Renato Pizzuti, Direttore Generale dell'Azienda San Giuseppe Moscati

Nell’intervista rilasciata a Nuova Irpinia, Renato Pizzuti delinea quello che in tre anni diventera il nuovo Moscati. A poco più di due mesi dal suo insediamento, il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera indica le priorità immediate e di mandato, a partire da alcuni punti chiave: potenziamento del Pronto soccorso di Avellino, riconversione e rissetto dell’ex presidio Asl Landolfi di Solofra, protocollo per la presa in carico del paziente, polo dedicato alla fecondazione eterologa. Nel cantiere da 30 milioni pronto per essere aperto, con il nuovo Moscati ad alto livello tecnologico, come spiega, anche tante eccellenze da confermare. Il fiore all’occhiello è Oncologia, accanto sl Polo Materno Infantile.

Appena insediato alla guida dell’Azienda San Giuseppe Moscati, i suoi primi atti hanno riguardato l’ospedale Landolfi di Solofra. Ci sono ritardi da recuperare?
«C’erano e ci sono adempimenti sul piano amministrativo, organizzativo e funzionale, ma anche la consapevolezza che l’intervento sullo stabilimento è fondamentale per integrare il Landolfi al Moscati. L’annessione ridefinisce identità e assetto anche della stessa Azienda Ospedaliera».

Da inizio ottobre ha infatti definito il Moscati un’unica Azienda costituita da due presidi integrati, ma ciascuno con una propria peculiare connotazione e con una differenziazione nell’offerta assistenziale. Cosa accadrà?
«Sul piano amministrativo e organizzativo le unità semplici e complesse del Landolfi sono state ricollocate nei dipartimenti del Moscati, in vista del nuovo Atto aziendale, in questi giorni in discussione con le rappresentanze sindacali..».

Quanto alla ristrutturazione della sede?
«Posso dire che il Piano di Edilizia Sanitaria della Campania vedrà il suo primo cantiere a Solofra. Abbiamo il progetto esecutivo, stiamo attendendo l’accreditamento dei fondi, 7 milioni di euro. In due anni il Landolfi sarà un ospedale perfettamente integrato con gli standard della Città Ospedaliera».

Ristrutturazione e riassetto dell’Ospedale Landolfi, il Moscati apre i cantieri. Nella foto: il Direttore Generale Pizzuti con il Direttore Amministrativo, Germano Perito, e il Direttore dell’Area Tecnica e Patrimonio, Sergio Casarella

Quali funzioni avrà l’ospedale di Solofra?
«Svilupperà i servizi di Pronto Soccorso, mantenendo la propensione a servire un’area territoriale che raggiunge la provincia di Salerno, alleggerendo il carico su Avellino in una zona importante tra le valli dell’Irno e del Sabato. Inoltre, in una logica di complementarietà  con la Città Ospedaliera, avrà funzioni caratterizzanti, penso alla lungodegenza e alla riabilitazione, ma non solo».

Ha avuto modo di incontrare il Sindaco di Solofra, Michele Vignola?
«È palese la passione con cui Il Sindaco di Solofra segue le sorti dell’ospedale. È un ottimo presupposto per una collaborazione istituzionale proficua nel rispetto di ruoli e funzioni».

La sede dell’Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino

Tra pochi mesi la Città Ospedaliera taglierà il traguardo dei dieci anni di attività. Ma dal 2010 le sedi dismesse del Moscati ad Avellino, a cominciare dal plesso di viale Italia, restano abbandonate a se stesse. Crede che nel decennale del nuovo ospedale sarà possibile cederle al Comune?
«L’ipotesi di una permuta tra i suoli della Citta Ospedaliera, tuttora appartenenti al Comune di Avellino, e l’ex ospedale civile di viale Italia sembra percorribile».

Lei ha avuto modo di approfondire la questione dal suo arrivo ad Avellino?
«Ne ho parlato con il Sindaco di Avellino, Gianluca Festa, con il quale mi sono incontrato. Certo dovremo rivederci».

Non si sbilancia…
«Personalmente mi sembra una soluzione adeguata per il Comune e per l’Azienda, ma ora c’è bisogno di entrare nel merito».

L’ex ospedale Maffucci di contrada Pennini ad Avellino

Nel contempo è in corso il passaggio dell’altro plesso dismesso, il Maffucci di via Pennini, destinato all’Asl. Contro questa soluzione si è pronunciata una parte dei residenti di viale Italia, che avrebbero voluto mantenere una destinazione sanitaria per l’ex ospedale civile. Lei che idea si è fatto?
«Guardando alla questione dal punto di vista dell’Asl di Avellino, capisco la scelta del Maffucci. Intervenire sul plesso di viale Italia costerebbe molto per l’adeguamento della struttura, sia in termini finanziari, che per i tempi molto più lunghi necessari ai lavori, mentre mi sembra che l’Azienda abbia l’esigenza di dismettere rapidamente alcune strutture in fitto per trasferire parte delle sue attività».

A proposito di lavori, oltre all’adeguamento della sede ospedaliera di Solofra, il Piano di Edilizia Sanitaria regionale ha finanziato investimenti importanti a livello tecnologico nella Città Ospedaliera, con 23 milioni di euro per la Città Ospedaliera. Che tempi prevede?
«Le progettazioni in corso sono tutte in fase molo avanzata, possiamo dire di essere pronti. Non appena saranno accreditati i fondi già assegnati faremo partire le procedure di affidamento».

I capitoli finanziati riguardano l’acquisto e la sostituzione di grandi attrezzature e l’automazione delle sale operatorie. L’ammoderamento serve a correggere e superare inefficienze o si tratta zemplicemente di aggiornare le tecnologie in dotazione?
«Si tratta di fornire all’eccellenza delle specialità che caratterizzano il Moscati strumenti per migliorare ancora. Le attrezzature, soprattutto in campo medico, possono avere tempi rapidi di obsolescenza, vista la velocità con cui le tecnologie si evolvono. Questa Azienda deve consolidarsi come struttura all’avanguardia».

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Tra gli interventi, c’è la costruzione di una Sala Ibrida, una dotazione nuova per il Moscati e, rara negli ospedali italiani. Una volta realizzata, quali vantaggi offrirà in concreto?
«È un ambiente chirurgico e diagnostico integrato, dove si possono affrontare con precisione e sicurezza casi complessi dal punto di vista emergenziale».

Quando si utilizza?
«L’utilizzo classico di una Sala Ibrida è quando il paziente arriva direttamente in sala operatoria senza passare per un laboratorio d’analisi o una sede diagnostica. È preziosa per affrontare traumi gravissimi».

Gli investimenti in tecnologie sono importanti, ma da anni si ripete che la vera emergenza è il Personale. La situazione che ha trovato al suo arrivo è migliore o peggiore di quella che si aspettava?
«Premetto che con il regime di Piano di rientro regionale, la carenza di personale ha riguardato e riguarda tutte le aziende ospedaliere e sanitarie. Nel merito, da tre anni il blocco del turn over è stato superato almeno parzialmente e in maniera controllata. Il problema è un altro».

Quale?
«Oggi mancano i medici sul mercato. In particolare per Rianimazione, Accettazione d’Urgenza e Pronto Soccorso. A volte occorre riproporre anche più d’una volta i bandi, prima che qualcuno risponda. I medici possono scegliere dove andare. Le Aziende hanno limitazioni economiche, il risultato è la penuria di personale qualificato.

C’è chi propone di togliere o ridurre il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina per formare più medici. Lei è d’accordo?
«Il problema è avere gli specialisti. Il Ministro della Salute sta vagliando il problema, cerca soluzioni, ma la verità è che ci sono pochi soldi per finanziare le specializzazioni e la prospettiva dell’Estero attira i giivani».

Al Moscati quale è il gap tra fabbisogno e disponibilità?
«Stiamo lavorando sul fabbisogno per il Piano che a giorni dovremo consegnare alla Regione Campania. Stiamo valutando l’incidenza anche dei pensionamenti aggiuntivi attivati dalla cosiddetta Quota100. L’Atto aziendale ci dirà a che punto siamo, mentre continuiamo a fare concorsi».

Robero Speranza, Ministro della Salute

Sono giorni decisivi per l’uscita della Campania dal commissariamento, dopo 12 anni. Questo può aiutare il Moscati?
«il ritorno ai poteri ordinari significherebbe ritrovare finalmente autonomia sul piano della programmazione del personale e dell’organizzazione, restituirebbe lo spazio anche per compiere scelte coraggiose. Si potrebbe rivedere qualcosa anche nel Piano Ospedaliero, penso al potenziamento di Riabilitazione e lungodegenza, come detto, ad un’altra specialità chirurgica».

Il tema al centro, non solo per il contesto di Avellino, è il riequilibrio tra ospedale e territorio. Da anni lo si indica come la soluzione per risolvere ricoveri impropri e porre rimedio al collasso dei pronto soccorso. Oggi figura tra i temi in discussione al tavolo dove si esamina la richiesta di uscita della Campania dal commissariamento. Quanto c’è da fare in Irpinia?
«È vero, il riequilibrio tra ospedale e territorio è un tema fondamentale nel dibattito nazionale, ma non ce ne sono ancora molti esempi compiuti in Italia. Personalmente conosco il problema per averlo affrontato con decisione in altre sedi…».

Continui.
«A Benevento ho promosso un protocollo che ha dato qualche frutto. Devo dire che la realtà irpina offre margini rilevanti per conseguire buoni risultati su questo fronte. Anzi, potrei dire che Avellino potrebbe diventare un modello esportabile».

La manager dell’Asl di Avellino Maria Morgante, accanto al Governatore Vincenzo De Luca e alla Presidente del Consiglio Regionale, Rosetta D’Amelio

Ravvisa condizioni favorevoli?
«Sì, qui c’è una propensione alla cura per i servizi territoriali e poi conosco bene le capacità professionali e le qualità manageriali del Direttore Generale dell’Asl di Avellino, Maria Morgante, che apprezzo personalmente e vedo essere riconosciuta e stimata sul piano generale. Moscati e Asl possono perfezionare un modello efficiente di presa in carico del paziente e lo faranno».

Pensa ad un ambito specifico con cui aprire la strada ad una integrazione dei servizi ospedalieri e territoriali?
«Certamente un’opportunita è data dalla rete oncologica, che rappresenta la continuità circolare della prestazione: si comincia sul territorio, poi si arriva all’ospedale per l’intervento chirurgico, quindi si ritorna al territorio. Questo è un terreno sul quale si potrà lavorare con buone prospettive».

Quali sono gli obiettivi che il Governatore e Commissario per il Piano di Rientro, Vincenzo De Luca, Le ha indicato per il San Giuseppe Moscati, diciamo le regole d’ingaggio?
«Integrazione tra ospedale e territorio, la trasformazione dell’ex presidio Asl Landolfi in un ospedale all’altezza del Moscati, il miglioramento del Pronto Soccorso. Sono queste le priorità».

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Come ha vissuto la nomina ad Avellino?
«Conoscendo il livello di eccellenza dell’Azienda San Giuseppe Moscati, apprezzandone il livello delle specialità, ho inteso questa nomina come un riconoscimento per il lavoro che ho svolto in questi anni a Benevento, quindi come un premio».

Quali eccellenze caratterizzano il San Giuseppe Moscati?
«il livello di qualità che sviluppa questo ospedale è alto in ogni specialità, potrei citarne diverse. Ma credo che Oncologia e Procreazione medica assistita siano i fiori all’occhiello».

Perchè?
«Non solo perchè ha un luminare del calibro di Cesare Gridelli, un riferimento assoluto nel campo, ma Oncologia con la Radiodiagnostica, Radioterapia, Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, Medicina nucleare, Genetica medica rappresenta un riferimento. Per la sua attività di chirurgo e l’impegno a sostegno della prevenzione, mi piace citare Carlo Iannace, altro punto di forza di questo reparto. Accanto a questo, il Polo della fecondazione eterologa rende Avellino una realtà innovativa su un vasto territorio, oltre il Mezzogiorno».

Ha citato il Pronto Soccorso, l’ambito di maggiore sofferenza per la Sanità italiana oggi. Da dove comincerà ad Avellino, dove l’emergenza urgenza intercetta flussi di domanda anche da altri territori, a cominciare dal nolano?
«Dal potenziamento dell’organico. È stata la mia prima preoccupazione all’atto del mio insediamento accelerare i concorsi il più possibile. Il 15 ottobre abbiamo le prove per i medici, primo decisivo passo verso una riorganizzazione funzionale e strutturale del servizio, anche alla luce delle complementarietà con Solofra».

Pronto Soccorso dell’Ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino

Il tema del Pronto Soccorso rinvia a quello delle Liste d’attesa. Una consuetudine consolidata porta tanti pazienti ad aggirare i tempi medio lunghi di una visita o di un esame presentandosi per ricevere un soccorso. Le liste d’attesa vengono spesso utilizzate per misurare l’efficienza o l’inefficienza di una struttura. Che ne pensa?
«Nella percezione comune più diffusa del servizio sanitario regionale le liste d’attesa sono un parametro per misurare l’efficienza. In realtà l’intervallo tra quando si chiede e si riceve la prestazione è prodotto da fattori diversi, a cominciare dalla disponibilità del personale. Ad Avellino, per esempio, i ricoverati non subiscono liste d’attesa. All’esterno il risultato dipende dalla interazione di più fattori, che poi sono quelli che abbiamo citato. Va chiarito al cittadino che una buona sanità è il frutto di organizzazione, ma anche di investimenti, personale e tecnologie».

Oggi con il Piano di Edilizia Sanitaria, lo sblocco del turn over e la probabile uscita della Regione Campania dal Commissariamento, quale impegno assume con i cittadini avellinesi?
«Ho assunto la Direzione generale con una missione precisa, ma nel solco di chi mi ha preceduto. Penso al lavoro svolto dal dottor Angelo Percopo negli ultimi tre anni, ma anche a quanto fatto da Pino Rosato, che stimo e apprezzo cone medico, ma anche come stimato amico. Il mio compito è consolidare e migliorare».

Renato Pizzuti, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati

IL PROFILO PROFESSIONALE. Renato Pizzuti è arrivato ad Avellino da Benevento, dove è stato Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Pio (già Rummo) dal 3 agosto 2016 al 6 agosto 2019, quando ha ricevuto la nomina di Direttore Generale alla guida dell’Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino. In precedenza è stato commissario straordinario dell’Asl Napoli 1 Centro tra il 2015 e il 2016. Dal 2013 al 2016 è stato dirigente di staff con funzioni di supporto tecnico operativo alla Direzione Generale per la Tutela della Salute e il Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale. Nel 2013 presso l’Assessorato alla Sanità della Regione Campania ha ricoperto incarichi di Dirigente Medico Responsabile del Settore Assistenza Ospedaliera e Sovrntendenza sui Servizi Regionali dell’Emergenza – 118, con diretta gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, ma è stato anche Coordinatore facente funzioni dell’Area Generale di Coordinamento dell’Assistenza Sanitaria. Questi gli ultimi incarichi, in prosecuzione di un percorso avviato presso l’Assessorato Regionale alla Sanità, dove ha iniziato come funzionario medico presso l’Osservatorio Epidemiologico Regionale.


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