Scalo merci ferroviario nell’Asi di Flumeri, primi sopralluoghi. Il Dossier Polo del Freddo

CANTIERI APERTI NELLE TRE ZES IRPINE. Ormai completato il Comitato per la Zona Economica Speciale della Campania anche con le nomine di competenza del Governo, a Napoli servono i progetti locali.

Arriverà proprio nelle parte retrostante lo stabilimento della attuale IIA lo scalo merci ferroviario nell’Asi di Flumeri. Nei giorni scorsi sono stati fatti dei sopralluoghi, in vista della programmazione delle Zone Economiche Complesse di Avellino, cioè Valle Ufita, Pianodardine e Calaggio. Per tutte e tre si annunciano investimenti nei collegamenti. L’area di Valle Ufita avrà una dotazione infrastrutturale che si annuncia ragguardevole, se e quando sarà completata. L’Alta Capacità porterà la piattaforma industriale in Europa, sull’asse scandinavo, mettendola in linea diretta con il Medio Oriente attraverso l’Adriatico, incrociando inoltre gli interessi ingenti che la Cina svilupperà in Africa. Pianodardine avrà la ferrovia veloce che la connetterà a Salerno, ma anche a Napoli “via Codola”. Il Calaggio rafforzerà il proprio rapporto con l’autostrada attraverso Vallesaccarda e Lacedonia. Con gli interventi finanziati dalla Regione al Comune di Vallesaccarda sarà migliorata la viabilità intercomunale di interesse per la protezione civile in collegamento con la S.S. 91 bis – S.P. 144 ed il Casello Autostradale della NA-BA A16; con quelli accordati al Comune di Lacedonia sarà sistemata e messa in sicurezza la strada Lacedonia-Gaudelle Area ASI Casello Autostrada A16; si aggiungono le opere dell’Asi per il miglioramento delle condizioni di sicurezza della viabilità a servizio dell’Area Industriale Calaggio. Complessivamente si tratta di circa 6,2 milioni di euro. Per Valle Ufita il progetto da realizzare c’è già da lungo tempo, è la piattaforma logistica al servizio della industria alimentare, il cosiddetto ‘Polo del freddo’, ma occorre far presto. A pochi chilometri a Benevento si accelera per dotarsi di un progetto. È di queste ore l’intesa per lo studio di pre-fattibilità per sviluppare la logistica nel Sannio con l’Alta Capacità.
Si è alla firma tra Unisannio, Comune di Benevento, Confindustria Benevento e il delegato della Regione per l’Alta Velocità/ Alta Capacità “Napoli Bari”, Costantino Boffa, presso il rettorato di Piazza Guerrazzi. A Benevento si vuol capire come e se è possibile rendere l’opera ferroviaria multifunzionale e a servizio del territorio sannita. Ad Avellino il progetto c’è. Occorre realizzarlo. Parte dalle potenzialità che l’agroalimentare locale offre, ma non solo. Sulla linea Napoli-Bari viaggiano i prodotti ortofrutticoli. Alla Regione si sta accelerando sulla attuazione delle Zes. Si attendono i progetti locali. Occorre far presto. Ecco di seguito il disegno per Flumeri.

DALLA PIATTAFORMA DI FLUMERI-GROTTAMINARDA POSSIBILE UN TRANSITO PARI AL 12% DELL’ORTOFRUTTA IN CAMPANIA. Quali potenzialità, dunque, può sviluppare il Polo logistico della Valle Ufita e quali volumi di merci potranno interessare la Piattaforma? “Si può ipotizzare – sostiene il documento – che circa il 12% della produzione ortofrutticola della Campania, l’8% delle produzioni di Puglia e Basilicata ed il 5% di quella calabrese partano, arrivino o transitino per la Piattaforma, ovviamente nell’ipotesi che questa sia realizzata con infrastrutture e servizi moderni ed efficienti e che i volumi smistati consentano di praticare prezzi relativamente bassi”. Un dato che equivale a 700 mila tonnellate di merci, alle quali andrebbero aggiunte una pari quantità di altre produzioni agricole e dell’industria alimentare, per un totale complessivo ipotizzato a regime di 1,4 milioni di tonnellate. Tra le opzioni operative per l’organizzazione del Polo del freddo e del fresco che vengono avanzate si considera che “necessario punto di partenza per la definizione del modello di collaborazione tra il soggetto gestore del processo del freddo e gli utenti è che questi ultimi costituiscano un soggetto gestore, il quale provveda alla gestione interna dei flussi tra gli utenti e si faccia carico degli oneri di gestione diversi da quelli della fornitura della potenza frigorifera”.

Il polo del freddo nella visualizzazione grafica dell’area industriale di Flumeri

IL POLO DEL FREDDO, UNA SFIDA INIZIATA NEL 2006. La necessità di una Piattaforma logistica agroalimentare con vocazione al freddo in Valle Ufita è spiegata nella Relazione finale della consulenza tecnico-scientifica redatta dal gruppo di studio incaricato dal consorzio Asi di Avellino e coordinato da Umberto de Martinis, docente di Economia applicata all’Ingegneria presso l’Università “Federico II” di Napoli, per la verifica della fattibilità del progetto. Lo studio con il quale si sostanzia la proposta avanzata dal Tavolo dello sviluppo, infatti, parte da una approfondita analisi del contesto sociale, economico ed infrastrutturale dell’Irpinia, che giustifica e supporta pienamente tale opzione strategica per lo sviluppo del territorio. Sono due fondamentalmente gli elementi di riferimento: la produzione agroalimentare locale e la vicinanza alla stazione Hirpinia dell’Alta Velocità-Alta Capacità prevista a Grottaminarda, nell’ambito della realizzazione della linea ferroviaria Napoli-Bari. La struttura logistica può svolgere una funzione a servizio di quattro province interne dell’Appennino meridionale: Avellino, Benevento, Potenza e Foggia.

La logistica 4.0 è alle porte

IL PROGETTO. “I prodotti – si legge nel voluminoso ed articolato documento – potrebbero essere facilmente stoccati in presenza di frigoriferi e spazi per la prima lavorazione, per poi essere messi sulla ferrovia, evitando di intasare di camion le autostrade Napoli-Bari e Avellino-Salerno. Si offrirebbe un servizio a valore aggiunto alle aziende consentendo una gestione più efficiente dei flussi di materie prime e semilavorati”. Ma in prospettiva, secondo lo studio, la Piattaforma potrebbe andare oltre l’ipotesi del Polo del freddo e del fresco: “I servizi col tempo potrebbero essere estesi anche agli altri settori, quali l’automotive, l’aerospaziale, realizzando un hub a ridosso dello stabilimento Irisbus (1 milione di metri quadrati di cui 150 mila coperti), attualmente in via di reindustrializzazione, che grazie alla creazione della piattaforma e prevedendo che le rotaie arrivino nei capannoni, nei quali poter eventualmente eseguire prime lavorazioni metal meccaniche, aumenterebbe significativamente la propria attività”. Non è un caso che i sindaci del comprensorio abbiano sollecitato l’intervento di Rfi, la società partecipata al 100% dalle Ferrovie dello Stato, che si occupa di gestire le infrastrutture, di prendere in considerazione la proposta di costruzione di una bretella di collegamento tra le aree industriali e la linea Napoli-Bari. “L’obiettivo – si precisa ancora nello studio di fattibilità – è quello di inviare i pezzi all’acquirente quando richiesto, riducendo i costi di stoccaggio. Ma ancor più quello di concepire la logistica seguendo un’ottica che guarda non alla singola impresa, in funzione della sua permanenza nel mercato in condizioni di redditività, ma al sistema di relazioni di cui essa fa parte e attraverso cui se ne determina l’efficacia competitiva”.

In Valle Ufita si incroceranno il traffico su gomma e quello su ferro con la realizzazione dell’alta capacità

LA FUNZIONE FONDAMENTALE DELLA ALTA CAPACITÀ. Una rete di trasporto ferroviario moderna e direttamente a servizio delle aree industriali ovviamente risulterebbe utile non solo per il comparto metalmeccanico, ma anche per quello agro-alimentare che costituisce l’asse prioritario del progetto logistico. Al momento, però, l’unica linea esistente la Avellino-Rocchetta Sant’Antonio non è funzionante. Ma le cose stanno per cambiare: sia grazie all’elettrificazione delle tratte Avellino-Salerno ed Avellino-Benevento (non prese in considerazione nel documento, anche perché al momento dell’elaborazione non si prospettava ancora l’intervento deciso dal governatore De Luca) e ad un eventuale rilancio della vecchia linea che attraversa l’Irpinia, ma soprattutto grazie ai lavori per l’Alta capacità, con ricadute positive non solo nel nostro territorio. “L’importanza dell’opera – si legge nello studio – è evidente. Ancora oggi per raggiungere Bari da Napoli è necessario un cambio a Caserta, con una durata complessiva del viaggio che si avvicina alle quattro ore. Grazie al potenziamento previsto, Roma sarà raggiungibile da Bari in appena tre ore e Napoli in meno di due ore, ma soprattutto l’intervento prevede la velocizzazione in linea ad alta capacità (sia per le merci che per i passeggeri) del percorso su rotaie tra i due capoluoghi di regione”. Entrando nel merito del progetto si sottolinea che il raddoppio della linea Cancello-Benevento prevede sette fermate e la nuova linea Apice-Orsara di Puglia con passaggio ad Ariano Irpino ed una fermata a Grottaminarda, con una stazione a servizio di un bacino di circa 200 mila abitanti: “Il potenziamento della linea consentirebbe un aumento di 15 mila passeggeri, per un totale di 20 mila, e 6 mila tonnellate di merci trasportate al giorno”. Notevoli sarebbero anche le ricadute ambientali positive previste: “L’aumento dei viaggiatori comporterebbe una netta flessione nel numero delle auto e dei mezzi di trasporto pesanti in circolazione, riducendo l’inquinamento atmosferico. Si stimano 89 mila tonnellate all’anno in meno di emissioni di anidride carbonica e 306 tonnellate in meno all’anno di emissioni di ossido di azoto”. Trampolino per i prodotti locali. Fondamentale per lo sviluppo economico del comprensorio e per la riuscita del progetto logistico diventano anche le altre azioni di rilancio delle infrastrutture materiali ed immateriali, come ad esempio l’allargamento della banda larga in Campania.

Un treno Freccia Rossa sfreccia attraverso i campi coltivati a grano nel Mezzogiorno

AGROALIMENTARE, UN ASSET IRPINO ANCHE NELL’INDUSTRIA. La vocazione rurale dell’Irpinia, la presenza di coltivazioni d’eccellenza, una relativa apertura ai mercati esteri dei prodotti tipici, le iniziative intraprese per la valorizzazione delle filiere produttive agro-alimentari ed enogastronomiche sono poi il principale punto di forza dell’economia locale. “L’agricoltura provinciale – prosegue il progetto – ha conservato nel corso degli anni una forte identità produttiva, collegata alla trasformazione dei prodotti locali autoctoni di particolare pregio ed al collegamento con l’industria alimentare. In questo contesto, un grande rilievo riveste il comparto vitivinicolo che ha fatto di Avellino per molti versi la “capitale” enologica della Campania ed una delle punte di eccellenza del Sud Italia. La provincia, unica con quella di Siena, vanta ben 3 vini Docg di alta qualità (Taurasi, Greco di Tufo, Fiano di Avellino) e 19 tipologie della Doc territoriale Irpinia, senza dimenticare le altre produzioni enologiche che afferiscono all’Igt Campania”. Queste le cifre ufficiali del settore vitivinicolo: 7000 ettari di coltivazione dedicata, circa 200 aziende, migliaia di operatori impiegati, per una produzione di 10 milioni di litri e 13 milioni di bottiglie, per restare solo all’enologia di qualità. Ma tra le eccellenze irpine vanno segnalate anche le produzioni di olio di oliva extravergine, quelle ortofrutticole, cerealicole, dolciarie, casearie e dei salumifici. Le aziende agricole sono circa 30 mila con altrettanti occupati, 650 unità attive nell’industria alimentare per 3.500 addetti, 25 mila esercizi commerciali che si occupano in prevalenza di alimentari. Un settore dinamico, con punte di eccellenza, ma anche con evidenti limiti e criticità di sistema e di contesto, che possono essere superate attraverso politiche di intervento mirate. Il settore agroindustriale risulta frammentato, ma con la presenza di importanti realtà multinazionali, come Ferrero, Zuegg e Cremonini, ed aziende di medie dimensioni di eccellenza molto aperte al mercato estero. A differenza dell’ultimo decennio, oggi ci sono gli strumenti normativi e un Comitato per la Zes. Occorre ripartire.


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