Il Comune di Avellino blocca (per ora) la Fonderia di piombo a Pianodardine. I Comitati ringraziano Priolo

Il parere approfondito portato all'esame della conferenza dei servizi dagli uffici dell'ente capoluogo hanno congelato l'autorizzazione richiesta per la realizzazione di un impianto per il riciclo di metalli. Anche dal Consorzio Asi il no all'istanza. Dalla Valle del Sabato le associazioni civiche chiedono un'indagine accurata sull'inquinamento atmosferico nell'intero comprensorio

Il Comune di Avellino blocca (per ora) la Fonderia di piombo a Pianodardine. Fermato per il momento l’iter autorizzatorio in corso per la realizzazione di un impianto industriale che prevede la fusione di piombo e altri metalli tra Pianodardine e Borgo Ferrovia, nel territorio del Capoluogo. In una nota il Coordinamento dei comitati che si battono per il disinquinamento di Pianodardine e della Valle del Sabato esprimono soddisfazione e ringraziano il Commissario Prefettizio, Giuseppe Priolo per la sensibilità dimostrata e la competenza assicurata nel produrre il determinante parere negativo dell’ente capoluogo.

Gli uffici della Regione Campania ad Avellino

La Conferenza dei servizi si è svolta questa mattina presso la sede della Regione Campania sulla Collina dei Liguorini, ad Avellino. Il progetto della fonderia a Pianodardine è stato fermato dal voto contrario del Comune di Avellino ma anche del Consorzio Asi, che si è espresso anche a nome dei Comuni aderenti interessati territorialmente dal progetto. Contro si sono dichiarati agli atti anche Regione Campania, Amministrazione Provinciale e Arpac».

Franco Mazza, medico e referente dell’Associazione “Salviamo la Valle del Sabato”

Come si legge in una nota, «contrarietà al progetto è stata espressa dal nostro comitato, dal WWF e dai Meetup di Avellino e di Atripalda», scrive Franco Mazza, il medico impegnato con l’associazione “Salviamo la Valle Del Sabato”. «Sono emerse moltissime carenze tecniche e procedurali, segnalate dalla stessa Regione Campania, dall’Ente Provincia e dall’Arpac», ha spiegato in un comunicato Franco Mazza, che ha sottolineato la «contrarietà al progetto espressa dal nostro comitato, dal WWF e dai Meetup di Avellino e di Atripalda».

«SODDISFAZIONE PER IL RUOLO DEL CAPOLUOGO». Nella nota i Comitati sottolineano il ruolo avuto dal commissario prefettizio. «Abbiamo accolto con molto favore la posizione del Comune capoluogo, rappresentata in conferenza dall’ingegnere Cicalese, che ha illustrato i contenuti di una nota a firma del Commissario Priolo con la quale, facendo riferimento alle condizioni di inquinamento atmosferico della città e alle delibere votate all’unanimità dal consiglio comunale, è stato espresso parere contrario». Per i Comitati «questo parere è di grande peso, ci ha particolarmente soddisfatto perché il Commissario Priolo ha accolto l’essenza della nostra lettera aperta con la quale gli chiedevamo di impedire la realizzazione della fonderia che può solo peggiorare le già gravi condizioni dell’aria».

Giuseppe Priolo, Commissario prefettizio di Avellino

DAI COMITATI LA RICHIESTA DI FARE LUCE SULLE FONTI DI INQUINAMENTO DELL’AREA INDUSTRIALE. Nel riconoscere anche il ruolo avuto al tavolo della conferenza dei servizi dal Consorzio per i servizi industriali, l’Asi, i Comitati ritengono tardiva la decisione annunciata dal Consorzio di delineare ora regole di accesso al sito industriale, ritenendo ormai compromesso l’equilibrio ecologico. «Dalla discussione è emerso che l’ASI deve urgentemente mettere mano al suo strumento urbanistico, prevedendo vincoli e regolamentando l’insediamento di nuove attività». Secondo il Comitato «questo lavoro doveva essere stato già fatto e non comprendiamo perché la politica fa sempre finta di non vedere, di non sentire e di non capire. Da sempre chiediamo una progressiva riconversione dell’area industriale con attività ecocompatibili, vista l’orografia e la concomitanza di veri e propri agglomerati urbani: questa è per noi la strada, altro che fonderie o combustioni varie. Basta!». Su questo punto, si legge ancora nel comunicato, «siamo pronti a chiamare ognuno alle sue responsabilità». Il riferimento esplicito va a ciò che accadde un notte del dicembre 2004: «È da dopo l’incendio IRM, sono 14 anni, che la situazione della valle è conosciuta. Nel 2011 c’è stato lo studio del CNR, realizzato con finanziamento pubblico, che ha ribadito i concetti e da quattro anni le centraline dell’ARPAC sfornano dati catastrofici sulla qualità dell’aria. Cosa si aspetta? Siamo ancora ai faremo e ai diremo?». Si conclude ricordando che «abbiamo chiesto all’ARPAC, senza ottenere risposta, chi si occupa dell’effetto sommatoria delle emissioni in atmosfera. Abbiamo detto che per noi è intollerabile che si continui ad operare n maniera totalmente avulsa dal contesto reale e con il classico paraocchi della burocrazia che lavora a compartimenti a tenuta stagna».


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