Rifiuti, Di Cicilia: ora poteri a sindaci e territori

Il presidente dell'Unione Terre dell'Ufita lancia la piattaforma alla vigilia del confronto con l'Ato. Il 22 gennaio il CdA con all'ordine del giorno la programmazione delle infrastrutture che realizzeranno il ciclo ambientale in Irpinia

Dopo l’incontro di Chianche, l’Ato Rifiuti di Avellino incontrerà le amministrazioni dell’Unione dei Comuni Terre dell’Ufita, Ariano Irpino, e della Baronia, per promuovere un momento di ascolto, ma anche per sottoporre l’ipotesi di accorpamento dei territori per l’organizzazione dei servizi.

“Vogliamo proporre un metodo di lavoro basato sul coinvolgimento dal basso e sulla condivisione delle scelte” spiega Stefania Di Cicilia, componente del CdA dell’Ato Rifiuti come sindaco di Villamaina e presidente dell’Unione dei Comuni Terre dell’Ufita. “Abbiamo bisogno di capire quali sono le esigenze dei territori, ma abbiamo anche il dovere di pianificare la risposta celere nell’esecuzione. La struttura tecnica dell’Ato, così come la direttrice generale Barbati si occupano dell’aspetto procedurale del Piano, ma il Consiglio si rapporta con chi subisce le decisioni e le scelte, cioè cittadini, famiglie e imprese” continua.

La stesura del Piano provinciale del Ciclo integrato dei rifiuti implica un necessario ragionamento sull’impiantistica, oltre che sull’individuazione geografica degli impianti stessi. “Il nostro scopo è quello di pianificare impianti di trattamento che garantiscano la completa autonomia del territorio provinciale sul ciclo dei rifiuti. Bisogna stabilire quanti impianti ci servono e dove bisogna collocarli”.

E spiega: “Di certo sarà necessario un impianto di compostaggio alternativo a Teora, che non può farsi carico dell’intero volume dei rifiuti organici della provincia. Ci serve inoltre un impianto per il trattamento di multimateriali, che oggi non c’è e trasportiamo le nostre ‘produzioni’ fuori provincia, con costi altissimi. A questo bisogna aggiungere che potrebbero essere potenziati gli impianti di Montella e di Pianodardine, e differenziarli al meglio in modo che in caso di manutenzione ad uno dei due, non si assista al blocco dell’intera catena di montaggio” ha spiegato.

La proiezione del piano di lavoro annunciata dal Consiglio d’Amministrazione è sui prossimi 30 anni di gestione dei rifiuti. “Abbiamo un forte senso di responsabilità e capiamo le esigenze di tutti, per questo applichiamo un metodo di lavoro democratico e libero da condizionamenti politici. Siamo vicini alle esigenze dei cittadini e intendiamo potenziare la raccolta differenziata per ridurre i costi. L’Unione dei Comuni in questo momento ha un ruolo centrale e l’impegno politico c’è”.

Mentre il Consiglio dell’Ato Rifiuti immagina le tappe della cabina di ascolto, i tecnici esterni e il fronte dei professionisti incalza sulla necessità di recuperare il Piano d’Ambito provinciale sui rifiuti licenziato nel 2010, contenente le tavole tecniche e l’incrocio dei dati scientifici da cui è possibile ottenere la pianta territoriale per l’individuazione dei siti idonei ad ospitare gli impianti. “Prenderemo in considerazione il Piano d’Ambito provinciale del 2010, ma vogliamo che alle scelte tecniche corrispondano alle scelte consapevoli dei territori interpellati” puntualizza Di Cicilia. “Le scelte vanno condivise, per questo coinvolgiamo i protagonisti: tutti dobbiamo contribuire alla costruzione di un ciclo che garantisca l’autonomia in termini di impianti, la riduzione dei costi per i cittadini e un efficientamento del sistema in generale. Se ragioniamo addirittura per sub ambiti i costi si riducono in maniera sensibile”.

Come nel 2010, torna la mappa dei sub ambiti del territorio provinciale, che ha portato alla frammentazione del primo Ato Rifiuti presieduto dal sindaco di Montoro Mario Bianchino. Sulla definizione delle macro aree però, Stefania Di Cicilia chiarisce che l’Ato non ha aperto alcuna discussione in proposito, e che l’argomento sarà vagliato nel corso degli incontri. “La definizione dei sub ambiti sarebbe soltanto l’opportunità di una definizione delle aree omogenee in cui concordare la raccolta e lo stoccaggio di materiali come la plastica, la carta e il vetro. Ma non siamo a questo step” conclude.

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