L’Assedio di Compsa, il 13 giugno l’Irpinia tornerà al 216 a.C.

Presentato l'evento che per due giorni consentirà ad oltre cinquemila spettatori di rivivere alcune fasi del terribile assalto di Annibale, avvenuto 2236 anni fa. Ritornerà in auge l'antico insediamento nato dalla Kampsa hirpino sannita. Gli interventi integrali di rappresentanti istituzionali ed esperti sull'evento

Conza della Campania

A Conza della Campania è stato presentato il progetto “L’Assedio di Compsa” nella Sala consiliare . Si è illustrato il progetto che andrà in scena il 13 e 14 giugno: una rievocazione storica degli eventi che, nel 216 a.C. portarono Annibale a Conza, l’antica Kampsa per gli Hirpino-Sanniti, poi trasformata in Compsa dai Romani. Per il pubblico sarà un’esperienza emozionale, che lo proietta direttamente nella Kampsa di 2000 anni fa. «Quello dell’Assedio di Compsa, finanziato con fondi POC Regione Campania 2019/2020, è un tentativo ambizioso di valorizzazione territoriale», ha affermato il Sindaco, Luigi Ciccone. «L’Assedio di Compsa si sposa bene con gli obiettivi che la nostra amministrazione si pone rispetto al recupero e dalla valorizzazione delle ricchezze storiche e paesaggistiche che il territorio offre». Nello specifico, trattandosi di storia ed eventi importanti del passato, l’evento può rilanciare sicuramente la notorietà del parco archeologico di Compsa che abbiamo particolarmente a cuore per la sua grande significatività avendo segnato la vita di un territorio». Ciccone svela il progetto di valorizzazione storica, culturale e ambientale della Conza di oggi. «Oltre che attraverso la realizzazione di eventi, oggi siamo in attesa di poter concretamente rivitalizzare il parco ponendolo in connessione con l’oasi Wwf del lago di Conza, grazie al progetto integrato di valorizzazione ‘Ambiente, Natura, Territorio e Archeologia’, con il quale il Comune di Conza si è vista assegnare 2.290.000,00 euro per la riqualificazione dell’area nell’ambito del documento strategico d’area dell’Alta Irpinia relativo alla Strategia nazionale Aree Interne». In definitiva con l’Assedio di Compsa si punta ad immaginare un diverso rilancio in chiave turistica dell’area. Di seguito gli interventi integrali degli ospiti intervenuti. I testi sono stati diffusi dagli organizzatori.

L’Assedio a Compsa di Annibale rivive nell’antica Conza dopo 2236 anni

INTERVENTI

Intervento di Gerardo Chiancone, Curatore Scientifico de L’Assedio di Compsa. 

Coniugare cultura, turismo ed economicità, sono questi i tre elementi cardine su cui si fonda l’iniziativa “L’Assedio di Compsa”, evento che prende il via ufficialmente Sabato 29 Febbraio 2020 alle 16.30 presso la Sala Consiliare del Comune di Conza della Campania con la conferenza di apertura dei lavori. Nel concreto il progetto prevede la realizzazione di una rievocazione storica degli eventi che nel 216 A.c. portarono Annibale a Conza, l’antica Kampsa per gli Hirpino-Sanniti, poi trasformata in Compsa dai Romani. L’aspetto innovativo della rievocazione storica che verrà realizzata il 13 e 14 Giugno 2020 a Conza della Campania, risiede nel tentativo di voler far vivere al turista che parteciperà alle varie manifestazioni che si svolgeranno in diversi punti del paese un’esperienza emozionale che lo proietta direttamente nella Kampsa di 2000 anni fa. Tutto ciò viene realizzato proiettando il visitatore, come se salisse in una macchina del tempo, direttamente nella Kampsa del 216 A.c.  attraverso modalità simboliche come quella di dotare ognuno di un costume tipico con il quale è permesso l’accesso alle rievocazioni teatrali, il merchandising, con il conio di monete in terracotta dell’epoca ed infine l’esperienza dell’accampamento che regalerà l’emozione unica di vivere una notte in un vero e proprio accampamento dell’epoca eseguendo tutte le attività che venivano fatte dai soldati dell’epoca. L’esperimento è unico nel suo genere vuole rappresentare quel grande evento, che partendo dalla storia vera dell’epoca raccontata da Tito Livio nell’Ab Urbe Condita, riporta in vita quel passato glorioso della nostra Conza e di tutto il territorio dell’Alta Irpinia. L’obiettivo, tuttavia, è di farlo in chiave moderna, puntando su quello che è il turismo emozionale, sempre più ricercato dalle persone soprattutto della città che cercano continuamente stimoli e forme di evasione dalla loro quotidianità di vita. Questa è la vision del progetto che mira a diventare un evento ciclico da ripetere ogni anno e rappresentare un volano per il turismo del territorio.

L’abitato post terremoto sovrasta il parco di Conza della Campania

L’Assedio di Compsa. Intervento professore Gerardo Vespucci: Dirigente Scolastico Istituto Superiore “Luigi Vanvitelli” di Lioni

Il progetto l’Assedio di Compsa è sicuramente un’idea ambiziosa di valorizzazione territoriale. L’Alta Irpinia ha come punti di forza la sua storia, resa immortale dalle numerose testimonianze archeologiche, l’enogastronomia, frutto di colture e di una tradizione agricola millenaria, e l’ambiente paesaggistico, unico, selvaggio, semplicemente stupendo. L’Istituto di istruzione superiore Luigi Vanvitelli è orgoglioso di far parte di questo progetto, ben studiato da Comune di Conza, e concentrerà la sua attività nella ricostruzione 3D realizzata con fotocopiatrice/scanner digitale dell’antico Foro Romano esistente nel parco archeologico di Compsa, fondando la nostra analisi su testimonianze architetturali e storiche certe e documentabili. Successivamente alla progettazione digitale, procederemo alla realizzazione di un plastico che arricchirà la collezione museale del Comune di Conza della Campania. Tale attività sarà realizzata con il lavoro e coinvolgimento del corpo docenti e dei ragazzi del Geometra di Lioni. Offriamo il nostro supporto anche per lanciare in quest’edizione dell’evento “L’Assedio di Compsa” una rievocazione enogastronomica dei cibi tipici nell’Hirpinia di 2000 anni fa, coinvolgendo l’istituto Alberghiero di Lioni, ed andando alla ricerca delle ricette e degli alimenti comunemente utilizzati in quei tempi nelle case familiari. Un bel lavoro di ricerca e di sperimentazione, in chiave moderna, che può dare sicuramente un apporto scientifico importante alla manifestazione.

Parco archeologico di Compsa

Scene e testimonianze dell’Antico”. Intervento professore Gerardo Cipriano: Dirigente Scolastico Istituto Superiore “Francesco De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi.

L’attuale scommessa degli studi classici è quella di proporre agli studenti nuovi linguaggi per conoscere e diffondere il pensiero antico, intramontabile ed universale. I docenti del liceo classico dell’IISS “F. De Sanctis” negli ultimi anni si sono distinti proprio per la varietà di proposte con cui hanno saputo coinvolgere i numerosi studenti, che hanno poi fatto emozionanti esperienze di studio, sfociate spesso in riconoscimenti anche extra-territoriali. Per questa encomiabile iniziativa di valorizzazione del territorio abbiamo ritenuto opportuno esprimere la nostra creatività con due progetti, l’uno realizzato dal Laboratorio del Dramma Antico, l’altro risultato di un’attività di PCTO, promosso per conoscere le emergenze archeologiche del territorio e quindi divulgarle. Il laboratorio del Dramma Antico, innestato nel corso di studi del liceo classico, parte integrante dell’ I.I.S.S. “F. De Sanctis” di S. Angelo dei Lombardi, opera fin dal 1993 circa ed in quasi trent’anni di attività ha sostenuto progetti di formazione degli studenti, integrando, completando ed arricchendo il percorso formativo curricolare. Negli ultimi anni le scelte progettuali del Laboratorio sono state fissate tenendo conto delle emergenze civiche, sociali, ambientali promosse a obiettivo di dialogo e ricerca anche in altre manifestazioni che ci hanno visto partner. Oggi interpretare ruoli antichi a teatro significa interrogarsi su problemi del nostro tempo, quindi interrogare poeti, filosofi, drammaturghi sui segreti per essere cittadini di oggi. Grazie al dialogo con la rete di scuole, fondazioni, accademie ed università aderenti al progetto “Classici Contro”, promosso grazie alla regia dell’Università ‘Ca Foscari di Venezia, il nostro Laboratorio ha portato in scena temi universali, dall’utopia, alla Dike, all’Anthropos. Per il corrente anno scolastico, partendo dal tema prescelto dell’Oikos, dopo un lungo confronto, é stato individuato un orientamento originale per rispondere alle paure, ai dubbi, alle speranze giovanili sulle emergenze ambientali. Innanzitutto è stato scelto un mito antico, che potesse fungere da paradigma attuale, che avesse inoltre la forza evocativa trascinante per segnare il senso civico dei nostri studenti. La scelta è ricaduta sul mito di Edipo, in un adattamento testuale e poi scenico che prende spunto dalla rielaborazione del poeta Sofocle. Edipo perché gli spettatori potranno assistere alle drammatiche vicende di un singolo individuo, che da una solida e rassicurante posizione di potere decade miseramente, come la natura sullo sfondo che partecipa alla triste sorte umana. Quasi profeticamente i nostri studenti partiranno dall’interpretare un mondo violentato dalla natura, deformato dal morbo e dall’epidemia, ma lentamente, grazie all’intelligenza e alla resistenza dell’uomo, quel mondo subirà una metamorfosi, essi stessi saranno protagonisti del cambiamento, saranno abitanti di un mondo nuovo, di una natura pacificata, risanata. L’attività di PCTO realizzata nello scorso anno scolastico ha avuto come obiettivo quello di raccogliere fonti, notizie e studi prodotti intorno all’antica Compsa. Il secondo passaggio è stato quello di rendere tutto questo materiale di studio fruibile per un’utenza turistica, attraverso l’esposizione dello stesso su un sito web con la predisposizione di un collegamento per mezzo di un QR-Code, apposto su un pannello all’ingresso del Parco Archeologico. Lo stesso tipo di attività con gli stessi risultati è stato realizzato presso l’Abbazia del Goleto. Pertanto gli studenti, a conclusione del progetto, offriranno al pubblico presente un servizio di guida turistica, che solcherà i secoli per evocare storie e leggende dell’antica Compsa.

La sistemazione esterna della zona interna al parco archeologico di Compsa

L’assedio di Compsa: design e strategie di sviluppo”. Intervento Maria Antonietta Sbordone: Professore Associato – Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. 

L’Assedio di Compsa, narrazione di un evento storico, è la rappresentazione concreta dell’indipendenza di un popolo e del suo radicamento al territorio che, sebbene, continuamente rimodellato per fortuna o per disgrazia da eventi di varia natura, condensa una panoplia di caratteri intrinsecamente connessi. L’Assedio di Compsa diventa, quindi, il grimaldello per individuare e ridefinire attraverso gli oggetti che appartengono al territorio, i caratteri specifici e comunicarli all’esterno. Occasione da cogliere per riprodurre il volto nuovo e i costumi più adatti ai tempi, per proporli in maniera più adeguata all’esterno e che, in misura maggiore, interpretano i desideri e le aspettative dei cittadini, utenti e facilitatori delle dinamiche di costruzione dell’identità dei luoghi. Il Design dei Servizi interviene, attraverso la creazione di Linee Guida, in quanto strumento di indagine conoscitiva e attraverso lo scouting narrativo, di amplificazione dei risultati per trasformarli in materia di progetto. La successiva fase di definizione dei valori tangibili e intangibili specifici, attraverso lo strumento di “storytelling”, dispone alla condivisione dei contenuti originari della storia comune di Conza e del suo territorio. L’esplicitazione delle caratteristiche proprie del territorio è materia del Design dei Servizi, che agisce in termini di valorizzazione della attività culturali e produttive in chiave di sviluppo strategico. Si riportano in auge le caratteristiche principali dei luoghi, attraverso il recupero dell’identità collettiva si ribadisce l’appartenenza e quindi la piena condivisione delle scelte future. L’evento richiama tutti alla comune identità, prima di tutto storica, di una civitas che compatta, con determinazione e autonomia, risponde alle sollecitazioni esterne, trasgredendo all’ordine imposto, disponendosi quindi alla inevitabile cruenta reazione. Ispirati dalle storie, dal territorio, dalla natura circostante, dai beni tangibili ed intangibili, lo sviluppo, in ambito universitario1, del sistema di identità visiva, avviene attraverso la progettazione di alcune icone geometriche che rappresentano Conza, il territorio e la sua gente. Le icone sono state progettate sulla base di una griglia modulare, creando un network di collegamento tra loro che rappresenta un pannello a riquadri animato. Dette icone restituiscono una sorta di codice visivo che rappresenta le risorse tangibili ed intangibili dei luoghi. Un codice che può vivere da solo, visualizzando ogni simbolo singolarmente o come una rete di simboli che mostrano la grande complessità della città, della sua storia, del territorio produttivo ed estetico. Le icone si prestano ad una rivisitazione di tipo illustrativa per lo storytelling, per mostrare il paesaggio, per tradurre le passioni e le aspirazioni di un popolo e trasmetterle all’esterno.

La Conza romana

L’Assedio di Compsa. Intervento di Antonio Pugliese, archeologo

Il lavoro coordinato dal sottoscritto, condotto con l’ausilio di giovani volenterosi dell’Associazione Gioventù Conzana, è finalizzato, più che alla creazione di specifici itinerari o percorsi, alla mappatura del territorio attraverso l’indicazione dei più significativi siti di interesse storico-archeologico. La scelta di non limitarsi al solo territorio di Conza della Campania nasce dalla volontà di sradicamento di concezioni campanilistiche e deve essere intesa nell’ottica di una “unitarietà ed identità storica” del nostro territorio, pienamente in atto soprattutto in epoca sannitico-romana.
Tra la fine del V secolo a.C. e gli inizi del IV, proprio nel momento in cui si assiste al massimo sviluppo, la vita nei centri della cultura di “Oliveto-Cairano” sembra arrestarsi e ciò è dovuto al fenomeno politico e culturale che va sotto il nome di sannitizzazione della Campania. A partire da questo momento è possibile riscontrare anche in Irpinia, come nel resto della Campania, una sostanziale unificazione dello scenario politico-culturale che va a coincidere con la presa di coscienza dell’unità etnica delle popolazioni sannitiche. In questo contesto sembra ormai accertato che Compsa abbia rivestito un ruolo di primo piano nell’ambito dell’ethnos degli Hirpini, rivestendo probabilmente, in determinati momenti, il ruolo di centro amministrativo dell’intero gruppo. L’importanza del centro già a partire da epoca sannitica sembrerebbe anche confermata dal ritrovamento, avvenuto in territorio di Metaponto, di un elmo di bronzo di tipo attico-calcidese, oggi custodito presso il Museo Poldi Pezzoli di Milano, risalente al IV secolo a.C., in cui è attestata l’esistenza di una vereia Campsana assoldata al servizio della città di Metaponto. Alquanto labili sono però le testimonianze materiali riferibili a questa fase, costituite essenzialmente dalla presenza di una pavimentazione in ciottoli fluviali rinvenuta al di sotto del piano del foro di epoca romana, riferibile all’arx di epoca sannitica. Grande rilevanza fu certamente assunta in questo periodo da un sito a carattere santuariale ricadente all’interno del territorio del comune di Morra di Sanctis, in loc. Selvapiana, a breve distanza con il confine amministrativo con Conza. L’area fu interessata, sul finire degli anni Settanta del secolo scorso, da un saggio di scavo da parte dell’eminente archeologo Werner Johannowsky, che ha consentito l’individuazione di resti pertinenti ad un insediamento sannitico la cui frequentazione si fa risalire ad un periodo compreso tra il V e il III sec. a.C. In particolare, le indagini permisero di mettere in evidenza strutture murarie regolari in pietra calcarea che risultavano in connessione con un acciottolato. Nell’area di scavo furono recuperate antefisse figurate e numerose terrecotte architettoniche pertinenti alla trabeazione di un edificio di culto, oggi custodite presso l’Antiquarium di Morra de Sanctis. Anche il considerevole materiale ceramico sembra riferirsi ad un unico contesto votivo, dotato verosimilmente anche di un abitato. Il santuario subisce una distruzione violenta nel corso del III sec. a.C., suggerita dalle diffuse tracce di bruciato emerse durante le operazioni di scavo, da riferire alle devastazioni da parte dei Romani in seguito alle guerre sannitiche o a quella annibalica. A partire dal periodo compreso tra la fine del III – inizi II sec. a.C. l’organizzazione del territorio sembra subire una radicale e sensibile trasformazione. L’inizio del secolo, come documentato in diversi contesti dell’Italia meridionale, dovette rappresentare un periodo di difficoltà in virtù della forte crisi demografica causata dai sanguinosi anni della guerra annibalica nonché dall’emergere di un nuovo modo di gestione delle terre. A partire da questo momento, infatti, si registra un cambiamento radicale nell’economia, anche in ambito irpino, con l’introduzione del sistema di produzione schiavistico, che ha come conseguenza principalmente la creazione di vasti latifondi e di grandi aziende agricole, che incominciano ad essere disseminate sul territorio, la cui installazione si affianca, e in alcuni casi finisce per soppiantare il sistema insediativo tradizionale di tipo paganico-vicano. La nascita di queste strutture, gestite attraverso schiavi per lo più di provenienza medio-orientale o ancora tramite l’utilizzo di lavoratori stagionali, vengono create sotto la spinta delle locali aristocrazie filoromane o dagli stessi esponenti della politica romana e si basavano su di un’economia incentrata non tanto sull’agricoltura, ma soprattutto sull’allevamento e sulla transumanza. L’arrivo dei Romani si configura, anche in questa regione, come un tentativo, da parte del potere centrale, di estendere la sua influenza in zone economicamente e potenzialmente importanti. Tale processo di penetrazione era del resto già stato avviato precedentemente, attraverso una politica di alleanze e influenze economiche. La Seconda guerra punica, in particolare, offre a Roma l’occasione di espropriare gran parte del territorio irpino al fine di trasformarlo in ager publicus populi Romani, come forma di punizione per aver defezionato in favore di Annibale; Compsa e il suo ager subirono certamente tale trattamento anche perché aprirono, tramite Statio Trebio, le porte al condottiero cartaginese. Proprio all’indomani della Guerra annibalica, inoltre, si suppone possa essere avvenuto un primo stanziamento all’interno dell’ager Compsanus, attraverso assegnazioni viritane di agro pubblico ai veterani di Scipione l’Africano. Bisognerà arrivare all’età graccana per ritrovare le tracce di ulteriori ampie assegnazioni di ager publicus, realizzate a seguito alla promulgazione della lex Sempronia agraria del 133 a.C. Una suddivisione dell’ager Compsanus è peraltro confermata anche dai Libri Coloniarum, che ci informano su probabili assegnazioni ma senza riferimenti cronologici o topografici puntuali. Il controllo di Roma in questa porzione di territorio irpino si accentuò successivamente in seguito all’ampliamento dell’Appia nel 190 a.C. fino a Venusia; la prosecuzione ulteriore della strada, che attraversava il cuore della regione irpina, permise alle legioni romane di percorrere con relativa facilità gran parte del territorio in modo da poter reprimere ogni eventuale tentativo di rivolta. I Samnites Hirpini divennero quindi socii di Roma, membri cioè di un’alleanza militare, e ogni città assunse il titolo di “civitas foederata”, città alleata di Roma; quest’ultima intanto continuava ad intervenire con continue ingerenze nella sfera politica ed amministrativa della regione, accentuando ovunque il processo di romanizzazione. È in questo quadro di radicali cambiamenti, anche violenti, sia di ordine giuridico che politico-amministrativo, che le evidenze archeologiche, a partire soprattutto dalla seconda metà del II-inizi I sec. a.C., testimoniano un articolato sistema di occupazione del paesaggio, così come si evince dai dati finora acquisiti all’interno dell’ager di Compsa. In questo contesto spicca soprattutto l’installazione di ville rustiche, edifici di dimensioni medio-piccole, inseriti in fondi piuttosto estesi, che sorgono su terrazze ricavate lungo le pendici o sulla sommità di piccole alture, in posizione protetta e tale da garantire un controllo sulle vallate sottostanti. In seguito alla guerra sociale, la comunità di Compsa fu elevata a rango di municipium, amministrato da quattuorviri e fu ascritta alla tribù Galeria. È in questa fase che si assiste anche al parallelo sviluppo urbanistico ed edilizio del centro. Come nella maggior parte delle città italiche più ricche ed avanzate, l’afflusso di denaro conseguente alle conquiste mediterranee di Roma e le ambizioni politiche delle aristocrazie municipali locali, creano anche qui le premesse per un’attività edilizia talora veramente imponente, volta a privilegiare il ruolo della città nel più ampio contesto italico e il rango e la potenza dei committenti nella lotta politica locale. Lo sforzo principale è indirizzato, oltre che verso la creazione di infrastrutture urbane di pubblica utilità quali ad esempio pavimentazioni stradali, acquedotti e fontane, restauri ed ampliamenti di mura, soprattutto sulla grande edilizia di prestigio, con particolare interesse per gli effetti monumentali e scenografici, secondo i canoni tardo-ellenistici filtrati dall’esperienza romana. L’organismo urbano, considerate anche le dimensioni ridotte, deve essere considerato maggiormente quale centro politico-decisionale posto a servizio di un territorio estesissimo in cui risiedeva la maggior parte della popolazione. La ricostruzione dell’estensione geografica dell’ager Compsanus in età romana non è stata, tuttavia, almeno fino ad oggi, trattata in modo sistematico. L’unico confine certo si può identificare con Volcei, a sud, ed è rappresentato dal massiccio del monte Valva, corrispondente verosimilmente al mons Balabus riportato sulla Tabula Peutingeriana. Il confine est era invece costituito dalle propaggini occidentali del monte Vulture, che dovevano dividere il territorio di Compsa dall’ager Venusinus, mentre a nord il monte la Toppa (altopiani del Formicoso) fungeva da spartiacque tra il territorio di Compsa e quello del municipium di Aquilonia in Hirpinis, l’odierna Lacedonia. Ad ovest, infine, è verosimile che il comprensorio includesse porzioni del settore definito dal Mommsen ager inter Compsam, Abellinum, Aeclanum, fino a comprendere porzioni dell’alta valle del Calore. Una conferma, circa l’appartenenza in epoca imperiale di quest’area all’ager di Compsa, potrebbe essere fornita da alcuni rinvenimenti di iscrizioni sepolcrali che menzionano magistrati cittadini, ricordati come IIIIviri ed iscritti alla tribù Galeria. Un territorio molto grande, che occupa più della metà dell’Irpinia storica.


L’Assedio di Compsa: l’attesa. Intervento di Bruna Cerracchio: Coordinatrice Amministrativa.

L’Assedio di Compsa è un progetto che punta, attraverso una rievocazione , a far conoscere un territorio, una storia che viene da lontano e che si è tramandata lungo i secoli attraverso i suoi reperti storici ed archeologici, le sue usanze, le sue tradizioni agricole, artigianali, gastronomiche. Alcune di queste, nel tempo, sono state purtroppo accantonate nella ricerca della modernità : si pensi in particolare agli antichi mestieri e ad alcune tipiche  colture agricole, alle tradizioni dimenticate. Oggi, passata l’epoca del global e del glocal,  sembra invece diventata quasi una necessità la riaffermazione della propria identità. E ciò al di là dell’aspetto  strettamente sociale, ha sicuramente dei risvolti  anche da un punto di vista dell’economia del territorio. Perché recuperare la storia di un territorio con tutte le sue peculiarità  è quasi   come riscriverne il curriculum vitae e il curriculo di un paese  è parte integrante di quello dei suoi abitanti.  Far conoscere il territorio significa aprirlo  a nuove opportunità e renderlo raggiungibile al di là delle distanze fisiche. L’Evento “L’ASSEDIO DI COMPSA”  sarà un’occasione per far conoscere il territorio.  Lo sarà non soltanto per l’evento in sé, ma per come è stato ideato e strutturato. Si svolgerà in due giorni durante  un week end di metà giugno, con un approccio nuovo:  un coinvolgimento che va oltre il semplice contatto ma che trasforma il visitatore da escursionista a turista. Naturalmente sarà possibile partecipare all’evento anche per solo una parte dello stesso , ma l’idea di base è quella di un coinvolgimento per l’intero week-end: in due giorni, oltre ad una immersione totale nel passato con la partecipazione ai diversi momenti previsti in calendario, in cui il visitatore da spettatore diventa attore,  sarà possibile godere del  paesaggio naturale, approfondirne la conoscenza con escursioni presso l’oasi wwf, scoprire il patrimonio storico attraverso visite guidate al parco archeologico, potrà degustare piatti tipici della tradizione e contemporaneamente avere accesso alla quotidianità di una comunità,  alla scoperta di un piccolo paese dell’entroterra che può offrire un’ esperienza turistica soprattutto per famiglie e in cui il racconto di una storia, “quella di Annibale e Stazio Trebio”, diventa un primo appuntamento. Per il  week end del 13-14 giugno ci aspettiamo circa 5.000 persone,  una stima basata sulle presenze medie ad eventi dello stesso genere.  I partecipanti potranno alloggiare  nelle strutture presenti sul territorio,  pranzare nei ristoranti locali, prendere il caffè nei bar locali  e avranno bisogni di diversi servizi. Per la comunità, e probabilmente non solo per quella conzana ma anche per i comuni limitrofi, l’evento dell’Assedio di Compsa sarà un’occasione per sperimentare la capacità ricettiva, per misurarsi con le richieste  del turista, per capirne meglio le  esigenze e scoprire da cosa è maggiormente attratto. Così si potrà fare esperienza dei  punti di forza su cui si potrà successivamente investire e delle  debolezze sulle quali si dovrà lavorare. L’importante è che a prevalere sia il luogo, la sua storia, la sua natura.  Tutto dovrà essere orientato a preservare l’originalità perché il turista dovrà poter fare un’esperienza irripetibile di cui vorrà portare con sequalcosa tornando a casa. E quel qualcosa potrà essere un gadget dell’evento, ma anche un prodotto tipico del luogo che dovremmo essere in grado di offrirgli suscitando la voglia di ritornare. Dall’evento ci si aspetta un impatto forte, ma soprattutto ci si aspetta che rappresenti un inizio. Quella che verrà realizzata a giugno sarà la prima edizione di un evento che potrà essere ripetuto annualmente. La partecipazione verrà valutata in maniera puntuale attraverso un sistema di registrazione dei partecipanti ai quali verrà rilasciato una sorta di pass differenziato a seconda della formula scelta: per semplificare si pensa a pass diversi per i partecipanti ad una sola giornata rispetto ai partecipanti all’intero evento.  Allo stesso tempo le strutture ricettive saranno in grado di fornire dati rispetto alle richieste di pernottamento. Successivamente si pensa di continuare con una azione di promozione attraverso il ricordo, per favorire il ritorno, con numeri crescenti di partecipanti alle edizioni successive.  Infine verranno  attivati strumenti per il monitoraggio dell’impatto sull’economia del territorio: nel medio lungo periodo si auspica un incremento occupazionale e la nascita di nuove attività connesse ad una maggior richiesta di servizi turistici durante tutto il corso dell’anno.


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