Don Tarcisio Gambalonga, docufilm sul parroco veneto a Lioni dal terremoto. Cei: è un esempio

"LA CHIESA AL SERVIZIO DELLA COMUNITÀ E DEGLI ULTIMI". Tra i 34mila preti diocesani i Vescovi italiani segnalano in Campania il parroco di Santa Maria Assunta a Lioni, padovano di origini, giunto in Irpinia dopo il sisma del 1980, annoverato fra i protagonisti della ricostruzione. La storia di Don Tarcisio è stata trasformata in un cortometraggio dal regista Giovanni Panozzo

Don Tarcisio Gambalonga, parroco di Lioni in Irpinia da quarant’anni, è stato scelto tra i 34mila sacerdoti della Campania dalla Cei come un esempio. È ogni giorno nella fattiva concretezza del suo ministero un servitore dell’umanità, a partire dagli ultimi. A lui e alla sua storia in Irpinia, la Confederazione Episcopale Italiana ha dedicato un breve docufilm, intitolato: “Una cosa buona ce l’ha portata il terremoto”. Nel mese per il sostentamento del clero la Cei richiama l’attenzione sul ruolo delle ‘Offerte deducibili’ e ricorda ai fedeli che i sacerdoti sono affidati alla loro generosità per compiere con serenità il proprio compito.

Don Tarcisio Gambalonga, docufilm sul parroco veneto a Lioni dal terremoto

Padovano di origini, giunto in Irpinia dopo il terremoto, che oggi è parroco di Santa Maria Assunta a Lioni. “Aiutare in maniera concreta i nostri sacerdoti credo sia un dovere di tutti noi che ne apprezziamo la missione e l’operato. Ogni Offerta, anche di minimo importo, sostiene un sacerdote e gli dà energia per continuare a svolgere la sua missione e aiutare i più poveri. Se crediamo nei sacerdoti, spetta a noi, in prima persona, sostenerli” spiega il responsabile del Servizio Promozione Sostegno Economico alla Chiesa cattolica, Matteo Calabresi – L’Offerta è un contributo speciale, da introdurre stabilmente nella nostra vita cristiana, ripetendolo qualche volta l’anno, perché ci incammina su una nuova strada di comunione con la Chiesa. Basterà anche un piccolo importo, ma donato in tanti, perché raggiunga tutti i preti diocesani in Italia, non soltanto il nostro”. I sacerdoti si affidano alla comunità per essere liberi di servire tutti. Le Offerte sono lo strumento che permette a ogni fedele di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani, che assicurano una presenza costante in tutte le parrocchie per annunciare il Vangelo e supportare le comunità. Ogni Offerta rappresenta dunque un importante segno di appartenenza e comunione. Destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, queste Offerte sono uno strumento perequativo e di solidarietà nazionale scaturito dalla revisione concordataria del 1984, per sostenere l’attività pastorale dei circa 34.000 sacerdoti diocesani. Infatti da oltre 30 anni i sacerdoti non ricevono più uno stipendio dallo Stato, la congrua, ed è responsabilità di ogni fedele partecipare al loro sostentamento, anche attraverso queste Offerte.

Sisma in Irpinia 39 anni fa, a Lioni il capo della Protezione civile Borrelli. Nella foto: Lioni distrutta dal sisma nei giorni successivi al terremoto

DON TARCISIO GAMBALONGA. Don Tarcisio Gambalonga era un giovane seminarista di Padova quando, subito dopo il terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980, fu inviato nelle zone coinvolte per aiutare quella popolazione così duramente colpita. “All’indomani di quell’evento tragico mi sono ritrovato qui a Lioni, dopo un paio di mesi, con la Caritas di Padova – spiega Don Tarcisio Gambalonga – Non avrei mai pensato di lasciare la mia città, la mia terra, ero molto radicato. Poiché ero seminarista mi hanno affiancato al parroco del tempo e, dopo quindici giorni, sono tornato a Padova ma il cuore l’ho lasciato qua. Dissi a me stesso se devo essere prete devo andare subito, devo crescere là, crearmi rapporti d’amicizia. A ottobre del 1982 ho continuato il mio percorso di formazione nel seminario di Posillipo. Ho dovuto lasciare la mia famiglia e il mio mondo ma non vorrei vivere in nessun altro posto se non nell’Irpinia dove abito adesso”. Ordinato sacerdote, dopo i primi quattro anni di ministero vissuti a Conza della Campania, epicentro del sisma, fu inviato proprio a Lioni, in provincia di Avellino, il primo paese che aveva conosciuto e dove aveva vissuto l’esperienza da volontario, nei primi mesi dopo il terremoto. Da quel momento non si è più spostato. Oggi è parroco di Santa Maria Assunta e Vicario Episcopale per il clero dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. Don Tarcisio racconta la sua straordinaria storia a Giovanni Panozzo nel corto dal titolo “Una cosa buona ce l’ha portata il terremoto”, filmato della serie sulle vite e sulla missione dei sacerdoti, disponibile nel canale youtube “Insieme ai sacerdoti”. Sin dai tempi del seminario quest’infaticabile sacerdote, appassionato di storia dell’arte, aveva le idee molto chiare sulla ricostruzione; nel corso degli anni ha contribuito a recuperare parte dei beni dell’Arcidiocesi danneggiati dal sisma e ha seguito il restauro o la ricostruzione dei numerosissimi edifici di culto, spesso di notevole interesse storico-artistico, presenti sul territorio. “In tanti paesi il patrimonio ecclesiastico – prosegue Don Tarcisio- è l’unico che è rimasto a documentare un passato storico, vivo ed interessante.  La chiesa oggi è l’unica realtà, l’unica istituzione e un punto di riferimento per la comunità, dove si valorizzano le relazioni a misura d’uomo e dove il Vescovo non è considerato l’autorità lontana ma è il padre con il quale ci si può confrontare. Siamo una famiglia, si possono superare i problemi grazie a questo approccio. Nella nostra realtà di diocesi è grazie all’8xmille che portiamo avanti iniziative nel campo della carità. Ci tengo a dire che se non ci fossimo noi, se non ci fosse la Chiesa, tante persone disperate non avrebbero nessuna risposta”.

La chiesa di San Rocco ricostruita dopo il sisma del 1980 dalla traccia originaria, risalente al XVII secolo. Al suo fianco il convento francescano dei Frati Minori a Lioni

Insieme al parroco c’è un’intera comunità che lo apprezza e che gli vuole molto bene. In tanti ricordano ancora oggi quando, per la prima volta, mise piede nella loro terra, giovanissimo e radioso. I suoi parrocchiani all’unanimità affermano che don Tarcisio è colui che apre le porte e che fa in modo che la chiesa diventi casa. Alcuni sono stati intervistati da Giovanni Panozzo come Camillus, un ragazzo nigeriano che è ospite nella casa canonica e frequenta la scuola alberghiera grazie a don Gambalonga, Peppinella, anziana parrocchiana che lo considera come un figlio, Angelo Verderosa, architetto, quasi un fratello, che lo ha affiancato in più di 30 anni nell’opera di ricostruzione del territorio e Gianna, sua parrocchiana ed amica, che dice candidamente e con il sorriso sulle labbra riferendosi al sacerdote “una cosa buona ce l’ha portata il terremoto…don Tarcisio!”.

LE OFFERTE PER I SACERDOTI. L’opera di sacerdoti come don Tarcisio è resa possibile anche grazie alle Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano. Ogni fedele è chiamato a parteciparvi, a titolo personale o della propria famiglia. L’Offerta è nata come strumento di comunione tra sacerdoti e popolo di Dio e delle parrocchie tra loro. Per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della ‘Chiesa-comunione’ delineata dal Concilio Vaticano II. Nel 2018 sono state raccolte 98.927 Offerte, per un totale di 8.801.301,17 euro. Queste concorrono a rendere possibile la remunerazione mensile dei 30.985 sacerdoti secolari e religiosi a servizio delle 224 diocesi italiane e dei 2.956 sacerdoti che, per ragioni di età o di salute, sono in previdenza integrativa. Sono sostenuti così anche circa 400 sacerdoti impegnati nelle missioni nei Paesi in via di sviluppo come fidei donum. Il contributo è deducibile fino ad un massimo di 1.032,91 euro l’anno.

LE DONAZIONI. Le donazioni vanno ad integrare la quota destinata alla remunerazione del parroco proveniente dalla raccolta dell’obolo in chiesa. Ogni curato infatti può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento, pari a circa 7 centesimi al mese per abitante. In questo modo, nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le Offerte e l’8xmille vengono allora in aiuto alla quota capitaria. L’8xmille oggi è strumento ben noto e non costa nulla di più ai fedeli. Le Offerte invece sono un passo ulteriore nella partecipazione: comportano un piccolo esborso in più, ma indicano una scelta di vita ecclesiale. Tuttora le Offerte coprono circa l’1,8% del fabbisogno e per remunerare il clero diocesano bisogna ancora far riferimento all’8xmille. Ma il loro significato indica un’ulteriore consapevolezza e partecipazione alla vita di tutte le comunità italiane, oltre che della propria. I contributi versati vengono inviati all’Istituto centrale sostentamento clero di Roma, che li distribuisce equamente tra i preti diocesani. Assicura così una remunerazione mensile che va dagli 870 euro netti al mese per un sacerdote appena ordinato, fino ai 1.354 euro per un vescovo ai limiti della pensione.

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