I Comuni altirpini che ospitano i centri Sprar di Lacedonia, Sant’Andrea di Conza, Bisaccia e Sant’Angelo dei Lombardi promuovono un deliberato congiunto e si espongono contro il Decreto Sicurezza licenziato dal Ministro Salvini, che abbassa i costi e gli standard di accoglienza delle strutture deputate all’accoglienza. I sindaci- che hanno condiviso nella riunione di questa mattina presso gli uffici del Comune di Sant’Angelo dei Lombardi un indirizzo politico da adottare, rilevano la necessità di ripristino della precedente normativa di riferimento.

Ospiti dello Sprar di Sant’Angelo dei Lombardi

Il decreto Salvini incassa le contestazioni non solo degli Enti Locali, che in questi anni hanno costruito solide impalcature di concerto con le Prefetture per allestire un sistema di accoglienza e integrazione, ma anche degli operatori dei centri Sprar. Da nord a sud, incalza la protesta, gli addetti ai lavori dell’accoglienza sono pronti a rilevare che l’indebolimento del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati a favore dei centri di accoglienza emergenziale, non sono non produce risparmi, ma aumenta le difficoltà sulla sicurezza e la tenuta sociale.

Lavoro realizzato dagli ospiti del centro Sprar di Sant’Angelo dei Lombardi

Gli ospiti che oggi occupano le strutture non perderanno nessun beneficio, mentre il dispositivo siglato dal Governo prevede che in futuro potranno accedere agli Sprar soltanto coloro che hanno già completato la trafila autorizzativa e hanno ottenuto l’approvazione alla domanda di protezione internazionale. Tutti gli altri richiedenti asilo, in attesa di accedere agli uffici di Caserta e avviare la richiesta e che finora sono stati ospitati dagli Sprar saranno destinati ai Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas).

Ospiti dello Sprar impegnati un un progetto di riqualificazione di arredi urbani

Quella dell’accoglienza, in Alta Irpinia e in provincia di Avellino in generale- come nel resto dello Stivale, ad oggi rappresenta il primo esperimento di partnership pubblico- privata tesa a spalmare economie sul territorio e a coniugare politiche di integrazione e accoglienza con opportunità di crescita dei piccoli paesi. Il dimezzamento- o presunto tale- degli ospiti, implicherebbe un indebolimento delle strutture e delle politiche adottate negli ultimi anni, tese a costruire tessuti sociali più ampi e complessi e a favorire la contaminazione. Senza contare che sarebbero depauperati gli investimenti dei Comuni in strutture e cofinanziamento per mandare avanti le attività.

Il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini

A questo bisogna aggiungere che l’apertura dei Centri Sprar nei piccoli paesi dell’entroterra ha contribuito, soprattutto nella fase emergenziale degli sbarchi- a mitigare la pressione vissuta nei grandi centri, e ha fornito un sostegno diretto all’integrazione gestita dal basso, ovvero dai territori stessi.


Ecco il testo del provvedimento:

Sparisce la dicitura “motivi umanitari” dal Testo unico del 1998 (dl 25/98) che regola l’immigrazione, e con essa la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno se non per “casi speciali”, ovvero “condizioni di salute di eccezionale gravità” o “situazione di contingente o eccezionale calamità del Paese dove lo straniero dovrebbe fare ritorno”. Cambia nome lo Sprar, Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, che diventa “Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati”, perché i richiedenti asilo non saranno più ammessi alle pratiche di formazione e inserimento socio-lavorativo – virtuose e considerate un modello per tutta Europa – che ha portato avanti finora tale Sistema. Sono due dei numerosi provvedimento contenuti nel Decreto legge su immigrazione e pubblica sicurezza (cosiddetto Decreto Salvini), approvato nella tarda mattinata di lunedì 24 settembre 2018 dal Consiglio dei ministri.

 

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