A Cairano in 100 cantine ipogee nasce la ‘Fabrica del vino’

Completati i lavori di restauro del percorso delle cantine, il sindaco Luigi D'Angelis annuncia la sperimentazione di un progetto di "realismo visionario" che vuole ripristinare l'uso delle cantine ipogee e sfruttarne tutti gli elementi naturali per ripercorrere i vecchi metodi di vinificazione. "Contiamo di produrre le prime cento bottiglie da vendere tramite voucher e programmare il ritiro fra due anni"

Tornano a nuova vita le 100 cantine ipogee di Cairano. Un tracciato tutto in salita nella ‘pancia della balena’, meglio noto come “la via delle grotte” che parte dalle pendici dell’abitato cairanese e arriva fino al terrazzo panoramico. E qui sorgerà la “Fabrica del vino”, un progetto ideato dall’amministrazione comunale guidata da Luigi D’Angelis e dai visionari di Irpinia 7X, di concerto con Pasquale Persico, docente della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Salerno. Una visione che ha ottenuto il supporto di Mauro Alifano, imprenditore vinicolo di Vico Equense ma anche medico anestesista di origini cairanesi, che ha restaurato una tenuta in cui produce olio e vino a Vico Equense e che non ha mai perso i contatti con il suo paese d’origine. “L’idea è quella di far rivivere le cantine e riportarle a nuova funzione: la collocazione geografica è a ridosso dell’area archeologica arcaica e sappiamo bene che le strutture si presentano come cantine nella facciata, ma risultano ipogee all’interno, come autentiche necropoli abitate nella storia” spiega il sindaco D’Angelis, che già in occasione dell’incontro pubblico del Goleto Festival aveva annunciato la conclusione dei lavori di restauro del sito, e l’inizio di un nuovo evo per Cairano. “La pancia della balena” diventa dunque un contenitore di nuova storia, che ripensa se stessa per ricucire il legame col passato e proiettarsi nel futuro.

Luigi d’Angelis, sindaco di Cairano e Consigliere provinciale di Avellino

“La produzione vinicola cairanese è millenaria e appartiene ad una tradizione arcaica. Questo è certamente l’elemento di forza che contraddistinguerà la ‘fabrica’: intendiamo utilizzare l’acqua piovana e faremo a meno della corrente elettrica e di altri macchinari. Utilizzeremo strumenti a mano e le giare per la conservazione del vino. Le prime cento bottiglie che saranno prodotte e numerate saranno vendute tramite un voucher per l’acquisto, che consentirà fra due anni di ritirarle: 9 bottiglie a 100 euro, per iniziare” continua”.

Cairano, la via delle grotte
La strada delle cantine di Cairano, ubicata lungo le pendici della collina che portavano ai vigneti

Nella relazione progettuale si legge che le cantine “dal punto di visto tecnico sono sicuramente straordinarie e qui a Cairano lo sono ancora di più perché scavate pressoché in orizzontale consentendo facile deflusso dell’anidride carbonica prodotta in fermentazione, la cantina ipogea è isotermica, mantiene costantemente la stessa temperatura in fermentazione e per lo stoccaggio del vino. Questo potrebbe consentirci di tornare a fare vino in assenza assoluta di energia elettrica, la costante termica della cantina permette di realizzare tutti i processi in cui la temperatura è importante nel vino sfruttando la geotermia: nei bianchi fermentare a bassa temperatura, nella conservazione, nella stabilizzazione tartarica; per le poche operazioni che richiedono il calore si potrebbe usare nella cantina dei rossi un caminetto o una stufa a legna”. L’esperimento di inaugurazione, con la produzione e l’imbottigliamento sarà avviato con il conferimento delle uve provenienti dai vigneti di proprietà del sindaco D’Angelis, ma i promotori sono già impegnati a condividere il percorso con aziende irpine che vorranno trasferire le loro uve per vinificare ed etichettare il vino, in modo da mettere sul mercato un prodotto unico nel suo genere. L’unicità del prodotto infatti, che sarà sintetizzata nell’etichetta e secondo una precisa strategia di “condivisione con la comunità”, conferirà ad ogni bottiglia un valore economico, tale da generare incremento di ricchezza da spalmare su tutta la comunità. “Si tratta di un ambizioso processo di recupero, che consente al paese di ripristinare la tradizione millenaria legata alla produzione del vino, e di traguardare il futuro con occhi diversi” ha spiegato D’Angelis.

Le cantine di Cairano dove agli inizi del ‘900 si depositava il vino

La Fabrica del vino non prevede però grandi investimenti in terreni, ma punta a creare l’effetto emulazione per tutte le imprese locali che vorranno aderire. Più che sulla costruzione di un’azienda, i visionari cairanesi scommettono sulla costruzione di uno ‘scatto d’amore’ per il territorio, ovvero un laboratorio creativo permanente, dove ogni vino è un progetto. “A questo progetto possono essere associate degli oggetti o svariate figure, ospiti legati al vino ma anche no: enologi, artisti, cuochi, appassionati, viaggiatori, poeti, visionari, vecchi depositari di saperi e sapori desueti e fuori moda o di specifiche conoscenze” si legge ancora nel documento. La molteplicità che andrà a crearsi sarà lo strumento di riproduzione della Fabrica, che in breve tempo dovrà raggiungere il sostentamento economico.

Vigneti a Cairano

Una serie di vignaioli forniranno le uve, Fiano, Grenache/Cannonau, Pinot nero, Sirah, Taurasi, Greco musc’, Cabernet, Tintore, Aglianico, Pallagrello, Cassavecchia, Biancolella e Biancazita e Primitivo e Magliocco. Nella tecniche di lavorazione, nella foggia e nei materiali recipienti, delle chiusure delle etichette e degli imballaggi: la Fabrica del vino è anche la Fabrica dell’arte, la Fabrica dei sogni, epifania delle visioni in tutti i campi, dalla poesia alla scienza, tutto qui troverà spazio.

La meravigliosa sky line naturale di Cairano, borgo arroccato nei pressi dell’estremo confine orientale dell’Irpinia, tra Calitri e la Basilicata

E infine le cantine. La comunità residente dovrà conferire le cantine in affitto o con acquisto a prezzo calmierato, dovrà aiutare gli ideatori ad acquisire l’autorizzazione sanitaria, e sarà necessaria una casa in paese per ospitare le persone che verranno. Il progetto è aperto ai ‘fiancheggiatori’, ovvero a tutte le figure professionali che vorranno dare un contributo alla riuscita del progetto, e non saranno ricompensati in denaro, ma in bottiglie di vino.


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