Rosa D'Amelio, Presidente del Consiglio Regionale della Campania

L’amarezza di Rosetta D’Amelio per la mossa di Matteo Renzi incarna i sentimenti di larga parte del Pd irpino. Affidata ad un post su Facebook, la sua è una latente e pacata espressione di rabbia, espressa ieri pubblicamente durante un convegno ad Avellino. L’amarezza per una decisione che fa male sì, ha spiegato, ma quanto quella per la scelta di altri protagonisti fuoriusciti partito nel 2017, quandi Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani andareno via per dare vita alla esperienza di Liberi e Uguali. Rosetta D’Amelio non lo dice apertamente, ma ammette di sentirsi tradita.


Il post di Rosetta D’Amelio sull’uscita di Matteo Renzi dal Pd

Se ne va un ex segretario per mille giorni a Palazzo Chigi, il timoniere del 40,8 per cento alle europee, capace di unire ex diesse ed ex popolari. Ma non è la solita scissione. Stavolta è diverso.

Roberta Santaniello

SANTANIELLO: «SCELTA NON CONDIVISIBILE, RESTO NELLA MIA CASA: IL PD». Con una nota anche la Presidente del partito, Roberta Santaniello, prende le distanze dalla scelta di Matteo Renzi. «Era il 2008. Un amico, seduti al camino di casa mia, mi chiese di partecipare alla costituzione della giovanile del Pd, i Gd. C’erano Veltroni segretario ed Enzo Amendola segretario regionale. Inizia così una esperienza importante di vita, di formazione», scrive la Santaniello. «Ho cominciato a frequentare il PD e del PD mi sono innamorata. Della idea progressista e rivoluzionaria di un contenitore di idee grande, ricco e vissuto. Prima la giovanile, poi il partito. Tante elezioni, tante battaglie , tanti amministratori, tanti amici che ci sono e che sono andati via perché hanno scelto un’altra strada. Ma noi, noi eravamo sempre lì. Sempre insieme. Quante volte ho detto: si rimane dove si è !!! Ragazzi niente scherzi: abbiamo perso, abbiamo vinto. Ma abbiamo fatto tutto insieme». E conclude: «La mia casa è il Pd. La mia casa è un partito che ha sofferto e che ha sorriso insieme. La mia casa è il punto di inizio di ogni giornata. E ha ragione Anna Ascani, ho pianto anche io. Perché uno strappo fa male, ma poi si sceglie come andare avanti e soprattutto, DI ANDARE AVANTI».

IL PROGETTO DI “ITALIA VIVA”. Renzi non ha avviato una scissione. Lo dicono le circostanze, lo ha chiarito l’interessato sui giornali e in tv, ma lo lasciano intendere Nicola Zingaretti e i parlamentari più vicini all’ex Premier, rimasti al loro posto. “È un errore, ma andiamo avanti”, ha laconicamente commentato Zingaretti. Per ora l’addio è consensuale. Matteo Renzi è andato “zaino in spalla” a recuperare il Centro che non vuole la Lega, ma non si riconosce nella tradizione che il Pd porta in dote con il Centrosinistra unito dopo la fine del sogno di Walter Veltroni, il bipartitismo.

Amintore Fanfani

INIZIA LA RIFLESSIONE. L’Irpinia Democratica si interroga a poche ore dall’annuncio che l’ex segretario Matteo Renzi lascerà il Pd. Se ne è parlato al Circolo della Stampa, a margine dell’iniziativa promossa dal commissario provinciale Aldo Cennamo, dedicata alla scuola e alle sue prospettive di riforma. E’ intervenuta ai lavori Camilla Sgambato componente della Commissione Cultura, Scienze, Istruzione della Camera, dove rappresenta il partito. Inevitabile per amministratori locali, dirigenti e iscritti una riflessione in questa circostanza che potrebbe segnare un forte cambiamento del partito nel quadro più generale della scena politica italiana. Per ora si registra un forte interesse, ma c’è cautela in attesa degli sviluppi che la mossa di Renzi produrrà da un lato in Parlamento, dall’altro nel Paese. Nel primo caso si attende di vedere se nel nuovo gruppo entreranno altri deputati e senatori al di fuori dei cosiddetti ‘renziani’, tra i quali peraltro non mancano riserve e perplessità. Nel pomeriggio di oggi Matteo Renzi ufficializzerà i nomi dei 40 parlamentari, che venerdì daranno vita ai gruppi (per il Senato chiesta la deroga regolamentare, ma potrebbe correre in soccorso di Renzi il socialista Nencini).

Matteo Renzi, senatore del Partito Democratico dal marzo di quest’anno. Si è dimesso da Premier a metà dicembre del 2016. Dal dicembre 2013 al marzo del 2018 è stato ininterrottamente Segretario del Partito Democratico

Tra gli arrivi anche senatori e deputati non presenti nel gruppo Pd. Altri ne arriveranno. L’operazione a Palazzo Madama ricorda quella dell’Ncd, mentre nel Paese invece la scommessa è ben altra: costituire uno spazio cattolico, democratico, riformista, improntato ai valori che sono quelli della Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani, citatissimo da Renzi, che a Palazzo Giustiniani ha avuto lo studio che fu del cinque volte presidente del consiglio e tre volte del Senato. Fanfani fu il protagonista nella Dc con Aldo Moro, della svolta politica italiana che portò al primo centro-sinistra, quando la Democrazia Cristiana cooptò nell’area di governo il Partito Socialista Italiano, stringendo un accordo con Pietro Nenni, Giuseppe Saragat ed Ugo la Malfa. Economista e amante delle belle arti, non immune dalla influenza di personaggi chiave del pensiero cattolico sociale come Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira, Fanfani era mosso da spinte rinascimentale e popolare. Ad Avellino come nel Paese sono in molti ad interrogarsi sul consenso che l’operazione potrebbe avere tra gli elettori e i cittadini. Anche il gruppo dirigente nazionale del Pd dovrà valutare le conseguenze di quella che potrebbe diventare tra qualche mese ciò che ora ancora non è: la seconda grande scissione dal 2017 ad oggi.

Aldo Cennamo, commissario provinciale del Partito Democratico

CONGRESSO INELUDIBILE. Il tema non è stato ancora affrontato nel Pd irpino, ma lo sarà nei prossimi giorni. Alla luce della svolta di “Italia Viva”, che senso ha continuare a temporeggiare sulla convocazione del congresso? Si attende il diluvio? Lo si convocherà quando saranno andati via in molti? Questi gli interrogativi tra dirigenti e nella base in queste ore.


LEGGI ANCHE:

Renzi vira al Centro fuori dal Pd. E chiama i cattolici

Buonopane: Renzi impone una doverosa riflessione

 

Regionali, Pd irpino assente. I leader con le civiche

 

 

ARTICOLI CORRELATI