La comunità dei viventi di Idolo Hoxhvogli. La recensione

Riflessione sull’influenza della tecnocrazia sulla vita umana e sulla sua trascendenza espressa nella dimensione di fede e di speranza

La comunità dei viventi di Idolo Hoxhvogli è un libro consigliato per una riflessione critica sui tempi che viviamo. L’autore riflette sull’influenza sempre maggiore che la tecnocrazia ha assunto nel mondo di oggi e fa una disamina del rapporto tra la gestione tecnocratica della vita umana e la sua trascendenza espressa nella dimensione di fede e di speranza.

La comunità dei viventi di Idolo Hoxhvogli. La recensione

La tecnologia nega all’uomo il tempo per vivere e si crea quindi una sorta di meccanizzazione dell’esistenza.”lettori balbuzienti di una terra sillabario”. L’anelito dell’uomo è raggiungere la propria pienezza interiore e la consapevolezza dei propri diritti inalienabili che nessuno può toglierci e concederci, poichè afferiscono alla nostra natura di esseri umani. Lo smarrimento dell’uomo in un mondo che non riconosce lo immerge in una realtà altra, ne delinea i contorni sfumati e si avverte l’esigenza di comprendere i “caratteri dell’alfabeto del pensiero”. La solitudine interiore diventa talvolta la spinta per riflettere su se stessi e lontane le persone “che rubano metri”, avventurandosi in viaggi invisibili al di là del tempo e del spazio. Il fondamento del viaggio risiede in uno sguardo itinerante che racchiude se stessi e gli altri nella profonda convinzione che è inutile adoperarsi per un mondo migliore, se esso è somministrato dagli altri. Lo scopo precipuo dell’esistenza è una disciplina interiore che anela alla “libertà in un guscio di noce” e l’incognita permette di scorgere i germi di una rivoluzione che pone in essere la capacità di far sì che la comunità dei viventi non venga distrutta, nonostante le scorie di materiali morti. L’orizzonte dà risposte diverse in base all’intensità della speranza. Suggestiva è l’immagine delle isole che “scelgono il vagabondaggio e portano con sé una parte dei viventi”, come per proteggerli dalle insidie di un mondo meccanicistico, poiché ormai la civiltà dell’uomo è diventata la civiltà della macchina. Solo attraverso la speranza e la nostalgia si potrà rovesciare questa terribile dittatura che viene percepita soltanto da colui che avverte in sé “la sostanza insopprimibile della libertà”. Lo scopo del governo è mettere in sicurezza gli uomini, ma attraverso la perdita di identità dell’uomo che per la macchina è qualcosa di cui fare a meno: si giunge così all’ alienazione e l’unica apparente salvezza è rappresentata dal corpo del monaco e dal suo ascetismo in cui si perdono le tracce del sé. Attraverso la descrizione degli elementi delle varie religioni, condotta magistralmente e frutto di un intenso studio dell’autore, si giunge alla differenziazione tra “la lingua della vita e quella della macchina”. Il tentativo di incasellare la vita dell’uomo trova riscontro anche nell’importanza data alle mappe per definire il mondo, in cui le colonne d’Ercole segnano un’incognita che gli uomini sfidano di continuo. Tra le pagine di questo interessante libro, scaturiscono tracce di un bestiario immaginario e il mistero e la molteplicità dei segni della realtà rimandano alla ricerca di un’”alterità remota. Si avverte urgente la necessità di ”convertire l’assenza” per dare valore alla memoria e demolire i labirinti dell’anima, mentre Dio viene visto come un’incarnazione tra le case bruciate e la realtà materiale e distruttiva che stringe l’uomo in una morsa imprescindibile.
Ilde Rampino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La comunità dei viventi di Idolo Hoxhvogli. Riflessione sull’influenza della tecnocrazia sulla vita umana e sulla sua trascendenza espressa nella dimensione di fede e di speranza

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