L’industria irpina non ha spazio per crescere, De Vizia: “Mancano lotti per nuovi investimenti”

RECOVERY FUND E COMPETITIVITÀ. Il presidente di Confindustria Avellino è intervenuto al webinar del Centro Dorso sulla programmazione straordinaria dei fondi europei. "Siamo in ritardo di 50 anni e serve una sferzata per ammodernare la provincia di Avellino"

L’industria irpina “ha bisogno di spazio e di servizi per crescere. Oggi mancano i suoli per impiantare nuove attività”. Emilio De Vizia, presidente di Confindustria Avellino, non fa mistero dello scetticismo che si respira ai tavoli dell’Unione degli Industriali in merito alle opportunità concrete del Recovery Fund.

Emilio De Vizia, presidente di Confindustria Avellino

Nell’intervento al webinar promosso dal centro di ricerca Guido Dorso, ha evidenziato la condizione di grave ritardo in cui versa la provincia di Avellino, come “una discriminante che oggi non consente all’Irpinia di pianificare il reale ammodernamento proposto dallo spirito e dalla lettera del Recovery Plan”. De Vizia è intervenuto al webinar “Next generation Irpinia. Idee e proposte per lo sviluppo” insieme al Vice Presidente della Giunta regionale della Campania, Fulvio Bonavitacola, e al consigliere particolare del Premier Conte per il Mezzogiorno Gerardo Capozza, tra gli altri. Il presidente De Vizia ha lanciato un messaggio chiaro: il Recovery Fund deve essere utilizzato per investire in competitività, non per una mera rincorsa alle emergenze croniche. “Il vero discrimine è cercare di capire perchè quello che aspettiamo non siamo riusciti ad averlo nei tempi giusti: infrastrutturazione viaria e digitale, ammodernamento. Se facciamo l’elenco della spesa facciamo un errore che non ci porta da nessuna parte. La condizione di partenza ci vede in netto svantaggio: le nostre aree industriali mancano di sevizi primari. Un caso esemplare è l’area di Cervinara, che è incompleta” ha commentato Emilio De Vizia. La possibilità di fare impresa, incrementare i servizi e accrescere lo sviluppo dell’economia locale impone di avere delle condizioni di partenza, che oggi questo territorio non sembra avere, spiega. L’industria irpina viene descritta in una condizione di stasi. “Non abbiamo disponibilità di suoli per l’industria, non possiamo assegnare nuovi lotti”, segnala con forte preoccupazione il rappresentante di Confindustria Avellino. “La nostra provincia è nel programma di Open Fiber, ma bisogna capire perchè siamo fermi al 10 per cento dei lavori, perchè l’infrastrutturazione digitale delle aree industriali già appaltata è ferma. Senza contare che le Zes sono state stabilite dove non c’è disponibilità di terreni”. Se gli imprenditori “vogliono solo un percorso veloce e uno sportello unico per poter realizzare iniziative e implementare attività, sollecitando le infrastrutture minime per poter competere, ha premesso, “chiedo a chi ha un ruolo diverso da mio di creare le condizioni per fare economia”. A questo proposito, per De Vizia è fondamentale sfruttare per l’industria irpina lo scalo ferroviario in costruzione tra Ariano Irpino, Gtottaminarda e Flumeri. “Se riusciamo a trovare un canale per la realizzazione di una piattaforma logistica vicina alla stazione tutto verrà da se”. Ma guardando alle prospettive del settore produttivo, il Presidente di Confindustria Avellino esorta a difendere i poli tradizionali. “Ho partecipato ad una riunione con i conciatori a Solofra, dove la depurazione è vecchia di 50 anni, e la rete idrica è un colabrodo” denuncia.

UN DOCUMENTO PROGRAMMATICO STRATEGICO PER L’INDUSTRIA IRPINA Infine, il monito a fare squadra. “Per avere forza come Irpinia bisogna parlare con una voce unica. Dobbiamo tirare fuori un documento che sia espressione di tutti gli enti e tutti gli attori sociali; che parli di cose realizzabili entro il 2026, altrimenti partiamo sconfitti”. Bisogna fare squadra senza colore politico”. In questo quadro la sfida ferroviaria nel Corridoio paneuropeo VIII rappresenta il vero banco di prova. “La stazione si farà a Grottaminarda, non facciamo come ad Afragola: prepariamo un territorio con una piattaforma logistica adeguata, infrastrutturiamo il terminal con strade, aree di parcheggio e servizi. Stabiliamo i compiti di ciascuno di noi, altrimenti corriamo il rischio di trovarci impreparati. Occorre investire in un’unica direzione e stabilire una traiettoria per un futuro competitivo”.

Un treno Freccia Rossa in corsa

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