Prende forma a Frigento la sfida Ue per le Aree Interne. “Valorizzare il patrimonio esistente assecondando uno sviluppo auto propulsivo e lontano dalle logiche assistenziali. Afferrare la grande opportunità offerta dall’arrivo di fondi pubblici per consentire a chi ha deciso di restare di implementare idee e innovazioni, non per relegarla a nuova stagione occasionale di spesa”. Così Francesco Monaco, coordinatore nazionale del progetto Sibater a conclusione della tre giorni promossa dall’associazione Kinesis a Frigento per la presentazione del primo progetto europeo per le aree interne.

Monaco ha citato l’analogia con il post terremoto del 1980 per descrivere l’intervento pubblico atteso in provincia di Avellino, tra fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e fondi del nuovo settennato europeo. Un’analogia storica che ci consente di affrontare la imminente occasione come un riscatto culturale prima che socio-economico rispetto al passato. E non a caso il coordinatore di Sibater indica la valorizzazione delle terre incolte e degli edifici abbandonati come primo passo da compiere per ribaltare la condizione di marginalità e offrire una concreta occasione di ri-nascita.

Francesco Monaco, coordinatore del progetto Sibater

“Questa è stata una bella occasione per ascoltare e per imparare” ha esordito al termine di un valoroso elenco di interventi moderati da Luigi Famiglietti. “Nei tavoli di confronto che si sono alternati su temi assai rilevanti è emerso un nuovo protagonismo dei giovani, che hanno portato idee e ambizioni, e hanno indicato la rotta da seguire”. Monaco esclude così il metodo “delle promesse”: “Lavoriamo a mani nude e facciamo in modo di far partire solo le iniziative che saranno in grado di auto sostenersi”. Il workshop promosso da Kinesis intanto ha sancito una propensione al confronto ma anche l’apertura ai centri di competenza come il Cnr.

“Altra riflessione è che gli incentivi pubblici possono creare distorsioni qualora non sono organizzati in una strategia condivisa. Ovvero vengono considerati una compensazione per lacune che vive il territorio, mentre è necessario consolidare proposte dal basso per trasformarle in obiettivi” ha spiegato. Infine una chiosa sulle resistenze di retaggi culturali di cui l’Irpinia soffre. “La battaglia da fare è quella che spetta agli innovatori contro i conservatori e rifuggire da chi continua ad affermare che si è sempre fatto così”.

La presentazione del lavoro dei tavoli tematici

Sancito lo slogan “Si può fare” che ha segnato l’adagio dei lavori, l’alleanza per la conoscenza promossa dall’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” è pronta a costruire il Living lab europeo per la contaminazione di idee e conoscenze. Il progetto Erasmus Kinesis “KNowledgE alliance for Social Innovation in Shrinking villages” oggetto del finanziamento di 1 milione di euro per promuovere buone pratiche e idee innovative sul tema dello spopolamento nelle aree interne, punta a catturare nei borghi ufitani centinaia di studenti da tutta Europa. Il progetto infatti ha trovato piena convergenza di una rosa di stakeholder. A partire da Sibater, Ifel, ma anche Cia Campania, partner associato al progetto, che ha portato in dote l’esperienza già maturata sull’assegnazione delle borse di studio agli studenti che intendono affrontare esperienze in aziende agricole in tutta Europa, per poi tradurle in know how da spendere in Campania.

“Un arricchimento culturale che ci consente di vivere esperienze e creare impresa: così si fa comunità” ha sottolineato il presidente della Confederazione degli agricoltori campana Alessandro Mastrocinque. “Il vero tema è in che modo riusciamo a recuperare il valore dell’impresa attraverso i progetti. Sibater si sta impegnando molto per il recupero dei terreni e dei fabbricati, ed è una opportunità straordinaria che dobbiamo saper cogliere, grazie anche alle sfide che ci attendono, superando le logiche del clientelismo che spesso affliggono i nostri territori. Cia Campania lavora per rimettere al centro progetti e scambi, recuperare visibilità in termini di accoglienza e di turismo, consapevoli di un ruolo centrale degli imprenditori agricoli, che sono i guardiani del territorio. Una alleanza tra forze diverse è utile a lavorare in maniera strategica per costruire risultati concreti”.

L’intervento di Cia Campania al tavolo dei relatori

L’impulso lanciato dalla coordinatrice del percorso Kinesis Johanna Monti, è stato quello di gettare le basi per un percorso innovativo per favorire un cambiamento diretto sulla comunità locale, per rivitalizzare aree spopolate attraverso la promozione della formazione, inclusione sociale e imprenditorialità. Un cambio di passo fomentato dai lavori di costruzione della Stazione Hirpinia in Valle Ufita, ovvero di un’opera infrastrutturale viaria destinata a ribaltare la geografia economica e sociale della Campania interna. Una prerogativa che consente anche agli amministratori dell’Unione dei Comuni Terre dell’Ufita coordinati da Luigi Famiglietti di mantenere dritta la barra della governance territoriale. Infrastrutture viarie, ferroviarie e digitali, re-industrializzazione, recupero delle terre abbandonate e formazione per costruire lavoro e incrementare i servizi essenziali. Così in Ufita si lavora a cambiare la storia e ribaltare la piramide.


LEGGI ANCHE:

A Frigento il primo progetto europeo per le Aree Interne

Green pass al lavoro obbligatorio per tutti dal 15 ottobre. Senza, stop stipendio. Il decreto

 

ARTICOLI CORRELATI