La chiave di Milo di Francesco Della Corte

A cura di Ilde Rampino

Il “bambino speciale”, che “parla una lingua che non fa rumore”, il cui corpo si muove sulle onde di una strana danza e ha un codice segreto che vorrebbe trasmettere agli altri, anche se non ci riesce, un bambino speciale che “sapeva volare” è il protagonista di questo bellissimo libro che con amore ed estrema delicatezza tratta il tema della disabilità come arricchimento di una dimensione diversa e autentica. Il protagonista, Paco, a un certo punto della sua vita, annota su una lavagna i segni dei suoi ricordi tangibili, visi, vicende, sensazioni intrecciate tra loro. E attraverso un flash-back, un viaggio nel tempo per catturare i ricordi, delinea un percorso interiore fatto di incontri importanti che gli hanno cambiato la vita e la propria visione del mondo offrendogli nuove prospettive. Il suo rapporto con Milo, un personaggio del proprio passato, che pur attraverso le sue difficoltà, apriva il suo cuore agli altri, gli dava forza e quando Paco vivrà una situazione di difficoltà sentimentale, gli sarà vicino e lo saluterà con una frase che lo farà riflettere:”Regalami la tua bella storia”.

Anche se il suo corpo era diventato una gabbia per lui, Milo gli offre una nuova possibilità: una chiave, che potrà aprire tante altre porte. L’amicizia con Milo gli farà comprendere come le persone in difficoltà siano i latori di una nuova e diversa prospettiva di vita, perché hanno nel loro sguardo il mondo e vi racchiudono speranze spesso inconsapevoli. Le favole di sua nonna, prima di addormentarsi, piene della presenza di angeli che dovevano  “insegnare agli uomini come volersi bene” si concretizzano negli incontri che Paco farà durante la sua vita, come quello, in realtà strano e particolare, ma pieno di pregnanza emotiva, con il vecchio chitarrista che versava in stato di bisogno, ma nella confusione dei suoi ricordi era chiaro il nome di Paco De Lucia, con cui aveva suonato e da cui il protagonista aveva preso quella sorta di soprannome, che lo metteva in contatto con il suo mondo personale e in un certo senso lo identificava.

La realtà di Paco appare ai suoi occhi frantumata e raggiunge pian piano la consapevolezza di fare una scelta radicale, seguendo tuttavia il senso dei propri valori: raggiunge lo zio Dario che si occupa della cooperazione allo sviluppo umanitario,  si impegna a fondo e crede di aver trovato la propria strada. Il legame che lo univa allo zio era molto intenso, era una persona fondamentale per lui, soprattutto perché esulava dagli schemi e aveva deciso di stravolgere la sua vita precedente, giungendo in Africa e cominciando a scoprire un nuovo mondo. La vita in Africa mette Paco davanti a nuove responsabilità e a dolori improvvisi, viene a contatto con la sofferenza di una ragazza, Liria, a causa della violenza e della sopraffazione, ma la vita, insieme al dolore, regala anche la presenza di persone che offrono aiuto e verso cui provare amore e rispetto, come suo zio Skender, che l’ha sottratta, anche a costo della propria vita, a una vita infelice. La chiave che Milo gli aveva regalato appare improvvisamente per non abbandonare Agnes, una ragazza in difficoltà, che sembra incapace di difendersi e reagire al male del mondo, ma che possiede una forza interiore pur nella sua apparente semplicità: la diversità di Agnes l’aveva resa libera di esprimere i suoi sentimenti. Ancora una volta la scelta di partire di Paco lo porta in un villaggio nel deserto, dove vi  è il nulla e  improvvisamente avviene una scissione apparente, convivono in lui due mondi distinti, uno in cui esercita il suo lavoro di ingegnere e l’altro in cui è un’anima alla ricerca di emozioni. Come in una sorta di circolo infinito, Paco incontrerà un altro “bambino speciale”, il figlio di Dario e Liria e scaturirà un profondo sentimento di protezione e un passaggio di testimone, che farà ritornare “la chiave di Milo” sulla lavagna dei ricordi.

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