Ettore Mocella, presidente di Confartigianato Avellino

L’artigianato è una leva dello sviluppo del territorio, ma senza una reale considerazione del comparto nella rosa degli asset strategici su cui scommettere e investire, resterà nella folkloristica cornice delle tipicità e come suppellettile delle vetrine turistiche. La strada da battere è un’altra, e Confartigianato Avellino ha tracciato un primo solco non solo verso l’internazionalizzazione di piccole e medie imprese, ma anche sulla nascita di figure professionali e star up di professionisti impegnati a traghettare le aziende sui mercati europei, asiatici e negli Emirati Arabi. L’incontro con l’assessore regionale Valeria Fascione dell’associazione irpina è servito infatti ad accendere nuovi riflettori sulla formazione di figure professionali dedicate a lanciare l’artigianato di qualità nel mercato europeo, ma anche a superare il metodo dell’esposizione fieristica dei prodotti, annunciando invece i “temporary room” nelle grandi capitali europee per valorizzare al massimo la qualità e l’unicità delle produzioni “hand made”, e “by italians”.

Presidente Mocella, Confartigianato Avellino ha candidato un progetto in Regione Campania per inserire le imprese artigiane nel corridoio commerciale europeo, alla stregua delle industrie. Quante aziende irpine hanno aderito alla sua call?

“Attualmente non è prevista attività di proselitismo, ma il progetto è stato immaginato per circa 20 imprese, su cui è possibile attivare un team operativo. Senza dubbio il numero di imprese che potranno aderire sarà maggiore. Siamo stati accolti dall’assessore Fascione per illustrare il nostro progetto di back office rivolto ai giovani per la internazionalizzazione delle piccole e medie imprese”.

L’assessore regionale Valeria Fascione

Mancano figure professionali specifiche di accompagnamento alle imprese artigiane per superare i confini i nazionali e proporsi sui mercati.

“Molti artigiani non sanno come approcciare ai mercati esteri, e abbiamo riscontrato da subito una grande disponibilità da parte delle imprese stesse ad assorbire professionisti qualora fossero adeguatamente formati. Non solo in forma singola, ma anche organizzati in start up”.

L’esperto di internazionalizzazione avrebbe la possibilità di essere assunto dall’impresa stessa e di far crescere il volume d’affari e su una piattaforma commerciale molto più ampia.

“Da subito è stata manifestata la disponibilità ad assorbire questo tipo di professionalità, che incontra anche l’offerta per i nostri giovani di uno sbocco lavorativo dinamico e al passo con i tempi. Sul settore dell’internazionalizzazione però, la formazione regionale è in capo all’Istituto del Commercio Estero, col quale dovremmo chiedere un confronto”.

La nascita di start up di accompagnamento all’internazionalizzazione è un ulteriore tassello alla incentivazione dell’economia locale nelle aree interne.

“Le aree interne sono un laboratorio privilegiato per l’artigianato, che merita di essere esteso a tutto il Mezzogiorno d’Italia, come comparto produttivo da affiancare alla grande industria. Il Meridione esporta davvero poco, e paga lo scotto della mancanza di collegamenti”.

Un elemento di novità rilevante è dato dall’individuazione dei Temporary Room.

“Riteniamo che il metodo dell’esposizione fieristica sia superato, anche se continua a mantenere una certa efficacia. Intendiamo affittare degli spazi nelle principali città europee perchè è più performante e ha una maggiore incisività del nostro obiettivo: accendere giusti riflettori sulle produzioni locali e garantirne la competitività sul mercato”.

E in provincia invece? Come si incentiva l’artigianato?

“Riprendendo il discorso sulla città dei mestieri, e incentivando il design. Nostro intento è anche quello di consentire la formazione alle imprese e le nuove professionalità dei giovani a servizio delle imprese, per declinarle alla filiera”.

La maggior parte degli imprenditori della grande industria rilevano che la ricchezza dell’Irpinia sia data dal capitale umano e dalla cifra di conoscenze e valori delle persone. Un elemento che si amplifica nell’artigianato?

“Se per capitale umano intendiamo la custodia del patrimonio del saper fare, allora è notevole e il Mezzogiorno è una fucina inesauribile. L’artigianato in generale è il filo della trama sociale che preserva l’identità dei luoghi. Se invece ci chiediamo quanto questo patrimonio viene valorizzato, allora la risposta sarà semplice: per niente”.

Chi deve occuparsi della valorizzazione di questo comparto e inserirlo a pieno titolo nella trama dei pilastri dell’economia locale?

“Intanto la politica non si occupa della giusta valorizzazione di questo patrimonio, e non asseconda la naturale vocazione del territorio. Non c’è attenzione verso le aziende che si affacciano sulla scena, così come non si mostra alcuna attenzione al territorio circostante. Non ci sono collegamenti, nè formazione, e nemmeno una politica di valorizzazione”.

Brunello Cucinelli in un ritratto fotografico esibito sul suo portale

La lezione goletana di Brunello Cucinelli, uno dei personaggi più illustri nel mondo della moda e del made in Italy, ha indicato l’artigianato come leva della riqualificazione dei piccoli borghi delle aree interne, e dunque del decollo dell’economia locale. E’ replicabile  l’esperienza di Solomeo nel trasformare un piccolo borgo irpino in un’azienda artigianale diffusa?

“Brunello Cucinelli non ha un paesaggio naturalistico fortemente connotato da pale eoliche intanto. L’artigianato è senza dubbio espressione di una politica economica ben definita, ma questa connotazione in Irpinia non è particolarmente forte. Un percorso del genere presuppone il rispetto della vocazione di un territorio, inclusiva di una certa sensibilità e predisposizione, che devono essere poi trasferiti in un progetto politico”.

Da sinistra: Gerardo Nappa, Brunello Cucinelli, Giuseppe Bruno e Maurizio Oliviero

Senza contare l’opportunità di un recupero dell”umanesimo manageriale’ predicato da Cucinelli, che persegue l’obiettivo etico di rimettere al centro l’uomo e costruire cultura e bellezza.

“Le persone sarebbero davvero al centro dei luoghi e si avrebbe l’opportunità di ribaltare le logiche attuali della vivibilità. Ma il discorso si amplia e chiamerebbe in causa tanti altri fattori esterni, di cui oggi non disponiamo. Senza contare che l’Umbria persegue una politica differente e dimostra una sensibilità diversa a questi temi”.

Quale borgo o centro storico della provincia potrebbe prestarsi a questo progetto?

“Tutti i centri storici irpini possono essere considerati laboratori di sperimentazione validi, senza contare l’opportunità di riqualificazione che ne deriverebbe, trascinando temi ambientali e la cultura, innescando insomma un miglioramento della qualità della vita in generale. Se si lavorasse a questo scopo, il territorio si trasformerebbe certamente in una eccellenza”.

Quale potrebbe essere il segmento su cui investire?

“Il tessile e la moda hanno un buon valore aggiunto, ma sono necessari i servizi e le attività. Bisognerebbe avere un’attenzione culturale a tutto l’artigianato artistico, senza trascurare il tema del recupero dei centri storici, del restauro, e della bioedilizia, che è particolarmente importante per l’Irpinia. Penso ai borghi e ai casali abbandonati da rimettere in sesto, e recuperare l’uso di materiali come il legno e la pietra: opere di implementazione urbanistica che in ogni caso fanno riferimento ad un indirizzo politico ben preciso”.

A chi affiderebbe il disegno di una trama progettuale e la concertazione degli interventi?

“Da parte della politica in generale non c’è attenzione, quindi posso solo limitarmi a dire che se non si colgono queste peculiarità sul territorio, e non si spinge a sufficienza, questa sarà l’ennesima occasione mancata”.

L’artigianato e le aree di insediamento produttivo possono essere considerate l’altra faccia della medaglia delle aree industriali? 

“Basti considerare che le botteghe artigiane non chiudono battenti per dislocare la produzione in Bulgaria, e non tentano di abbattere i costi delle materie prime: se chiudono, si dissolvono dal mercato. Non sono vittime dell’abbassamento del costo del lavoro, e sono custodi di un patrimonio di saperi che si eredita per trasmissione”.

Interno della Camera di Commercio di Avellino in piazza Duomo

In che modo Confartigianato interagisce con la Camera di Commercio?

“Confartigianato è al tavolo del Consiglio camerale, e portiamo avanti delle iniziative congiunte, come gli artigiani in fiera a Milano, che è la più grande vetrina espositiva del settore. Ma la Camera di Commercio non è un costruttore di politiche economiche, e si occupa di offrire piccoli contributi agli artigiani”.

A quali tavoli provinciali siede Confartigianato?

“Siamo stati convocati dalla Provincia al tavolo sul turismo, che intercetta l’artigianato. Ma attendiamo una idea progetto per vagliare una ipotesi di inserimento”.


LEGGI ANCHE:

“Genio chi umanizzerà la rete” L’utopia di Brunello Cucinelli

 

 

ARTICOLI CORRELATI