L’Ateneo dei Vini Erranti pianta a Cairano la vigna madre di aglianico bianco

Domenica 25 novembre in Piazza Teatro a Cairano, il professor Pasquale Persico e Fulvio Alifano dell'Ateneo dei Vini Erranti pianteranno la vigna madre dell'aglianico bianco, che sarà il seme su cui fondare la nuova alleanza fra i piccoli borghi delle aree interne

Domenica 25 novembre a Cairano si terrà la cerimonia di piantagione delle viti, a cura dell’Ateneo dei Vini Erranti, e degli ideatori Pasquale Persico e Fulvio Alifano. La vigna madre di aglianico bianco sarà piantata in Piazza Teatro, “Per consentire di crescere insieme al paese e al teatro di Franco Dragone, e di espandersi per costruire relazioni e unioni con i territori della dorsale Appenninica” come ha anticipato il Professor Persico, ordinario di Economia Politica e Scienze della Comunicazione all’Università di Salerno.

Vigneti a Cairano

L’idea dell’Arcipelago dei paesi dell’Appennino illustrata da Mario Cucinella alla Biennale di Venezia, la progettazione dei “visionari” dell’associazione 7X, l’individuazione da parte del coreografo Franco Dragone di Cairano come sede dell’industria della cultura e delle arti; ma anche la valorizzazione della poesia e della paesologia interamente “costruita” da Franco Arminio, che ad Aliano ha ideato uno dei Festival di maggiore successo. Un distillato di elementi “vitali” insomma, che danno forma al nuovo umanesimo delle aree interne, e che rappresentano la contaminazione positiva a cui attinge il Professor Persico per la piantagione della sua “vigna madre” a Cairano.

“L’aglianico bianco è una varietà conosciuta ma non coltivata: non esiste un vitigno di aglianico bianco, e siamo abituati al fatto che questa varietà sia soltanto nera” spiega il professore. “Ma abbiamo scoperto una classificazione ‘bianca’, tale da consentire al Sud Italia di impossessarsi di un vino già noto e di aggiungerlo alla rosa dei vini di eccellenza”.

Le cantine di Cairano dove agli inizi del ‘900 si depositava il vino

A Cairano sarà piantata la vigna madre, con uno scopo ben preciso. In occasione dell’inaugurazione del Borgo Teatro nei mesi scorsi, Persico aveva annunciato di volere piantare una vigna ad Aliano, in quanto “Il parroco Don Pierino non ha vino per officiare la Santa Messa” aveva detto pubblicamente.

La strada delle cantine di Cairano, ubicata lungo le pendici della collina che portavano ai vigneti

“La vigna madre sarà piantata a Cairano per consentire la sua espansione, tale da creare una pergolato che raggiunga gli altri borghi, a partire da Calitri, e costruire un filo diretto di unione e informazione insieme. Su questa prospettiva i borghi diventano Arcipelago, e nel solco delle fragilità individuate da Franco Dragone e gli altri, che si scava per innestare nuovi scambi e visioni. Dragone ha introdotto il teatro ed io i vigneti” continua.

Sulla capacità di espansione dei tralci di vite si costruisce il percorso immaginato dal Professor Persico, che fonda a Cairano l’impresa collettiva delle aree interne. Già nel corso della sua relazione di luglio, aveva fatto presente la necessità di recuperare la soggettività giuridica delle aree interne, che al momento appare indebolita dalla concentrazione di interessi ed economie di scala che si riversano nelle aree metropolitane. “Avevo proposto di modificare le Comunità Montane in Comune Montano, per aderire al concetto di area vasta e trasformare l’ente montano in unione dei comuni montani” ha sottolineato.

Pasquale Persico

“La soggettività dei comuni montani è bassa e bisogna investire nella soggettività delle aree vaste, che potranno definirsi Comune Montano o Area Avellino: l’importante non è immaginare di fare cose nuove, ma mettersi insieme per fare delle cose innovative. Rivedere i collegi elettorali sarebbe un atto efficace in questo senso. Al momento conta la popolazione non i territori, ma la rappresentanza in questo modo è indebolita”.

L’Unione Nazionale degli Enti Montani (Uncem) ha proposto al Governo un disegno di legge sulla fiscalità agevolata per i comuni montani, tale da sottrarre le “terre di mezzo” che oggi sono nella morsa dello spopolamento, alla grave pressione fiscale che impoverisce il tessuto economico dei piccoli paesi. “La fiscalità agevolata può essere soltanto un passo successivo, ma si deve agire a monte. Non c’è un tessuto di piccole imprese che potrebbero beneficiare dell’intervento, quindi non ci sono i presupposti”.

Le condizioni di (ri)partenza sono il minimo comune denominatore custodito dalla vigna madre. “La piantagione del vitigno di aglianico bianco aumenterà le potenzialità dell’area, e si avrà un effetto domino che coinvolgerà le politiche di accoglienza e del turismo su larga scala. Ma attenzione: si tratta di un investimento a lungo termine che non risolve nell’immediato il problema dell’emigrazione”.

Nelle argomentazioni della sua tesi, Persico evidenzia un parallelismo con la Sardegna e con le aree interne dell’isola, che ha finalmente stabilito di voler ambire a costruire una nuova umanità, nuova urbanità, e persegue nuovi modelli di sviluppo. In sostanza, Persico spinge per intraprendere azioni tese a coniugare centralità e autonomia- così ha spiegato nella conversazione a tre con Franco Arminio e Franco Dragone.

La centralità è la cifra che caratterizza il punto di vista generale che “esalta l’interesse collettivo di tutta l’area, in grado di costruire una strategia unitaria per tutto il territorio, all’interno della quale ciascuna parte sociale possa trovare un proprio spazio di azione” chiarisce. “I temi questa tale strategia unitaria non possono non essere l’equità, la densificazione che eviti isolamento e sfrangiamento spaziale;  controllo del consumo delle risorse, promozione della crescita economica e sociale, diffusione dell’innovazione scientifica e tecnologica, valorizzazione delle risorse locali, avanzamento culturale della popolazione, infrastrutturazione del territorio”.

L’autonomia invece, deve essere perseguita come “esaltazione del contributo che ogni singola zona può fornire alla definizione della strategia unitaria. Ma questa strategia non
può essere un risultato somma (delle richieste delle singole parti), quanto invece un  disegno complessivo che fornisca opportunità a tutte le zone”.

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