“Ortofrutta a km 0: così si difendono qualità e lavoro”

"DAL PRODUTTORE AL CONSUMATORE CON FIDUCIA, AFFIDABILITÀ E TUTELA DELLA SALUTE". Giovanna Mongelluzzo, titolare dell'omonima azienda agricola di Nusco racconta a Nuova Irpinia la sua breve esperienza con il mercato generale dell'ortofrutta, prima di dedicarsi alla vendita diretta a km zero, che le ha consentito di avviare la sperimentazione sulla trasformazione dei prodotti

L’ortofrutta vale in media la spesa di 350 euro annui per famiglia, secondo le stime di Nielsen Trade. Con il diffondersi del consumo alimentare consapevole, con la sempre maggiore attenzione alla relazione tra corretta alimentazione e salute, questo budget viene amministrato con cura anche dalle nuove generazioni. È a tavola che si difende la salute, spiegano i medici. Questo lo sanno bene i produttori, che con il progressivo calo dei prezzi ai mercati generali spesso vedono messo a rischio il proprio guadagno, con riflessi negativi per la qualità del prodotto finale. Per questo scelgono di vendere i propri prodotti attraverso la cosiddetta filiera corta nei mercati a chilometro zero.

“Se affidare il prodotto al mercato generale significa dissolvere tutto il mio lavoro e azzerare la qualità del prodotto, con la filiera corta difendo l’interesse del consumatore, rendendo sostenibile ed etico lo sforzo produttivo che sostengo per portare al mercato frutta e verdura genuine buone, affidabili e sane”.

Un banco di verdura al mercato biologico

Così Giovanna Mongelluzzo, titolare dell’omonima azienda agricola di Nusco, chiamata ad esprimersi sulle vicende che stanno interessando i pastori sardi sulla vendita del latte alla fonte, ma anche sulla meccanismo che regola la definizione del prezzo dei prodotti al consumatore. L’azienda agricola di Nusco produce frutta e ortaggi, da qualche anno sta sperimentando la trasformazione con la produzione di conserve e marmellate. Vende tutto a km zero ai mercati settimanali altirpini spingendosi fino al mercatino biologico domenicale di Avellino.

“La nostra forza è il valore delle nostre produzioni” aggiunge la titolare. “Ho provato a vendere i prodotti al mercato generale, ma il prezzo di acquisto che mi è stato imposto era molto inferiore a prezzo che io avevo dato al prodotto, derivante dalla qualità, dalla resa e dalla mole di lavoro. Così dopo una breve esperienza ho deciso di rinunciare e di provare a vendere i miei prodotti tramite il meccanismo della filiera corta: soltanto così sono riuscita a determinare un prezzo che tenesse conto dell’investimento iniziale, del lavoro e della qualità. Non solo. Questo mi consente di aprire una differenziazione dei prodotti e di valorizzarne le proprietà, sia dal punto di vista nutrizionale che gustativo”.

Mele

Il prezzo del latte, come quello del grano, spesso fa eco anche sull’andamento del mercato dei pomodori, che vengono prodotti in grandi quantità e rivenduti ai mercati generali. “Dopo l’esperienza al mercato generale ho provato a interloquire con i negozi al dettaglio di frutta e verdura: stabilito il prezzo dei miei pomodori, mi sono resa conto che la vendita del mercato generale mi aveva spiazzata, lasciando invenduto tutto il mio prodotto. Il commerciante aveva venduto la partita dei pomodori provenienti dal mercato generale a 50 centesimi, lasciando a terra la mia produzione, che invece costava al pubblico 80 centesimi. Da quella esperienza ho maturato la convinzione che non avevo bisogno di alcun intermediario e che se volevo dare il giusto valore al mio lavoro e al mio prodotto avrei dovuto dedicarmi alla vendita diretta” continua.

I prezzi oscillano dunque dalla quantità prodotta che dipende dalle annate, dalla ricercatezza del prodotto, dall’impegno lavorativo.

In ultima analisi, Giovanna Mongelluzzo prende in considerazione il prezzo imposto ai mercati generali, per evitare di distanziarsi troppo. “Produciamo diverse qualità di mele, che in Irpinia sono una tipicità assoluta. La varietà che proponiamo deriva da uno studio be preciso, che si avvale di un agronomo oltre che dell’esperienza sul campo di chi ha un certa dimestichezza. Questo ci fa comprendere che la qualità delle mele non è tutta uguale e che il distinguo consente al consumatore di scegliere con consapevolezza cosa mangiare, senza mai trascurare l’esaltazione del sapore e degli odori, che devono raccontare il territorio”, spiega la Mongelluzzo..

L’esperienza della trasformazione dei prodotti è un esperimento di recente applicazione. Produce in un laboratorio autonomo e indipendente, conserve di pomodori e sottoli di vario genere, dalle zucchine ai peperoni secchi; dalle classiche melanzane ad altri ortaggi. Propone le marmellate ma anche i succhi di frutta, esibendo sulla sua etichetta la composizione della frutta e della zucchero. “Niente altro” come lei stessa sottolinea.

Pomodori e conserve

“Proponiamo anche marmellata al pomodoro, alle cipolle e mix di frutta, che rappresentano un autentico antidoto contro i malanni e un carico di energia. Tutto made in Irpinia” conclude.

Melanzane e conserve

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