazionale ha lanciato l’allarme sui rischi delle importazioni in Italia di nocciole dalla Turchia, che nei primi 8 mesi del 2018 hanno raggiunto circa 21 milioni di chili, registrando un aumento pari a +30%. “I produttori ed i consumatori italiani sono seriamente preoccupati perché le nocciole turche contengono quantità troppo elevate di aflatossine cancerogene, come è stato confermato dal sistema di allerta rapido (Rasff) che, nei primi 9 mesi del 2018, ha riscontrato 39 allarmi di nocciole turche con livelli di aflatossine troppo alti e dunque pericolose per la salute” riporta la Efa News.

Proprio in occasione del mercato di Campagna Amica di oggi a Roma, Coldiretti nazionale rappresentata da Ettore Prandini ha annunciato di volere illustrare “La black list dei cibi più pericolosi con la prima analisi degli allarmi alimentari scoppiati in Italia nel 2018 ed i rischi per la salute”.

Nocciole, una delle principali eccellenze irpine

“La grande industria vuole esibire il marchio Made in Italy ma non vuole aggiungere da dove arrivano le materie prime. I mediatori commerciali hanno le mani libere e comprano laddove registrano la maggiore convenienza, orientandosi verso prodotti che non alcuna certificazione di qualità” argomenta il presidente dell’associazione irpina. “Noi di Coldiretti chiediamo l’ufficializzazione di una filiera che includa tutte le materie prime, ma anche il rispetto etico del lavoro e della catena produttiva e contrattuale italiana: se i nostri produttori nella coltivazione delle nocciole non possono usare antiparassitari, non è accettabile che le aziende italiane acquistino prodotti all’estero non certificati: si tratta di concorrenza sleale”.

A questo si aggiunge il messaggio etico del lavoro. “Le aziende agricole irpine non assumono manodopera in nero e sono lontane dalle logiche di caporalato e sfruttamento del lavoro nei campi. Le assunzioni vengono formalizzate e registrate regolarmente, con costi che vanno ad aggravare il prezzo finale del prodotto da mettere sul mercato. Ma non possiamo indignarci solo per l’acquisto dei palloni di cuoio della Champions che vengono prodotti in India, con lo sfruttamento della manovalanza e l’utilizzo di chissà quali materiali: l’agroalimentare va tutelato. Soltanto così potremmo davvero incidere sul prezzo unitario stabilito dalle borse per le materie prime”.

Soltanto pochi giorni fa intanto, Ferrero ha celebrato in Italia i successi imprenditoriali e la crescita degli utili netti del 35% registrati dal bilancio 2018. Da notizie diffuse prima dai giornali britannici e poi da quelli francesi, si apprende soltanto da pochi giorni in Italia che Ferrero ha bloccato gli impianti in Normandia che producono 600mila barattoli al giorno, per presunti difetti che non risponderebbero agli standard di qualità dell’azienda stessa. Ma la multinazionale stessa ha puntualizzato che il problema non riguarda alcun prodotto sul mercato e che le forniture non subiranno variazioni.

Non solo. Arriveranno sul mercato italiano dalla prossima estate, i gelati a marchio Kinder. Anche su questa gamma di produzione, già ampiamente testata all’estero sui mercati di Francia, Germania, Austria e Svizzera, dove ha riscosso un notevole successo, la nocciola è una componete principale.

INTERROGAZIONE PRESENTATA ALLA COMMISSIONE UE. La eurodeputata Mara Bizzotto (Enf) ha presentato nei giorni scorsi una interrogazione alla Commissione Europea a proposito della «Tutela delle nocciole Made in Italy dalle crescenti importazioni di nocciole dalla Turchia pericolose per la salute». Si chiedeva conto dell’allarme lanciato da Coldiretti. «Il 27 novembre 2018 Coldiretti ha lanciato l’allarme sui rischi delle importazioni in Italia di nocciole dalla Turchia, che nei primi 8 mesi del 2018 hanno raggiunto circa 21 milioni di chili, registrando un aumento pari a +30%. I produttori ed i consumatori italiani sono seriamente preoccupati perché le nocciole turche contengono quantità troppo elevate di aflatossine cancerogene, come è stato confermato dal sistema di allerta rapido (Rasff) che, nei primi 9 mesi del 2018, ha riscontrato 39 allarmi di nocciole turche con livelli di aflatossine troppo alti e dunque pericolose per la salute». Ricordando che «l’Italia è il primo produttore europeo di nocciole ed il secondo nel mondo dopo la Turchia», in considerazione del fatto che «in Italia la corilicoltura è alla base di moltissimi prodotti della rinomata filiera dolciaria Made in Italy e le crescenti importazioni da Paesi terzi potrebbero danneggiare la produzione italiana che al momento è in forte espansione e che vanta 3 varietà di nocciole Dop ed Igp», si è chiesto: se la Commissione «intenda limitare il volume delle importazioni di nocciole dalla Turchia fino a quando i produttori turchi non assicureranno standard di qualità e salubrità pari a quelli dell’Ue». Inoltre, si vuole sapere come intenda «rafforzare il supporto ai produttori italiani ed all’intera filiera corilicola 100% italiana».


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