«Altre macerie sulla Dogana di Avellino», il Comitato: persi due anni, ora coesione

L'appello di Franco Festa alla città: tornare all'iniziale restauro conservativo del monumento e alla ricostruzione di un semplice e decoroso corpo retrostante

La Dogana di Avellino in piazza Amendola. Il luogo è uno dei simboli storici della città. I primi sedimenti documentati risalgono all'anno 1.009

Si aggiungono altre macerie sulla Dogana di Avellino, scrive Franco Festa. Intervenendo a nome del ‘Comitato per la salvezza della Dogana’, commenta l’ennesimo colpo di scena determinato dalla rinuncia dell’architetto di fama internazionale, Massimiliano Fuksas. Ha declinato l’invito del Comune di Avellino, dopo aver accettato in un primo momento di progettare il recupero del monumento millenario di piazza Amendola, di cui resta solo la facciata settecentesca. Di seguito la nota di Franco Festa.


Sulla Dogana di Avellino altre macerie: usciamone tutti insieme

di Franco Festa | Comitato per la salvezza della Dogana

Franco Festa

Un campo nuovo di macerie su quelle vecchie, questo è oggi lo stato della Dogana. La responsabilità più evidente , a due anni ormai dal finanziamento, è stata nella scelta arrogante del Sindaco, che ha inteso la questione come un fatto privato ed è stato incapace di aprire un qualunque dialogo con la citta, con il risultato di due clamorosi fallimenti, prima con Venezia, ora con Fuksas. Gli hanno fatto compagnia le ipocrisie diffuse nell’atteggiamento dell’ordine degli architetti, con motivazioni in apparenza corrette, ma dissonanti rispetto a un comportamento insensibile per anni alle questioni della Dogana e più attento invece a progettare una città spesso brutta e invivibile. Nè possono ritenersi innocenti i consiglieri comunali di maggioranza, che si sono limitati a un coro servile di approvazioni, o quelli di opposizione, con le loro dichiarazioni contrarie a cui non sono seguite proposte concrete e unitarie e che perciò hanno lasciato il tempo che trovavano. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. A pochi mesi dalla scadenza dei tempi, siamo ancora all’anno zero. C’è una sola via di uscita, semplice e immediata. Ritornare al progetto di massima, che ha ottenuto il finanziamento e che è stato ampiamente discusso e approvato. Ripartire da lì per passare rapidamente alla progettazione esecutiva e concludere tutto nell’arco di un anno. Il rigoroso restauro conservativo del monumento e la ricostruzione di un semplice e decoroso corpo retrostante, con funzioni pubbliche di varia natura, ma tutte aperte al centro storico: questi sono i due risultati che si possono ancora ottenere e che saranno da oggi al centro del nostro impegno. Per farlo occorre però subito uscire dal clima meschino che finora ha trionfato, guardare tutti insieme al recupero del monumento con autentico spirito civico, mossi unicamente dall’interesse pubblico, stella polare troppo spesso sconosciuta alla città.


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