Acqua pubblica, il Comitato irpino a Roma: «Via i privati, sì alla proposta di legge Daga»

Le organizzazioni locali e nazionali si mobilitano per sostenere la proposta di legge che prevede di ripubblicizzare la gestione idrica a tutti i livelli, estendendo i princìpi referendari del 2011, che hanno stabilito la non assimilazione della risorsa idrica a merce. La scheda della riforma e i suoi costi per lo Stato

Il 23 febbraio a Roma anche gli attivisti del Comitato Acqua Bene Comune parteciperanno all’assemblea del “Forum italiano per i movimenti per l’acqua”. I movimenti e i comitati italiani si ritroveranno nella Capitale per rinsaldare le fila di una battaglia che dovrà portare ad una nuova mobilitazione popolare come quella del 2011. A differenza di allora, non sarà il referendum a difendere l’acqua pubblica, ma «i contenuti e i principi della legge di iniziativa popolare, oggi Progetto di legge Daga (primofirmataria è appunto la deputata Federica Daga) con diversi rappresentanti istituzionali, a partire da quell’ampia coalizione sociale che ha condiviso la campagna referendaria. In una nota, il “Forum italiano per i movimenti per l’acqua” spiega le ragioni di questa iniziativa, spiega Giuseppina Buscaino,   Referente Provinciale Comitato Acqua Bene Comune.


La riforma Daga

La proposta di legge, che prevede la «ripublicizzazione» dell’acqua, approderà a breve all’esame dell’Aula alla Camera, entro i primi di marzo. Dopo aver svolto un ampio ciclo di audizioni, la commissione Ambiente ha adottato come testo base quello della deputata M5s Federica Daga, che si trovava all’esame con quello di Chiara Braga del Pd. Le posizioni in campo sono diversificate e nell’area della maggioranza di Governo il Movimento Cinque Stelle, favorevole al provvedimento, non sembra poter contare sulla totale adesione dell’alleato parlamentare, la Lega. Un ritorno alla gestione pubblica dell’acqua per legge preoccupa trasversalmente gli amministratori locali del Nord e del Centro, che paventano conseguenze sugli equilibri raggiunti in quei territori.

I TERMINI DELLA QUESTIONE NEL PDL DAGA. Nella sostanza, la riforma prevede di far leva sulla fiscalità generale per sostenere i costi gestionali oggi interamente gravati sulla tariffa, quindi sugli utenti. La stima contenuta in uno studio commissionato dalla Utilitalia, la Federazione delle imprese di acqua ambiente e energia che riunisce la quasi totalità dei gestori del ciclo idrico integrato (rappresentando l’80 per cento della popolazione servita), ed elaborato dalla Oxera (società di consulenza economica) dimensiona il maggiore aggravio per lo Stato in circa 15 miliardi di euro.

Il Palazzo di Montecitorio in una suggestiva immagine
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Una legge per un modello pubblico e partecipativo di gestione dell’acqua. L’unica grande opera che vogliamo è la ristrutturazione delle reti idriche

Comunicato stampa del Forum italiano per i movimenti per l’acqua

Il percorso del movimento per l’acqua, ispirandosi al concetto di acqua come bene comune, da oltre dieci anni contesta le politiche fondate sulla sua trasformazione in merce, chiedendone con forza la gestione pubblica e partecipativa come garanzia di libero accesso per tutte e tutti, facendo così intravedere nella battaglia per l’acqua il paradigma di un altro modello di società. La crisi sistemica nel nostro Paese si innesta dentro un profondo degrado delle istituzioni e della democrazia e dentro un altrettanto profonda frammentazione delle relazioni sociali. I diritti vengono sempre più logorati anche mettendo sotto attacco gli enti locali e la democrazia di prossimità, senza la quale ogni legame sociale diviene contratto privatistico e la solitudine competitiva l’unico orizzonte individuale. A nostro avviso è necessaria una radicale inversione di tendenza, a partire dall’acqua la cui battaglia negli anni ha raccolto un vasto consenso e partecipazione. Per questo chiediamo con forza l’approvazione immediata della proposta di legge per l’acqua pubblica in discussione alla Camera, la quale risponde all’urgenza di dotare il nostro paese di un quadro legislativo unitario rispetto al governo delle risorse idriche come bene comune, introducendo modelli di gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico, procedendo da subito alla ripubblicizzazione dello stesso e restituendo un ruolo da protagonista agli Enti Locali. Inoltre, tale testo risulta essere la reale e concreta attuazione dell’esito referendario e della volontà popolare.

Per queste ragioni, come movimento per l’acqua, abbiamo aderito convintamente e parteciperemo alla manifestazione nazionale “Marcia per il clima, contro le grandi opere inutili” in programma a Roma il prossimo 23 Marzo. Una data per noi fortemente simbolica perché cade all’indomani della Giornata Mondiale dell’Acqua.

L’acqua e i beni comuni possono essere un nuovo orizzonte di senso in grado di connettere terreni e conflitti diversi, di parlare potenzialmente a tutti ben al di là dei recinti angusti della politica di palazzo. L’acqua e i beni comuni possono scompaginare, materialmente e simbolicamente, i logori confini della politica e ricostruire alle radici una diversa cultura collettiva. In quest’ottica, in particolare, intendiamo riavviare un confronto sui contenuti e i principi della legge con diversi rappresentanti istituzionali e a partire da quell’ampia coalizione sociale che ha condiviso la campagna referendaria.
Per questo vi invitiamo tutte e tutti a partecipare ai dibattiti previsti durante questa iniziativa nazionale che si svolgerà a Roma sabato 23 febbraio presso il Millepiani Coworking (Via Nicolo Odero, 13) portando i contenuti delle vostre esperienze e realtà.


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