Alto Calore, proposta di Vecchia: alleanza con la Puglia sull’Acqua pubblica

INTERVISTA AL PRIMO CITTADINO DI CASSANO. La sua opzione per gli azionisti dell'Acs spa: «L'occasione della ricapitalizzazione della Acs va colta per blindare l'acqua pubblica con una collaborazione strategica sul piano industriale tra Puglia e Irpinia, collegando i due soggetti gestori». Venerdì il confronto sul futuro assetto con l'Ente Idrico Campano

L’Ente Idrico Campano si riunisce ad Avellino presso gli uffici della Provincia a Piazza Libertà. L’appuntamento è previsto per venerdì 9 novembre, alla presenza del vice governatore Fulvio Bonavitacola e del presidente dell’ente Luca Mascolo, che incontreranno i componenti del tavolo istituzionale locale per fare il punto sulla programmazione generale delle acque e delle sorgenti campane, quindi la dispersione delle reti, ma soprattutto per discutere del futuro di Alto Calore. Mentre l’amministratore della società di Corso Europa Michelangelo Ciarcia ha concluso gli incontri con i Comuni per discutere della ricapitalizzazione dell’azienda, l’Ente Idrico Campano conferma l’intenzione di garantire stabilità ed efficienza del servizio per i cittadini, e sembra orientato a privilegiare la gestione pubblica come indirizzo di massima. Ma saranno i territori ad avere l’ultima parola: dunque o si confermano i gestori esistenti o si va gara. Sullo sfondo, intanto, le manovre della Regione Campania, che è chiamata in queste settimane a pronunciarsi sulla stipula degli accordi di programma regionali fra Puglia e Campania sugli idroprelievi della Pavoncelli bis. Pronto a confrontarsi con gli altri componenti del tavolo e ad avanzare una proposta per uscire dalla crisi, il sindaco di Cassano Salvatore Vecchia, che anticipa a Nuova Irpinia la sua visione sulla gestione idrica. 

Sindaco Vecchia, l’Ente Idrico Campano si riunisce ad Avellino, richiamando l’attenzione del numero due della giunta regionale campana. Qual è l’argomento all’ordine del giorno?

«Il tema è la dispersione delle reti idriche, ma l’incontro intreccia anche la questione dell’Alto Calore Servizi, una criticità non più rinviabile per i sindaci che devono pronunciarsi al più presto sulla ricapitalizzazione».

La partecipazione di Bonavitacola è legata anche a questo?

«Questo non lo posso sapere. Posso ipotizzare però che il vice governatore verrà ad Avellino per confermare la disponibilità della Regione a finanziare con 60 milioni di euro il rifacimento delle reti, a condizione che i fondi vengano trasferiti ad un gestore pubblico, quindi all’Alto Calore. La Regione può intervenire con fondi propri, ma in assenza di un gestore pubblico, non può finanziare gli interventi ad un privato».

Il Vicepresidente della Giunta Regionale della Campania Fulvio Bonavitacola. Tra le sue deleghe, quella all’Ambiente

I Comuni sono in grave difficoltà finanziaria e – eccenzion fatta per qualche caso isolato – la manovra di ricapitalizzazione di Ciarcia difficilmente sarà applicata.

«Ho parlato con Ciarcia, e sul piatto ci sono le valutazioni da fare sulle opportunità offerte dalla ricapitalizzazione da parte dei comuni- soci, ma anche la cruda realtà delle condizioni dei bilanci. Sono sempre stato critico nei confronti di Alto Calore, ma senza un gestore pubblico, i Comuni saranno costretti ad aprire a partner esterni».

Lei sarebbe a favore di una gestione privata?

«No, escludo l’opzione della gestione privata, ma il pubblico così non va e deve essere riqualificato. È necessario adottare un modello virtuoso, in grado di valorizzare al massimo del suo potenziale la risorsa idrica. Ci diciamo che siamo depositari della cassaforte idrica del Mezzogiorno, ma l’ente gestore è sull’orlo del fallimento».

L’unica società pubblica in grado di cogliere l’enorme potenziale delle sorgenti irpine, assorbire il debito di Alto Calore e rientrare nei canoni della Regione Campania per ottenere il finanziamento è l’Acquedotto Pugliese.

«L’Acquedotto Pugliese potrebbe essere una opportunità: si tratta di una società interamente pubblica, che fa utili. Se il suggerimento che arrivasse fosse di costruire unicum di più gestori, io preferirei l’Aqp alla Gesesa e quindi Acea, al netto del pagamento dei servizi ecosistemici fra Puglia e Campania ai comuni depositari di sorgenti».

Da mesi, le società di Puglia e Lazio sono alla finestra in attesa di un definitivo crollo della partecipata di Corso Europa. L’Aqp però, è avvantaggiata dalla sua avanzata in Irpinia attraverso gli accordi siglati in sordina e con i singoli comuni, dove ha costruito- di fatto- una enclave pugliese.

“La società di Bari si trova ramificata sui territori perché non c’è un affidamento unitario, non c’è piena applicazione della legge 15 del 2015, non piena applicazione del Codice dell’Ambiente. Sono anni che non mettiamo mano alla gestione del servizio idrico”.

Alla luce di queste considerazioni come si pronuncerà l’Ente?

“L’Ente partirà dal preesistente. Non solo dall’Alto Calore, a anche dai comuni che dovevano essere salvaguardati. Il Comune di Cassano ad esempio, ha espressamente richiesto all’ex Ato di ottenere la salvaguardia ai sensi della 147. Ad oggi non c’è un gestore unico in Irpinia, né del ciclo integrato delle acque, né del sistema fognario e della depurazione. Inoltre dovremo andare a rivedere le concessioni, dove scopriremmo che molte sono scadute”.

La partita è nelle mani dei sindaci.

«Siamo alle battute finali: i sindaci devono pronunciarsi. Senza una ricapitalizzazione da parte dei comuni, le banche interromperanno il finanziamento. E’ opportuno risolvere innanzitutto il problema societario. Una gestione unitaria Alto Calore – Acquedotto Pugliese consentirebbe l’affidamento del servizio in continuità, evitando la gara europea, e una risoluzione dei problemi societari della partecipata di Avellino».

Se passasse la linea della ricapitalizzazione da parte dei Comuni, o si arrivasse ad un accordo societario con Bari, saranno comunque i cittadini a dover ripianare il debito, spalmato sulle bollette.

«Se i comuni decidessero di ricapitalizzare, l’investimento dovrà ricadere sui cittadini, sia sulle tasse che sul dimezzamento dei servizi, perché i bilanci sono il gioco del monopoli, sono virtuali. Come si fa a spiegare ai cittadini che sono costretti a pagare 120milioni di euro di debito per mala gestione, e che bisogna impedire il fallimento della società?».

Stessa questione sulla ipotesi di assorbimento del debito da parte di Aqp, che in diverse occasioni ha fatto presente la possibilità di acquisire la società, e redigere un piano di ammortamento del debito a lungo termine.

«Si tratta di una vicenda complicata che impone una riflessione unitaria e la ricerca di una visione d’insieme, scevra da interessi politici e partitici. Bisogna prendere coscienza della drammaticità della situazione, e vagliare tutte le ipotesi. In questo momento, tutte le alternative impongono dei costi, e bisogna capire quali si è disposti a sostenere».

Lei quale tesi sosterrà al tavolo della Provincia?

«Propendo per la gestione pubblica, ed escludo l’ingresso di privati, così come non credo che sia auspicabile scaricare il costo del debito sui cittadini in aumenti della tariffa. L’Aqp deve entrare per prendere il potenziale valore della gestione, e il debito è un costo da sostenere come avviamento della nuova azienda. L’Alto Calore è sì in perdita, ma una gestione differente consentirebbe utili: Bari non può immaginare di prenderla e scaricare i debiti sui cittadini. Così sarebbe un’operazione a costo zero e quindi impraticabile».

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