“Idee per Avellino”, Controvento: confronto dai problemi sul futuro della città

«UNA VISIONE DI FUTURO». Oggi la prima apparizione pubblica dell’associazione che attraverso il suo comitato promotore presenterà alla città i propri programmi d’intervento

L’Associazione controvento promuove un confronto sulle questioni irrisolte della città di Avellino, proseguendo nel dibattito avviato intorno al futuro del Capoluogo.

«Idee per Avellino. Ripartire dai problemi, ripartire dai cittadini» è il tema dell’assemblea pubblica, che l’associazione di impegno politico e culturale “Controvento” ha organizzato per giovedì prossimo, 8 novembre, alle 18 presso il Circolo della Stampa in corso Vittorio Emanuele II. Si tratta della prima apparizione pubblica dell’associazione che attraverso il suo comitato promotore presenterà alla città i propri programmi d’intervento.

L’Associazione si è fatta conoscere nelle scorse settimane, aderendo all’appello del filosofo Massimo Cacciari, sostenuto anche da Maurizio Pollini e Salvatore Sciarrino, per la costituzione di un movimento europeista, «in risposta alla crescente forza dei partiti sovranisti all’interno del vecchio continente».

Quell’appello era stato sottoscritto ad Avellino da: Nuccio Acone, Gennaro Bellizzi, Antonio Boccella, Gerardo Capone, Antonella Cappuccio,Filippo Cristallo, Costantino D’Agostino, Antonio Del Gaizo, Franco Festa, Antonio Gengaro, Francesco Iandolo, Ugo Loguercio, Anna Maria Pascale, Generoso Picone, Ugo Santinelli, Raffaele Spagnuolo.

Di seguito i quattro punti su cui si snoderà il confronto tra i promotori.

Antonio Gennaro, oggi impegnato professionalmente nell’attività forense. E’ stato Vicesindaco di Avellino, due volte Presidente del Consiglio comunale, candidato sindaco. Resta espressione senza incarichi del Partito Democratico

La forma della città
La prima visione di una città deriva dal suo aspetto fisico, talvolta storico e monumentale. Le prime impressioni riflettono l’impatto sull’osservatore del rapporto tra le forme degli elevati e quelle delle strade e delle piazze; e come il tutto si innesti sul territorio originario.
Alla prima visione occorre aggiungere l’attenzione ai flussi delle persone, residenti e non, che vivificano la città; ai perché si trovino in quel luogo, alle esigenze individuali ed ai legami collettivi. I flussi hanno bisogno di strumentazioni materiali (i trasporti urbani ed extra-urbani) e immateriali (l’impalpabile reticolo di strade elettroniche percorse dai dati).
Il governo di una comunità analizza le componenti materiali ed immateriali dei flussi nel presente e ne agevola i movimenti per il futuro.

La locandina della manifestazione indetta dalla associazione Controvento

I servizi alla persona
Una comunità riflette le età e le consapevolezze – talvolta i disagi – dei componenti, singoli o insieme. Nell’arco di una vita, dall’infanzia alla vecchiaia, le esigenze del quotidiano ordinario o gli stati di debolezza individuale o familiare, di breve o lunga durata, devono essere letti come diritti alla risposta.
Il governo di una città si cura delle debolezze e dà sicurezza. Pur nelle specificità tecniche, pone e collega in un bilancio sociale i servizi propriamente sociali (collettivi come gli asili o i singoli casi di povertà), la sanità presente sul suo territorio, l’abitare (agevolato nelle cooperative o di ricovero per gli indigenti).

La città aperta
La traccia viaria incisa sulla collina della Terra segna la nascita della nostra città. Come per tutte, la nostra città nasce per essere luogo di passaggio e di accoglienza, la porta di passaggio sul e per il territorio.
Quando uno spazio urbano non è più luogo di passaggio e non accoglie, decade e muore.
Nel governo di una città l’accoglienza è attenzione per chi viene a vivere e lavorare nella città e per chi, oggi in stato di debolezza, ha bisogno di un porto sicuro dopo le tempeste sociali originate dalle nuove geo-economie. Perché, per tutti, si perpetui il nucleo fondante di una città, luogo di momentaneo passaggio o di stabile accoglienza.

La torre dell’Orologio di Avellino, simbolo della città

Le forme della democrazia
In una città la democrazia è innanzitutto il diritto alla comunicazione. Nel verso che va dal governo in direzione dei cittadini: spesso, nelle passate e consolidate esperienze politiche, la comunicazione è stata posseduta da singoli esponenti del Consiglio o della Giunta, divenuti intermediari di notizie e provvedimenti, privatizzando una relazione impastata di concessione e gratitudine.
Altrettanto negativo per il governo passato della città si è rilevato l’appalto di alcune risposte tecniche alle società partecipate (acqua, gas, raccolta rifiuti urbani, parcheggi, Università ed altro), spogliandosi del controllo sulle linee strategiche e sui rapporti tra le partecipate ed i singoli cittadini-utenti.
Un’azione innovativa consiste nel recupero del controllo sui citati rapporti, anche con forme di concreto front-office nel palazzo del Comune.
Tutto da costruire (o ricostruire dopo l’esperienza dei Consigli di Circoscrizione) il verso che parte dai cittadini in direzione del governo cittadino, con una particolare attenzione verso le esperienze comunitarie già esistenti, laiche o religiose che siano.
Per evitare la pericolosa democrazia plebiscitaria dell’indistinto, con una semplice convocazione attorno ad un sì o ad un no, il governo della città deve favorire il procedere, per fasi di discussione ed analisi, verso decisioni che riguardino gruppi di cittadini o ambiti ben definiti (ad esempio la ristrutturazione di un sito urbanizzato o i bilanci partecipati su griglie di progetti).

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