Politica da ricostruire, Teresa Mele: finito il tempo dell’improvvisazione

LA RIFLESSIONE. L'esponente di Area Democratica interviene nel dibattito sul Recovery Fund e la programmazione dopo la pandemia per focalizzare la crisi dei partiti, alla vigilia della nascita di un governo di Unità Nazionale

«È finito il tempo dell’improvvisazione per una politica da ricostruire nel Paese e nel Mezzogiorno. La svolta impressa dal Capo dello Stato con l’incarico al professor Mario Draghi dimostra che senza competenza non si possono governare i complessi processi sociali ed economici del nostro tempo».

Teresa Mele

L’avvocato Teresa Mele, già assessore alle politiche sociali al Comune di Avellino, esponente in Irpinia della componente politico culturale del Pd ‘Area Democratica”, analizza l’evoluzione del quadro politico e istituzionale, osservando lo snodo della crisi di governo. «Con l’investitura di Mario Draghi si conclude una stagione particolarmente difficile e controversa della vicenda politica italiana, iniziata con le elezioni politiche del 2018, quando si affermò in larga parte della pubblica opinione l’illusione che si potesse migliorare la situazione semplicemente con la contestazione e la protesta», spiega. «Non è stato un fenomeno solo italiano, come abbiamo visto soprattutto negli Stati Uniti, ma in Italia si è manifestato clamorosamente, molto di più di quanto visto nel resto del Continente», puntualizza. «Da allora, attraverso fasi diverse, si è progressivamente dimostrato che l’interesse pubblico e il bene comune impongono preparazione, approfondimento, oltre che riconoscibilità, impongono un lavoro appropriato, frutto del dialogo con la società». Per Teresa Mele la attuale XVIII legislatura rappresenta uno spartiacque, quindi. «Nel corso degli ultimi anni l’esigenza delle riforme strutturali si era già presentata come una urgenza, ma con l’avvento della pandemia nel nostro Paese si è drammaticamente preso coscienza che riorganizzare i settori chiave della giustizia civile e della pubblica amministrazione è la premessa per una efficace programmazione straordinaria del Recovery Fund, così come per qualificare politiche all’altezza dei tempi nei campi del lavoro, dell’ambiente, della scuola e della sanità». Mele osserva che «la politica italiana, al di là delle posizioni e delle appartenenze, si è smarrita e si è divisa nel suo insieme in questi mesi di fronte al problema di cogliere l’opportunità del nuovo Piano Marshall, così rivelando i suoi limiti di preparazione e visione». In queste ore, però, «rispondendo all’appello lanciato dal Capo dello Stato, la politica ha l’occasione di recuperare la sua funzione propria, quella di unire il Paese nell’impegno comune per superare gli ostacoli».

«AREE INTERNE DEL MEZZOGIORNO DIVISE E LACERATE». Sui territori la crisi della politica è manifesta da più tempo, spiega Teresa Mele. «Nelle Aree Interne del Mezzogiorno, dove negli ultimi decenni del ‘900 un gruppo dirigente capace di dialogare e di raccordare, valendosi di apporti intellettuali seppe assumersi la responsabilità di modernizzare, creando sviluppo e crescita, oggi tutto viene scaricato sull’istituzione regionale». Teresa Mele punta l’indice contro lo sfaldamento dei partiti. «C’è stato un tempo in cui per la programmazione locale degli interventi a sostegno dello sviluppo e dell’economia era sufficiente ottenere riparti dei fondi statali ed europei, perché sui territori si era in grado di elaborare piani adeguati», spiega. «I partiti approfondivano, elaboravano e discutevano, sostenendo le istituzioni». E fa degli esempi. «Si potrebbe ricordare il protagonismo della politica e delle istituzioni locali in capitoli importanti del secondo dopo guerra e negli anni ’60 e ’70, così come della ricostruzione dopo il terremoto in Irpinia e Basilicata, recentemente ricordata anche dal Capo dello Stato in un suo intervento commemorativo in occasione del quarantennale». Oggi, sottolinea l’ex assessore comunale di Avellino, «non è più così. Si avverte un deficit di metodo nell’affrontare i problemi: spesso si agisce in ordine sparso, al di fuori di un indirizzo, di una visione e rifuggendo da una pur minima ricerca della coesione». I partiti, rimarca Mele, «non sono più il collante tra le istituzioni locali e la comunità locale».

«ISTITUZIONI E PARTITI TORNINO TRA LA GENTE». La sue considerazioni amare lasciano però spazio ad una speranza. «Cresce la consapevolezza che la politica può tornare nella sua forma originaria, quella che ha dato forma alla Repubblica». E spiega: «Quanto sta accadendo ci dice che c’è una politica da ricostruire, come autorevoli testimoni del nostro tempo ricordano con interventi, riflessioni, interviste e saggi, dai Vescovi Italiani a Padre Francesco Occhetta, ma anche che si può farlo. La sensibilità del Capo dello Stato non è isolata in un Paese che si appresta con umiltà e senso del dovere a corrispondere al suo appello per il bene comune». In questo senso, però, avverte che «quanto accaduto conferma il problema della qualità democratica, che senza un rilancio dei partiti non si potrà affrontare e superare». Per ricostruire la politica, «occorre ripartire dalla buona volontà dei cittadini, che non possono limitarsi a dare un voto ogni cinque anni, ma devono contribuire attraverso l’impegno alle scelte». Citando Pio XI, Mele auspica l’impegno di tutti alla politica, «adempiendo ad un dovere morale che la Chiesa e la Costituzione italiana contemplano, riscoprendo l’attualità dell’articolo 49, a proposito del ruolo e della funzione democratica imprescindibile dei partiti».

L’IRPINIA DEVE RIDESTARSI DAL SUO TORPORE. In questo scenario, l’esponente di Area Democratica guarda con preoccupazione alla situazione politica in provincia di Avellino. «Con il Recovery Fund e la programmazione dei fondi ordinari e straordinari, assistiamo da anni al declino della politica in Irpinia, priva di slanci, idee e volontà di coesione», osserva. «Manca il dibattito, non ci sono proposte, salvo il rincorrere vecchi progetti spesso solo abbozzati, proponendo questa o quella infrastruttura al di fuori di una visione di ciò che questo territorio dovrà diventare». Per Teresa Mele «si procede a tentoni» mentre «aumenta la distanza tra le istituzioni locali, i partiti ormai ridotti a contenitori elettorali e la pubblica opinione, come è drammaticamente evidente». E conclude sollecitando una riflessione, ribadendo la condizione difficile di una politica da ricostruire sul territorio: «La situazione economica e sociale di questa provincia non è conseguenza di un solo momento, certo, ma è responsabilità di chiunque avendone il dovere dato dalla funzione non interviene, a partire da ogni cittadino».


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