“Piano nobile” di Simonetta Agnello Hornby

Recensione del terzo romanzo della trilogia della scrittrice avvocatessa siciliana naturalizzata britannica

“Piano nobile” di Simonetta Agnello Hornby. La famiglia, con i suoi segreti e le sue ipocrisie che vi si insinuano, a volte avvelenando gli affetti più sacri, i silenzi densi di parole represse che sembrano echeggiare tra le sale aristocratiche e i desideri latenti di vendetta affollano la mente nelle ultime ore del barone Enrico Sorci che ascolta il suo respiro affannato o “il fiatare dei pensieri che vengono da lontano”, con i suoi fantasmi che venivano a visitarlo, mentre il suo fedele servitore Elio continua a leggere accanto al suo letto. Ha ordinato a tutti di non entrare, di lasciarlo solo in quel limbo in cui vede passare davanti agli occhi tutta le vicende della sua famiglia: la loro ricchezza era enorme e a Palermo possedevano un palazzo settecentesco e ostentavano la loro ricchezza.

Le scelte di vita di quasi tutti i componenti della sua famiglia erano state tuttavia frutto di accordi economici o di convenienza e ciò aveva reso i rapporti coniugali falsati, lasciando un senso di profonda frustrazione in tutti. Si sentivano come marionette , i cui fili erano mossi da un destino a cui non ci si poteva sottrarre, perché si trattava di consuetudini ataviche e in Sicilia le tradizioni dovevano essere rispettate. La morte di suo fratello Nicola a causa di un incidente per una caduta da cavallo pone Enrico in una situazione difficile: è costretto dal padre a sposare la sorella della fidanzata del fratello per ottenere una dote, che però gli viene rifiutata. Non aveva mai amato sua moglie Rosaria, ma provava una vera ossessione per le donne, ne aveva avute tante che gli avevano dato molti figli illegittimi: egli tradiva sua moglie, ma le permette di comprare biancheria fine e tutto ciò che lei e sua figlia Maria Teresa desideravano. La condizione della donna in Sicilia, sempre assoggettata a tradizioni inveterate rivela una particolare eccezione nelle Tre Sagge, le sorelle e la cugina del barone, tutte nubili che avevano il compito di insegnare ai maschi cosa si doveva fare e come doveva essere fatto.

Il barone Enrico sente che la sua fine è vicina e Cola , il suo primogenito, aveva avuto il compito di attendere i parenti nel salone. Quando Elio, il servitore, gli si avvicina, gli annuncia che volontà del barone era che egli sedesse a capotavola a posto suo: tutto avveniva secondo antiche tradizioni, il cibo era sempre prelibato, i posti già fissati a seconda del grado di parentela. A tavola vi era un “ciarmulio”, i commensali chiacchieravano tra loro di svariati argomenti, si facevano discorsi sulla necessità dell’indipendenza siciliana tra i signori o sui vestiti alla moda tra le signore. Cola rifletteva sul fatto che mentre suo padre, nell’altra stanza, stava morendo, mentre si litigava e si nascondevano i contrasti dietro una velata ipocrisia. Egli era consapevole che “il peso dell’essere un capo” ormai apparteneva a lui e teneva il palmo delle mani sulla tavola per trovare una saldezza che non aveva mai avuto. Osservava Laura, la moglie di suo fratello Andrea, il suo grande amore a cui non sa rinunciare, perché loro due erano due anime che si erano riconosciute e la scoperta della loro relazione da parte di sua cognata Caterina e la notizia sconvolgente che Laura aspettava un figlio da lui aveva destato enorme scandalo e la donna era stata trattata sempre con discredito nella loro famiglia, anche se il vecchio barone la comprendeva. Laura De Nittis aveva avuto una vita difficile, fatta di apparenza – “facciata di lusso e i creditori alla porta”; suo padre era un marchese, ma aveva dilapidato il suo patrimonio e, nonostante tutto, conduceva una vita al di sopra delle sue possibilità. In uno scatto d’ira aveva sparato allo spasimante della figlia ed era stato costretto a fuggire abbandonando tutti. La figlia, ormai caduta in disgrazia,  era stata data in sposa ad Andrea, ma era stato un matrimonio infelice sin dall’inizio, perché lei e il bambino avevano sconvolto l’ordine delle sue giornate. Andrea era afflitto da un’infelicità nascosta e inspiegabile e sua madre era stata l’unica ad aver indovinato in lui quel malessere, sin da quando era molto giovane; egli a volte si estraniava, ma aveva un profondo legame con suo fratello Cola. Avevano preso l’abitudine di fare una passeggiata ogni giorno dopo pranzo e ciò lo rendeva calmo; nonostante il tradimento di sua moglie essi erano rimasti “due fradici brandelli di fratellanza”. Andrea era una persona debole e disturbata mentalmente : nonostante ciò, si era assunto tutte le responsabilità per evitare che il figlio Antonio fosse coinvolto nell’incidente che aveva causato e ora il figlio lo teneva in pugno. Era ossessionato dai suoi fantasmi e, per sconfiggerli, aveva cominciato a pregare insistentemente, a volte gli sembrava che ci fosse un’orchestra di rumori intorno a lui e non riusciva a liberarsene. L’apparenza era un valore, soprattutto negli ambienti aristocratici:  gli scandali venivano soffocati tra le mura del palazzo e Carlino, il figlio di Cola e Laura, viene accolto da Margherita, la moglie tradita, che lo incoraggia ad usare i suoi profumi e favorisce in un certo senso le sue tendenze omosessuali. L’incontro con il capitano Hill, un militare inglese, che aveva affittato il piano nobile del palazzo Sorci, gli apre un mondo diverso: egli si occupa della sua istruzione e lo introduce in tutti gli ambienti importanti, in cui viene a contatto con i vizi più sordidi. Nelle lettere che egli scrive a sua cugina Mariolina, con la quale  ha un legame di profondo affetto, egli le confida tutte le sue attività, anche quelle di cui si vergogna; a poco a poco comincia a sentirsi in gabbia, ha paura e decide di fuggire e di raggiungere New York, dove fa conoscenza con gli italoamericani a Little Italy. E’ un periodo non privo di difficoltà ed egli afferma che ”non dimenticherà mai le umiliazioni subite, mai, nemmeno quelle che aveva perdonato” e quando finalmente torna a casa in Italia,  si rende conto che aveva conosciuto un mondo nuovo, era cambiato e se si sentiva così diverso non era perché aveva accettato la sua natura omosessuale.

Osserva da un balcone il funerale che si snoda attraverso la via,  con il suo corteo di orfanelli e orfanelle e la presenza di tutte le persone di ceto elevato che erano entrati in contatto con lui, Don Peppe Vallo, uno dei figli del barone, un “bastardo”: sua madre era una cameriera al palazzo. Egli ha sempre sofferto della sua condizione, si era sentito rifiutato, perché il barone si era dimenticato di lui; ricorda quando il barone era andato a casa sua ed egli, bambino, gli aveva impedito di avvicinarsi a sua sorella; l’uomo aveva reagito colpendolo con un calcio ed egli non aveva mai dimenticato quel gesto e il dolore che aveva provato. Si sentiva come se costituisse un fastidio per lui,  ma egli continuava a cercarlo; forse suo padre gli aveva dato l’alterigia e il senso del suo valore. Il barone era curioso del suo successo in America dove aveva fatto fortuna; era diventato un uomo potente in Sicilia e aveva anche stretto contatti con la mafia. Avrebbe dovuto odiare suo padre e prendersela con i suoi figli illegittimi, ma non l’aveva fatto: in lui permaneva un profondo senso di malinconia e di mancanza d’amore. Era scappato di casa a dieci anni, dopo un calcio ricevuto dal patrigno: si era sempre sentito di non valere come essere umano e tutte le angherie che aveva subito lo avevano portato alla decisione di non avere figli per paura di scoprire in sé un istinto violento. Se si fosse presentato al funerale, sarebbe stato trattato con indifferenza e, guardando la fila dei questuanti, egli si sentiva distante da loro, perché non aveva mai chiesto niente a suo padre.

Dopo la morte del barone, dal suo posto a capotavola osserva la sua famiglia e prova un sentimento di compassione e si rende conto che sarà difficile tenere le redini di tante personalità diverse, permeate da forti ambizioni.  La moglie di Cola, Margherita rivendica il suo ruolo, anche se Cola l’aveva sposata su decisione del padre per recuperare almeno una parte della dote che gli era sfuggita. Furono presi degli accordi che riguardavano tutta la famiglia, soprattutto Laura, che avrebbe dovuto trasferirsi in un’altra casa e abbandonare suo figlio Carlino. Il suo primo figlio, Antonio, comincerà a frequentare brutte compagnie e diventerà un truffatore.  Laura si sentirà sempre in colpa per la sorte di suo figlio e, in una lettera ad Andrea,  gli confessa la sua sofferenza per le violenze subite da lui e sempre taciute e gli scriverà: “non far più del male a nessuno e non farti più male”. Intenso e struggente è il momento in cui Carlino si imbarcherà sul piroscafo diretto verso l’America, accompagnato dal colonnello Hill, lei si sentirà pervasa da una profonda tristezza -“sono sola, sono donna, sono madre”, ma, anche nei momenti più difficili si sentiva una donna amata  e ripensava al suo amore per Cola, non si era mai sentita in colpa per quel suo sentimento. Era sempre stata convinta che l’amore di una madre non ha limiti e lo manifestò nei confronti di suo figlio Carlino, quando, nel corso di una serata importante della stagione lirica del teatro Massimo a Palermo, prese posto in un palco con lui ed Emilio per manifestare l’approvazione al loro legame. Era consapevole di aver osato, ma l’aveva fatto con saggezza, perché essi erano “belli fuori e dentro”.

Rico Sorci, il nipote del barone, torna ferito dalla guerra che gli aveva portato via speranze, progetti e desideri: grazie al suo animo sensibile, aveva sempre compreso l’amore di suo padre per Laura e provava una sorta di vicinanza emotiva nei suoi confronti. Il momento più difficile della sua infanzia era stato quando sua madre Margherita, in preda alla rabbia,  gli aveva detto che suo padre aveva un’altra donna ed era la zia Laura ed egli aveva avvertito un profondo disagio, poiché ”oltre al marito mia madre aveva perso anche il rispetto di suo figlio”. Era stato  colpito da una frase di suo padre: “ Ricordati di amare la tua giovinezza”, in cui traspariva il rimpianto per non aver potuto vivere la vita che avrebbe desiderato. L’amore per Rita gli dà stabilità e accoglie spesso Carlino, con cui ha un legame profondo, presso di loro, come se fosse il loro figlio ed è come se finalmente si chiudesse un cerchio.

A cura di Ilde Rampino

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