‘Un 8 marzo per le madri ucraine e russe’, D’Amelio: aiutiamole

La Delegata della Giunta regionale alle Pari opportunità in Campania dedica loro la Giornata Internazionale della Donna: «Vedono i propri figli morire ogni giorno a causa di una guerra scellerata»

La Delegata della Giunta regionale alle Pari opportunità in Campania, Rosetta D’Amelio, propone un 8 marzo per le madri ucraine e russe, che «vedono i propri figli morire ogni giorno a causa di una guerra scellerata». Per l’esponente regionale, «le donne dell’Ucraina vanno considerate oggi la punta dell’iceberg dei diritti calpestati». Di seguito la sua riflessione affidata ai social, in occasione di una inedita e, viste le circostanze, molto triste Giornata internazionale dei Diritti della Donna.


Un 8 marzo per le madri ucraine e russe che vedono i propri figli morire

di Rosetta D’Amelio | Delegata della Giunta regionale alle Pari opportunità

Rosetta D’Amelio

«In questo 8 marzo che – mi piace sottolineare – è la Giornata internazionale dei Diritti della Donna, il mio pensiero va alle madri ucraine e russe che vedono i loro figli morire nei combattimenti, a causa di un conflitto scellerato che non ammette alcuna giustificazione.
Penso a quante stanno fuggendo con i loro bambini dall’Ucraina verso i Paesi dell’Unione europea senza sapere cosa riserverà loro ildomani, a quante si trovano rintanate in un bunker in attesa di corridoi umanitari, a quante stanno protestando in Russia in nome della pace, a quante vengono strumentalizzate dalla propaganda di guerra.
I loro diritti calpestati sono soltanto la punta di un iceberg: dall’Afghanistan alla Siria, dai femminicidi alle dimissioni in bianco passando per la pandemia o il gap salariale, anche in questo ultimo anno in tutte le nazioni e in tutte le democrazie, le donne hanno pagato prezzi troppo alti. Sono certa di interpretare il desiderio di tante e tanti chiedendo a tutti noi di renderci utili oggi e nei giorni che verranno mettendo a disposizione ciò che è nelle nostre possibilità: in ogni comunità ci sono certamente associazioni di volontariato, chiese e parrocchie al lavoro per raccolte solidali e allestimento di luoghi per l’ospitalità, oppure ci sono famiglie che stanno aprendo le loro abitazioni in segno di fratellanza. Informiamoci, coordiniamoci, rivolgiamoci agli amministratori locali e facciamo rete per far fronte a questa nuova terribile emergenza e per accogliere le donne profughe dell’Ucraina e i loro figli


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