Di Cicilia: filo diretto con l’Ue per sbloccare investimenti in Irpinia

Il sindaco di Villamaina indica il percorso da seguire per la riorganizzazione dei servizi locali e per lo sviluppo del territorio. Congresso Pd: basta guerre tra bande.

Riorganizzazione dei servizi pubblici locali, sviluppo economico e sfide politiche, i temi affrontati con il sindaco di Villamaina, Stefania Di Cicilia, presidente dell’Unione di Comuni Terre dell’Ufita.

Recentemente si è recata a Bruxelles in delegazione, insieme ad altri sindaci. Si aprono delle possibilità per il territorio?

«La visita presso le istituzioni europee ci ha consentito di farci un’idea più precisa sulle opportunità che possono venire da una adeguata programmazione degli interventi e da una puntuale attività di progettazione. Bisogna, quindi, attrezzarsi per coglierle, come fanno gli altri Paesi dell’Unione. Purtroppo i cittadini, ma anche gli amministratori, percepiscono come distanti Bruxelles e Strasburgo. Anche la politica nazionale dovrebbe contribuire al rilancio del Parlamento europeo».

Come pensate di muovervi?

«C’è bisogno innanzitutto di una formazione specifica per i tecnici degli enti locali. Presenteremo, quindi, grazie all’interessamento dell’eurodeputato Giosi Ferrandino, un progetto per poter fornire strumenti e conoscenze ai funzionari pubblici che in futuro dovranno occuparsi della materia. E’ possibile aprire un canale diretto con l’Unione europea, senza passare attraverso le maglie, troppo burocratiche, della Regione».

Sindaci irpini a Bruxelles. Da sinistra Carmine Ciullo, Oreste Ciasullo, Stefania Di Cicilia, Giuseppe De Pasquale. In terza fila, Alessandro Ciasullo, Ariano Irpino

Come procede la condivisione di servizi e progettualità tra Comuni?

«L’Unione Terre dell’Ufita, della quale fa parte Villamaina, è sicuramente più avanti di altre realtà. Abbiamo condiviso le attività per il rischio sismico, l’ufficio di Protezione civile, la stazione unica appaltante. I sindaci credono in quel che stiamo facendo e la risposta è buona. Ma il percorso è ancora lungo. E’ necessario darsi una organizzazione differente rispetto al passato, salvaguardando però le diverse identità, anche amministrative e politiche, dei piccoli centri. Gli enti non possono più garantire una presenza capillare, ma con l’aiuto delle tecnologie è possibile offrire servizi efficienti ai cittadini».

La stazione dell’Alta Capacità può essere un volano di sviluppo per la Valle Ufita e per l’Irpinia?

«Penso che sia utile e che il progetto sia anche in ritardo. L’Irpinia ha bisogno di infrastrutture, che andavano realizzate già nel dopoterremoto. Oltre agli insediamenti industriali, occorrevano i servizi. Non c’è stata lungimiranza. La crisi economica di questi anni ha poi fatto emergere la fragilità delle aree interne. Gli amministratori locali debbono essere pronti a cogliere le opportunità che si presentano. E’ ormai l’ultima occasione».

Tra le infrastrutture che si attendono da anni c’è anche la Lioni-Grottaminarda.

«Sì, infatti. Stiamo combattendo per la riconferma del commissario ad acta Filippo D’Ambrosio, che il governo intende revocare, condizione essenziale per il completamento di un’opera importante per lo sviluppo del territorio, che ci connette agli assi di collegamento tra versante tirrenico ed adriatico».

Voltiamo pagina. Il percorso del Congresso nazionale del Pd è ormai avviato. Quali sono i principali problemi da affrontare?

«Il Pd ha commesso troppi errori. Si è perso il rapporto di fiducia con gli elettori, che sarà possibile recuperare soltanto se saremo in grado di creare nuovamente una speranza, costruendo un partito riformista, attento ai bisogni dei cittadini. Oggi i movimenti di protesta raccolgono il malcontento, ma non offrono soluzioni ai problemi. Si preferiscono gli slogan all’impegno concreto. I vertici del Pd avrebbero dovuto fare tesoro della lezione ricevuta alle Politiche del 4 marzo. Ma così non è stato. Anche in Irpinia non si è cambiato registro. Ciò che è successo alle Provinciali ne è una dimostrazione».

Matteo Renzi al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino durante la campagna referendaria del 2016

Come si inverte la rotta?

«Basta con le guerre tra bande. Spendiamo le energie sulle proposte. Trovo inaccettabile che l’Italia sia rappresentata, in questa fase, come un Paese xenofobo, nel quale le spinte più retrive vengono alimentate dalle forze di governo. Fortunatamente solidarietà e democrazia restano valori fondanti della società».


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