Matteo Renzi

Matteo Renzi vira al Centro fuori dal Pd. E chiama i cattolici, i liberali e i moderati. Una mossa che l’interessato spiegherà alla Leopolda tra poche settimane, ma che si può sintetizzare facilmente. Dal patto al partito del Nazareno, si potrebbe dire con uno slogan. Nelle rassicurazioni date al Premier Giuseppe Conte si legge il progetto, quando afferma che la mossa rafforzerà il governo. Renzi punta a rendere organico lo spazio politico creato con il Patto del Nazareno, saldare un Centro che stacchi definitivamente le truppe azzurre e liberaldemocratiche dalla sfera di influenza della Lega, che nelle Regioni ha vinto grazie all’apporto determinante del Cavaliere e dei cattolici del Centrodestra.  Renzi si appresta a fondare un partito della Nazione per chiudere i conti a Destra, lasciando scivolare il Pd verso una posizione simile a quella occupata nel Partito Socialista ai tempi del Pentapartito. Da giorni amplificata dal Corriere della Sera, l’operazione di ristrutturazione della politica italiana sembra a questo punto in pieno svolgimento al centro dello schieramento. L’insofferenza dei centristi di Forza Italia per il sovranismo di Lega e Fdi, si somma al ruggito dell’ex Sindaco di Firenze, che dimostra di seguire un disegno preciso, iniziato con il clamoroso siluro lanciato contro il governo dal Carroccio.

Luigi Zingaretti a Montecitorio nel briefing con i giornalisti dopo le consultazioni con Giuseppe Conte, premier incaricato

RENZI RIPRENDE IL FILO. Come già nell’autunno nel 2013, quando tessero una tela che spaccò il Pdl e fece nascere il governo delle larghe intese (guidato prima da Enrico Letta, poi da Matteo Renzi, quindi da Paolo Gentiloni), anche stavolta sono i cattolici i testimoni dell’universo cattolico democratico, laico e moderato a muoversi. E lo fanno intorno a Matteo Renzi, cphe avvalora la previsione fatta qualche giorno fa da Ettore Rosato, quando preannunciò «una separazione consensuale» dal partito che Renzi ha guidato al Nazareno e rappresentato per oltre mille giorni a Palazzo Chigi presiedendo il governo. «Le chiacchiere stanno a zero. Di politica nazionale parleremo alla Leopolda e sarà chiaro come mai in passato. La priorità adesso è Firenze», aveva affermato, tra l’altro, in una lunga intervista sul Corriere Fiorentino, lasciando intendere che per ora si muove in avanscoperta, lasciando i suoi a presidiare quello che resta il secondo partito italiano per consensi alle europee e nei sondaggi, il Pd.

Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali

NESSUNA SORPRESA A SINISTRA. “Credo che una fuoriuscita di Matteo Renzi dal Pd, se l’alleanza col M5s si strutturasse meglio, sarebbe nelle cose”, aveva sostenuto Federico Fornaro, capogruppo di LeU alla Camera dei deputati in un colloquio con Il Foglio. Più travagliata la riflessione nel blocco centrista del Partito Democratico, Areadem del Ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha tentato di dissuadere Renzi facendo un parallelo storico con le divisioni interne ai cattolici nel 1923. Una citazione che è sembrata più interna ai rapporti tra le due componenti (Areadem ha sostenuto Renzi nella scalata e nel governo del Pd tra il 2013 e il 2017), che altro. Allora Don Sturzo e De Gasperi si divisero in uno scenario politico e storico speculare a quello di oggi, condizionato dal Vaticano e dalla paura dei moderati per una svolta socialista, in un’Europa opposta a quella che invece oggi si guarda dal sovranismo, temendo il fronte opposto. La mossa di Renzi spiazza Franceschini, rimettendo in discussione le ragioni della fusione tra la Margherita e i Diesse nel 2007. Sullo sfondo il gioco delle alleanze, che in Umbria potrebbero far convergere Pd e Cinque Stelle su un progetto civico per battere i sovranisti. Nel contesto attuale un nuovo passo verso la ridefinizione del quadro politico nazionale che, seppur in un modo al momento non ancora prevedibile, potrebbe avere una forma molto diversa dall’attuale nei prossimi anni.

Teresa Bellanova, Ministrpo della Agricoltura

L’AREA RENZI NEL PARLAMENTO E NEL GOVERNO. Matteo Renzi avrà un gruppo autonomo alla Camera e una componente nel misto al Senato, anche se il tentativo di arrivare al gruppo anche a Palazzo Madama sarebbe in corso. Ma avrà una presenza anche al governo con due ministri, Bellanova e Bonetti e altrettanti sottosegretari, Ascani e Scalfarotto.


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