Pd, Mancino: ripartire dal dialogo
per aprire una nuova fase

Per il Presidente emerito del Senato occorre riscoprire la lezione di un costituente come l'ex Presidente della Dc, architetto della democrazia nella nascente Repubblica italiana

Messaggio forte e chiaro quello di Nicola Mancino a Flumeri, dove è intervenuto per un convegno sulla figura di Aldo Moro. Quattro gli assunti chiave del suo intervento. «Ricreare le condizioni per il dialogo; aspettare (rispetto all’attuale scenario politico, ndr), promuovere un dibattito allargato fatto di incontri e, se occorre, di scontri». In ultimo, «non avere sete di potere ma scegliere con responsabilità i vari leader e ricordare loro che il ruolo di guida è fatto di diritti ma soprattutto di doveri nei confronti della comunità». Così l’ex presidente del Senato nella sala convegni di Flumeri in occasione della presentazione del libro di Franco Vittoria, “Aldo Moro – il volto umano del diritto”.

Un momento della presentazione a Flumeri del libro di Franco Vittoria “Aldo Moro, il volto umano del diritto”

Politico irpino di spessore, l’intervento di Mancino è stato scandito dalla riflessione. Dal parlare solo dopo aver pensato bene cosa affermare e quali parole utilizzare. Con grande generosa umiltà. Battuta iniziale sul grande statista di origine pugliese, Aldo Moro. «Ho attraversato quei tempi. Erano quelli del dialogo tra forze politiche anche contrapposte e Aldo Moro – ha dichiarato Mancino – attraverso il dialogo ha spinto per riuscire a superare le contrapposizioni. Adesso ci troviamo di fronte ad una democrazia fatta di proteste, siamo di fronte ai contratti e non ai programmi». Chiosa all’attuale compagine di governo e al lungo periodo di totonomi ufficiosi e ufficiali per la formazione del team incaricato di guidare l’esecutivo.

«Occorre ripartire dalla lezione di un costituente come l’ex Presidente della Dc, architetto della democrazia nella nascente Repubblica italiana…»

«C’è una violazione alla nostra Costituzione perché questa Legge attribuisce al capo dello Stato il compito di scegliere la persona politica che può avere consenso in parlamento – ha affermato – e invece tutto sta procedendo diversamente e noi dobbiamo fare attenzione perché ci troviamo di fronte ad una democrazia diversa da quella scritta nella nostra Costituzione. Tuttavia senza voler eccedere nella critica, adesso non dobbiamo far altro che aspettare». Fino al prossimo autunno, quando, precisa Nicola Mancino «qualcosa sarà pur successo». Sollecita la platea, le comunità perché riprendano vigore, vitalità e cessino di versare in uno stato di resa. Perché, precisa «non possiamo abbandonare alla fortuna un destino che ci appartiene tutto. Dobbiamo creare le condizioni affinchè si costruisca il dialogo e si tolga quel cattivo vizio di cui è imbevuta la politica per cui tutti sono un po’ leader. Ognuno ritiene di poter creare un gruppetto e poter far prevalere il proprio potere all’interno della dinamica che sorregge la democrazia delle forze politiche».

«In questa fase storica particolarmente confusa dobbiamo fare attenzione, perché ci troviamo di fronte ad una democrazia diversa da quella scritta nella nostra Costituzione»

L’obiettivo di darsi un luogo, un punto dove convergano e prendano corpo idee, anche diverse, ma capaci intanto di venire fuori e poi di trovare sinergia d’intenti. Poi la cultura. L’importanza, soprattutto per i giovani, di studiare molto perché «la cultura è la base di partiti forti – ha affermato – e se c’è crisi della politica è anche perché non c’è più una cultura di base». Guarda poi la sala e dichiara, «probabilmente un dibattito allargato anche più penetrante fatto di incontri e se occorre di scontri, si rende necessario perché dobbiamo ridare vitalità ad una democrazia che è al crepuscolo». L’appuntamento si è tenuto lo scorso nove giugno. Al tavolo dei relatori, l’autore del libro Franco Vitttoria, dottore di ricerca in Scienza Politica e Istituzioni in Europa presso l’Università Federico II di Napoli, il professore Marco Musella, a capo del Dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo federciano e Valentina Giacobbe, promotrice dell’evento, export sales assistant presso l’azienda De Matteis Agroalimentare SpA. Mancino traccia la strada: ripartire dalla cultura, da un luogo, da sinergie diverse in dialogo tra loro e, quando necessario, abdicare l’allettante posizione di primato in favore di chi, obiettivamente, meglio può impegnarsi per individuare problemi e cercare soluzioni. Ragionate e plausibili. Intanto in autunno ci si adoperi. Il Partito Democratico ritrovi dal basso, dai territori, le condizioni per ripartire. Senza impeto, senza sete di potere autoreferenziale ma animati da spirito di servizio. Questo il senso del lento, meditato, riferire di Nicola Mancino.

Nel libro di Franco Vittoria la figura di Aldo Moro professore e giurista, che ha saputo incarnare la responsabilità delle istituzioni con l’umanità di una vita spesa per educare i giovani alla legalità e all’amore per il diritto

Il manifesto del convegno organizzato a Flumeri per la presentazione del volume di Franco Vittoria “Aldo Moro, il volto umano del diritto”

“ALDO MORO – IL VOLTO UMANO DEL DIRITTO” di Franco Vittoria. «Nel servizio militare abbiamo dormito sotto la stessa tenda. Aldo era sempre ligio al dovere. Godeva del rispetto dei compagni e della stima dei superiori. Era già assistente universitario, ma non ha mai profittato del prestigio del suo ruolo. Marciava come tutti gli altri e portava anche lui il pesante mitragliatore in spalla». Così una delle testimonianze restituita nel volume di Franco Vittoria, finito di stampare nel 2016 con il patrocinio del Comune di San Vitaliano. «Una raccolta di contributi sul pensiero filosofico-giuridico e sugli orientamenti socio-politici di Aldo Moro». Circa cento pagine che restituiscono al lettore l’essere e l’agire dello statista cinque volte presidente del Consiglio, più volte ministro. Tra i fondatori della democrazia cristiana è stato papà di quattro figli. Un uomo straordinario perché viveva ogni momento della sua vita ordinaria con una profonda adesione al senso del dovere. Un uomo «che sapeva ascoltare, mediare», ha commentato Vittoria, dottore di ricerca in Scienza Politica e Istituzioni in Europa presso l’Università Federico II di Napoli. Un testo che va oltre la drammatica giornata del 9 maggio 1978, quando il corpo di Moro venne ritrovato esanime nella Renault 5 rossa. Con lui nell’auto, i lavori alla redazione delle tesi di laurea dei suoi studenti e il discorso che avrebbe voluto pronunciare in Parlamento. Due segni che rendono testimonianza di chi fosse stato Moro fino ad allora. Un abile “viaggiatore” tra gli alti profili politici, la docenza universitaria e la vita privata scandita fino agli ultimi giorni dalle sue lettere.

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