Cgil, Curcio e Meninno con Landini: unire il sindacato per salvare Lavoro e Sviluppo nel Paese

INTERVIENE LA NEO ELETTA DELEGATA NAZIONALE DELLA CONFEDERAZIONE GENERALE: serve autonomia per stabilire politiche in grado di stimolare la ripresa occupazionale nel segno della crescita e dei diritti

Silvia Curcio e Dario Meninno entrano nell’assemblea nazionale della Cgil con Maurizio Landini, designati a rappresentare la Campania insieme ad un altro delegato Fiom della Fiat di Pomigliano D’Arco. Entrambi volti della vertenza della ex Irisbus, sono gli interpreti della resistenza alla grande trasformazione industriale dell’Italia Meridionale, “sedotta e abbandonata” dalla Fiat, che nel 2011 dopo la fusione con la multinazionale americana Chrysler ha smantellato tutti gli stabilimenti produttivi in Italia. Dopo quelli degli autobus non si escludono nuovi colpi di scena sull’automotive, che in Irpinia coinvolge la struttura di Pratola Serra.

L’elezione di Silvia Curcio intanto, si accoglie come un riconoscimento quasi scontato per uno dei vertici della segreteria Fiom Cgil di Avellino, che già nel 2016 era stata designata dalla leader nazionale uscente Susanna Camusso a guidare la Confederazione della provincia di Avellino. Curcio arriva da un percorso ben preciso, che l’ha vista componente del Comitato Centrale, ed era stata poi confermata anche nell’assemblea generale Fiom.

Volto della battaglia della ex Irisbus, oggi Industria Italiana Autobus, è l’operaia che ha guidato il plotone delle tute blu a colloquio con ben sette Ministri- tanti se ne sono succeduti dalla chiusura annunciata dalla Fiat nel 2011- per mitigare lo smantellamento della Fiat e del sogno di industrializzazione costruito nel post terremoto. Interprete della crisi economica del 2008, lei ha sempre sostenuto la necessità di adottare un piano di riqualificazione interna alla fabbrica, per ‘riformare’ i modelli di produzione e ridisegnare prospettive tali da trasformare la crisi in opportunità. Prima con il progetto di unificazione dei due poli di Flumeri e Bologna, per costruire un polo nazionale della produzione di autobus e proteggere il capitale italiano dell’industria metalmeccanica; poi con la proposta di proporre l’acquisizione della IIA a Bus Italia.

Una delegazione dell’ex Irisbus-Iveco oggi IIA

“La mia elezione è stata un grande risultato innanzitutto per l’Irpinia, oltre che una grande soddisfazione personale” ha commentato a poche ore dall’elezione. Oltre a Silvia Curcio, entrano nell’assemblea nazionale anche Dario Meninno, altro volto storico della vertenza della ex Irisbus e un altro sindacalista Fiom della Fiat di Pomigliano D’Arco. “La Campania ha ottenuto un buon risultato e l’elezione di una donna irpina nell’assemblea nazionale della Cgil vale il doppio” ironizza la Curcio.

Intanto i lavori dell’assemblea nazionale nazionale che hanno portato all’elezione di Maurizio Landini non hanno risparmiato una dura autocritica interna dei vertici Cgil, che ha puntato il dito verso una pericolosa omologazione dei sindacati alla politica. “Il sindacato è stato usato più come un ufficio per l’impiego che come mediatore nella difesa degli interessi dei lavoratori” tuona. Ma da oggi, le vertenze irpine avranno una voce in più ai tavoli nazionali: “Certamente avremo a disposizione un margine di ascolto e condivisione più ampio per risolvere i problemi. La Camusso ha svolto il suo lavoro in questi anni, e le critiche che sono arrivate al sindacato sono state scaricate sulla Segretaria uscente ma in realtà sono di tutti” continua.

“Landini viene dai metalmeccanici, ed è naturalmente portato a valorizzare certi aspetti. Lui ha lavorato molto per la nostra vertenza in questi anni; è venuto varie volte in Irpinia, già nel 2011 a Pomigliano e poi il 15 luglio del 2011 quando occupammo l’autostrada. E’ stato qui anche con Vincenzo De Luca quando era Sottosegretario ai Trasporti, e tante volte è stato con noi davanti ai cancelli della Irisbus. Landini ha aperto i nostri cortei nazionali e mi dato la possibilità di parlare sul palco, insieme alla Camusso”.

Mobilitazione della Fiom Cgil a Napoli

L’elezione di Landini viene accolta come un atteso cambiamento all’interno della confederazione. “Viviamo un momento storico in cui è necessaria una guida forte, che sappia recuperare il dialogo con le persone. Bisogna riaprire le sedi di partito nei piccoli comuni e fare massa critica, come era possibile un tempo. Oggi consegniamo ai figli una Italia distrutta e penalizzata, che vive una aggressione ai diritti e alla democrazia” bacchetta la Rsa.

Il cambiamento ambito da Silvia Curcio è quello di assegnare una funzione nuova al sindacato, che affianca la protesta alla proposta. E su questo aspetto si è battuta e si batte con la politica e ai tavoli istituzionali regionali e nazionali. “I parlamentari irpini hanno negato il confronto con i sindacati sulla vicenda della IIA, e questo è un atto irresponsabile da parte della politica, che deve confrontarsi con chi ha esperienze e accettare le critiche costruttive” sottolinea. “Abbiamo intenzione di scrivere una nuova pagina della storia sindacale: a noi spetta il compito di riqualificare tutto, e ribaltare le cose per interpretare il cambiamento. Ma il corpo intermedio deve essere interpellato per firmare gli accordi, e non accettiamo l’indifferenza della politica che finge di non ricevere le nostre richieste. L’approssimarsi delle elezioni europee non ci fa ben sperare e temo molto per le sorti dell’Irpinia e delle vertenze aperte”.

Dalla chiusura della Fiat di Valle Ufita nel contesto politico si sono alternati sette ministri e sei governi. “Questo ci ha indebolito, ma siamo ancora qui, e non riteniamo archiviata la vertenza dal 2011. Siamo stati tenaci e come Fiom non abbiamo niente da rimproverarci, a partire dal segretario Fiom Nazionale Michele De Palma che ha fatto uno sforzo immane per seguire le vertenze; lui fa la differenza ai tavoli, gli va riconosciuto il merito”.

Maestranze e sindacati in attesa dell esito del vertice al Ministero (repertorio)

Intanto la vertenza della IIA, come quella della Fca di Pratola Serra stentano a trovare una soluzione. “Ho difficoltà a pensare che siamo alla svolta definitiva sul polo pubblico del trasporto, perchè credo che difficilmente ne verremo a capo” puntualizza Curcio. “Si tratta del neo più grosso, e oggi si addebita la responsabilità soltanto a Del Rosso che in realtà faceva parte di un gruppo che si è dissolto, lasciandolo da solo a gestire la partita. Ma sono fiduciosa, ce la faremo”.

Intanto ieri mattina una delegazione Fiom era impegnata con Giuseppe Morsa nel volantinaggio al mercato settimanale di Avellino per sensibilizzare le persone sulla vertenza della Fca di Pratola Serra. “Si prevede una tragedia sociale: rischiano di perdere il lavoro 1800 dipendenti, oltre all’indotto, e la Fiom è l’unica voce fuori dal coro, che denuncia la gravità della situazione e si batte per impedire un altro scempio sul territorio. E’ arrivato il momento di fare fronte comune, di unirci in un unico fronte di lotta. Basta screditarsi”.

Lo stabilimento della Fca a Pratola Serra

Su Pratola Serra, le rappresentanze Fiom hanno già avanzato una proposta, come nel caso della ex Irisbus. “Se la Fca produce automobili a Pomigliano D’Arco deve chiudere la filiera affidando la produzione dei motori a Pratola Serra che dista 40 km dagli stabilimenti. Il gruppo aziendale non può consentire che i motori vengano prodotti in Polonia e lasciare Pratola Serra a brancolare nel buio” annuncia.

Con l’annuncio di Manley della necessità dei vertici Fiat Chrysler di rivedere piani in italia,

La bandiera della Fca sventola sul Lingotto di Torino

gli stabilimenti di Pratola Serra sono fortemente preoccupati di riconvertire la produzione dei motori diesel con l’ibrido o l’elettrico. “Dov’è la politica?” si chiede la Curcio. “Abbiamo bisogno di qualcuno che ci indichi la strada ma non c’è nessuno. Le proposte avanzate finora sono state elaborate dagli operai, ma grazie all’impegno della politica la proposta di costruire il polo pubblico è stata approvata in Parlamento. Ci hanno aiutato Giancarlo Giordano, Valentina Paris, Cosimo Sibilia, Luigi Famiglietti,e Carlo Sibilia, ma ora siamo soli”.

Ad oggi Curcio lamenta una grande debolezza del sindacato, nella capacità contrattuale con imprenditori e nella capacità di coinvolgimento attivo della politica e delle istituzioni. “Ci siamo indeboliti perchè i lavoratori sono stremati, non vedono la luce. Noi continuiamo a credere che l’Italia non si possa privare di una manifattura di questo tipo, e che la civiltà di una Nazione passa attraverso trasporto pubblico. I mezzi pubblici prendono fuoco ovunque, perdono pezzi e c’è uno scenario da terzo mondo: rinnovare il parco mezzi delle città è urgente e necessario, risolleverebbe le sorti lavorative di ben due stabilimenti, a nord e a sud, e risolverebbe il problema dell’inquinamento. O Avellino immagina di impedire la circolazione per determinate categorie e spostare il terminal dei bus da Piazza Kennedy a Campetto Santa Rita?”

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