Comune di Avellino, Giordano: bisogna riprogrammare le funzioni pubbliche della Città

L'analisi dell'ex consigliere comunale del capluogo sulla gestione dei cantieri. Auspicata la riorganizzazione di un ufficio di coordinameto degli interventi e l'aggiornamento del Piano urbanistico comunale.

Nicola Giordano, consigliere comunale ad Avellino dei Popolari

«Prima di avviare un’opera pubblica bisogna definire con chiarezza gli obiettivi. Con la riorganizzazione di un ufficio unico, che si occupi di tutti gli aspetti dell’intervento, è possibile gestire meglio i problemi. E’ necessario però riprogrammare le funzioni della città». E’ quanto sostiene l’ex consigliere comunale, Nicola Giordano.

Entro il 31 marzo il Comune dovrà formalizzare la fine dei lavori del Tunnel. Un cantiere che ha dato non pochi problemi. Come pensa che andrà a finire? Quali sono le criticità?

«La Regione ha dato disponibilità a prorogare la data di consegna dell’opera. I lavori sono terminati, ormai siamo alla fase del collaudo tecnico amministrativo. Restano da effettuare soltanto gli interventi di adeguamento impiantistico. Spero però che sia stato risolto il problema da me segnalato all’amministrazione uscente, sulla necessità di nominare un nuovo Rup, Responsabile unico del procedimento del primo lotto, che avrebbe dovuto rendicontare».

E’ stata più volte messa in dubbio la funzionalità e fruibilità del sottopasso, a causa del restringimento della carreggiata da un certo punto del tracciato, impedendo di fatto il doppio senso di circolazione.

«A quanto pare il problema è superato. La strada dovrebbe essere a doppio senso. L’unica limitazione riguarda la velocità di percorrenza, che dipende dalla classificazione come strada locale».

L’accesso al Tunnel-Sottopasso da via San Leonardo, in prossimità dell’ex Mercatone. Sullo sfondo via Due Principati e l’omonimo Ponte

Nonostante le modifiche intervenute, rispetto al progetto iniziale, l’infrastruttura può ancora assolvere al compito per cui è nata?

«Penso proprio di sì. Dovrebbe rendere più scorrevole il traffico degli autoveicoli, consentendo un risparmio di 15 minuti di tempo sull’intera percorrenza, in orari di punta. Con il vantaggio che in superficie si allarga lo spazio pedonale di Piazza Libertà. I benefici si vedranno nel tempo. E’ già successo per la bretella di Piazza Perugini, per la quale pure si registrarono resistenze, nonostante il cantiere fosse più decentrato e meno invasivo».

Spesso si parla delle opere pubbliche soltanto come una iattura. I numerosi cantieri aperti hanno ammodernato la città e ne hanno migliorato l’estetica?

«Le opere pubbliche non sono la politica, ma uno strumento. Bisogna quindi ragionare sugli obiettivi quando si decide di progettare un intervento. In diversi casi sono stati raggiunti».

Il problema fondamentale è la gestione dei lavori, a cominciare dai tempi di realizzazione e dai contenziosi con le ditte esecutrici. Troppo spesso si è assistito ad uno schema fisso: ribassi alle gare, ritardi nelle scadenze, varianti, aumento dei costi, interruzione dei lavori. Come se ne esce?

«Prima c’era un unico ufficio che si occupava delle progettazioni, delle gare e delle esecuzioni. Poi la struttura è stata smembrata ed è iniziato il caos. Va ricordato, comunque, che la norma – di per sé complessa – prevede una netta separazione tra le competenze della macchina burocratica e quelle della parte politica. I problemi si creano nelle procedure. Non per questo considero esenti da responsabilità i rappresentanti istituzionali. Le funzioni pubbliche previste nel Piano urbanistico comunale però in molti casi non hanno trovato affatto attuazione».

Come mai?

«La crisi ha reso difficilmente realizzabile il Puc. La perequazione che poteva essere un elemento di novità, non è riuscita a catalizzare interessi. Non sono stati realizzati parchi, strade e parcheggi».

Che cosa propone?  

«Una revisione del documento di programmazione, relativamente alla parte pubblica. Vanno individuati nuovi strumenti, adeguati alla situazione. E’ necessario poi rivedere il sistema di mobilità urbana, tenendo conto dell’evoluzione della città. Servono parcheggi, in sostituzione di quelli non costruiti, e collegamenti che consentano di drenare flussi di autoveicoli a Nord e Sud della città, creando un asse trasversale, che eviti l’ingresso al centro»

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