L'area direzionale della città di Avellino oltre l'autostazione di via Colombo

A meno di un anno dalle elezioni comunali ad Avellino nel 2024, nel capoluogo irpino resta sotto traccia il dibattito di merito sul futuro della città. Ma molte domande a cui dare risposta sono le stesse di vent’anni fa.

La torre dell’Orologio di Avellino, simbolo della città

Dal 2015 a oggi le amministrazioni comunali guidate dai Sindaci Paolo Foti e Gianluca Festa hanno lavorato per liberare dagli ostacoli i cantieri storici del centro cittadino, quasi interamente programmati all’inizio del millennio dalle allora Giunte presiedute da Antonio Di Nunno. Dal progetto di riqualificazione delle periferie (per Rione Parco, Bellizzi e Quattrograna Est – Ovest) appena appaltato, alla bonifica dell’Isochimica (in corso), sulla quale con la Regione abbiamo avviato un ragionamento per il riutilizzo del sito, che per la valorizzazione dell’intero Borgo Ferrovia, fino alla riattivazione della stazione di Avellino, che permetterebbe di rompere l’isolamento ferroviario in Italia nel quale il Capoluogo dell’Irpinia è stato relegato (non ancora acquisito per i tempi e gli esiti incerti che l’elettrificazione della linea Salerno avellino Benevento sta comportando). A ciò si aggiunge la vera ‘epopea’ del cosiddetto Tunnel, il Sottopasso che connette piazza Garibaldi con Sant’Antonio Abate, a valle del palazzo di città lungo via San Leonardo. Ma questi episodi urbani, pur rilevanti, dovranno trovare posto più ordinatamente all’interno di una visione urbanistica aggiornata anche sul piano tecnologico, oltre che ecologico. L’agenda digitale (dall’implementazione della fibra ottica alla digitalizzazione dei servizi comunali), pur prefigurata nel decennio scorso, si realizzerà perché imposta da un PNRR che agli enti locali è arrivato sostanzialmente preconfezionato. L’obiettivo della rigenerazione urbana, pensata per impedire il consumo di nuovo suolo, non basta più. Così come vede ricostruita e fruibile la Dogana, uno dei simboli della città, non consentirà di veder compiuto il percorso di transizione di Avellino dalla fase post sisma iniziata nel 1981 ad una modernità ancora inseguita. Intervenire sull’esistente, dal verde agli spazi pubblici, alla mobilità sostenibile, non ha finora riguardato né la sicurezza sismica, né l’idea economica e cultura di una città, che oggi non si propone come sede di qualcosa. Il corridoio ecologico del Fenestrelle (del quale farà parte il Parco urbano), del Sabato e della Solofrana, sono obiettivi non ancora raggiunti di una aspirazione consolidata negli anni ’90. In questi anni il confronto con le categorie ed il mondo delle associazioni, peraltro occasionale e poco fecondo, non ha reso protagonista un consiglio comunale, che si è limitato ad una funzione notarile sia per i provvedimenti di ratifica proposti dalla Giunta che per il limitato dinamismo dell’Opposizione, dedita al contrappunto più che alla iniziativa politica. Al di là di quella che sarà l’offerta politica, la proposta dovrà dare risposta a molte domande rimaste inevase negli ultimi due decenni, ma soprattutto dovrà indicare una strada per il futuro, in una provincia dove la ferrovia veloce e le infrastrutture industriali si stanno realizzando a suon di miliardi di euro lontano del Capoluogo, nella Valle dell’Ufita.


TAGS:

Antonio Di Nunno, Avellino, Comune di Avellino, Dogana di Avellino, Elettrificazione Avellino Salerno Benevento, Elezioni amministrative 2024, Gianluca Festa, Paolo Foti, Valle dell’Ufita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avellino 2024, sfida sulla ricerca di un’identità urbana

ARTICOLI CORRELATI