Oreste La Stella

«E’ il territorio, con i suoi prodotti tipici e le sue bellezze paesaggistiche e naturali, la nostra vera risorsa. Da qui può partire la sfida per lo sviluppo, che richiede programmazione e servizi». Ad affermarlo è Oreste La Stella, presidente della Camera di Commercio di Avellino.

Dall’Istat giungono notizie negative a proposito dell’andamento del Prodotto interno lordo del Paese, che smentiscono le previsioni di crescita del governo. Qual è la situazione economica della provincia di Avellino?

Oreste La Stella

«Al di là dei dati congiunturali e della stessa crisi che stiamo vivendo da anni nel Paese, l’economia irpina risente di problemi strutturali, che vengono da lontano. In tutti i settori mediamente si registrano condizioni di difficoltà, mitigate dalle attività di esportazione, per i comparti e le imprese interessate dal commercio con l’estero. Fino ad oggi è mancata purtroppo una strategia complessiva per avviare un processo di rilancio del territorio e delle potenzialità certamente presenti».

In che modo è possibile invertire la tendenza?

«Sarebbe un errore piangersi addosso e ritenere che in presenza di un quadro macroeconomico negativo non si possa costruire una risposta efficace. E’ proprio nei momenti più complicati che occorre attrezzarsi per invertire la rotta. Serve, dunque, una programmazione degli interventi. A mio parere, il punto di partenza è la promozione del brand Irpinia. Ci sono tutti gli elementi affinché la nostra provincia possa proporsi come un attrattore economico e turistico, valorizzando e mettendo a sistema le risorse e le eccellenze locali. Un obiettivo raggiungibile attraverso sforzi congiunti. Anche le imprese debbono puntare sul miglioramento dei processi produttivi».

L’Irpinia, dunque, come marchio che contraddistingue l’offerta turistica e i prodotti del territorio?

«Sì, proprio così. Il settore della vitivinicoltura e dell’enologia sono fortemente qualificati e dinamici e vanno ancor più sviluppati, anche grazie a vetrine importanti, sulle quali la Camera di Commercio investe da anni, come ad esempio Vinitaly. Parliamo di un segmento che è un fiore all’occhiello nazionale ed internazionale. Ma non si può pensare che da solo possa risolvere i problemi economici ed occupazionali della provincia. Attorno ad esso però si può costruire un’offerta complessiva, che riguardi gli altri prodotti agroalimentari, il turismo enogastronomico e naturalistico e più in generale le specificità irpine, a cominciare dall’ambiente, che va tutelato con grande attenzione, alle tradizioni, ai borghi caratteristici».

Vigneto di aglianico- Areale del Taurasi

Quali le misure da mettere in campo per la promozione turistica?

«Le iniziative estemporanee non portano risultati duraturi. Occorre un progetto strategico. Molto opportuna ed utile, quindi, è l’iniziativa intrapresa dalla Provincia di dare vita ad un tavolo istituzionale, al quale anche l’ente camerale partecipa. Troppo spesso si parla di sviluppo, di turismo, di valorizzazione delle risorse locali, ma non si è in grado di andare a fondo nelle questioni, con proposte concrete, specifiche ed attuabili. Questa deve essere, dunque, la nostra sfida. Individuare, insieme ad una linea guida, gli interventi necessari per raggiungere l’obiettivo. I riscontri potrebbero aversi anche a medio termine».

Quali opportunità possono aprirsi per la provincia di Avellino ed in particolare per il comparto industriale con l’istituzione della Zona economica speciale della Campania, nel cui perimetro sono stati inseriti tre nuclei industriali irpini?

«Penso che per dare una risposta pertinente, bisognerebbe effettuare un’analisi approfondita. La Zes si snoda su un’area molto vasta, il cui baricentro è Napoli ed i porti campani. Il ruolo che possono giocare le aree interne perciò dipenderà anche dalla capacità della nostra classe politica di canalizzare finanziamenti in questa direzione. Ma non si può pensare di affrontare la sfida del futuro infrastrutture inadeguate – e non vale solo per l’industria -, tecnologie obsolete o con un livello di tutela ambientale non sufficiente».

In particolare a cosa si riferisce?

«Dei servizi alle imprese, ma anche di quelli al cittadino. Pensiamo ai trasporti. Occorre una riorganizzazione razionale dei collegamenti e dei mezzi utilizzati. Faccio qualche esempio: è impensabile si possa puntare sulla metropolitana leggera di Avellino, un sistema filoviario vecchio ed invasivo, per migliorare la qualità dei servizi del capoluogo oppure di gestire il problema dell’inquinamento senza cambiare il parco automezzi attuale, investendo su bus elettrici o a metano. Non possiamo permetterci scelte superficiali o miopi».

Interno della Camera di Commercio di Avellino in piazza Duomo

Che ruolo pensa possano svolgere le strade ferrate nel sistema di trasporti irpini, alla luce degli interventi di ammodernamento e di elettrificazione previsti per le tratte Avellino-Rocchetta Sant’Antonio e Salerno-Avellino-Benevento?

«Non ci dobbiamo prendere in giro. Se mancano collegamenti diretti con i centri abitati del nostro territorio, abbarbicati sulle colline, mentre le stazioni sono a valle, che funzione potrà svolgere il collegamento ferroviario, al di là di una pur apprezzabile promozione turistica?».

In alternativa, cosa propone?

«Penso serva una rete di trasporto extraurbano su gomme efficiente e all’avanguardia, con mezzi a basso impatto ambientale. In generale, per competere, occorrono progetti avanzati».


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