La facciata del complesso edilizio di via Ferriera noto come l'ex Mercatone. Fu il primo grande centro commerciale naturale nella storia di Avellino agli inizi degli anni '90

Ancora una volta problemi e contenziosi rallentano e rischiano di arenare la riqualificazione del Mercatone. Soltanto un intervento urgente e deciso del commissario prefettizio del Comune di Avellino, Giuseppe Priolo, potrà scongiurare l’ennesimo imprevisto a danno della città.

Il nuovo progetto promosso dalla ditta Principe spa, che prevede la realizzazione di una struttura multifunzionale con spazi dedicati ad uffici, alla media distribuzione, alla ristorazione e a servizi (un asilo nido), insieme a parcheggi di interscambio con le altre zone del capoluogo, si è fermato prima ancora di iniziare.

Ad ostacolare la presa di possesso del cantiere, che negli annunci della società attuatrice del project financing dovrebbe essere realizzato in tempi relativamente ristretti, una serie di intoppi derivanti dalla gestione del precedente intervento, rimasto incompleto per le difficoltà incontrate dalla ditta appaltatrice.

L’ex direttore dei lavori innanzitutto avrebbe avanzato una richiesta economica al Comune per il suo incarico, non ancora retribuito, con le integrazioni dovute a seguito delle varianti introdotte al progetto. L’introduzione della normativa regionale sugli incarichi professionali, che prevede il rilascio del nulla osta dei tecnici interessati, per il completamento delle procedure e le conseguenti autorizzazioni di legge, da parte del Genio civile, ha sostanzialmente reso impossibile il perfezionamento della pratica.

Ma al di là dei soliti contenziosi, alcuni dei quali ormai ampiamente prevedibili ed evitabili, a pesare sul futuro del Mercatone sono le prescrizioni necessarie per il collaudo statico. A quanto pare, al momento, non è possibile ottenere il via libera sull’opera perché le documentazioni tecniche richieste non sono disponibili, a cominciare dalle prove sui materiali, con i campioni andati smarriti, dopo anni di chiusura del cantiere, e dalle prove sui carichi di cui non si ha più traccia. Bisognerà, dunque, ripetere gli esami, come i rilievi tacheometrici, la cui realizzazione comporta nuovi costi, che non hanno una copertura finanziaria dell’ente di Piazza del Popolo.

In realtà, come già successo in altri casi, ci si trova di fronte all’ennesima incompiuta, determinata dall’inadeguata gestione degli interventi da parte degli uffici preposti, nella fase progettuale ed attuativa, e dalla capacità della ditta di rispettare tempistica e criteri dei lavori, che evidentemente andrebbe verificata prioritariamente, introducendo nei capitolati di appalto parametri più stringenti, che altrimenti possono essere facilmente aggirati.

Il palazzo degli uffici in piazza del Popolo, sede della amministrazione comunale di Avellino

Così si è stati costretti a chiudere l’intervento prima dell’effettiva conclusione dei lavori, finanziati dalla Regione con fondi dell’Unione europea, per l’impossibilità a procedere oltre da parte della ditta esecutrice, con una variante in riduzione.

Ma senza una strategia organizzativa precisa delle strutture interne al Comune, che consenta di evitare la logica delle progettazioni,  frettolose e superficiali, spesso funzionali unicamente alla ricerca di finanziamenti, senza effettivi riscontri di utilità dell’opera (ma non è il caso della situazione in esame), c’è il concreto rischio di andare incontro a problemi e passi falsi, che potrebbero essere evitati.

 

 

 

 

ARTICOLI CORRELATI