Il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca stringe la mano al Direttore Generale del Moscati, Angelo Percopo

Come era prevedibile il Ministro della Salute non intende accogliere la richiesta della Regione Campania di ripristinare i poteri ordinari in materia di Sanità. Secondo il Ministro, intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, “i dati mostrano che la Campania deve fare ancora molto per uscire dal commissariamento anche se un salto in avanti c’è», si legge testualmente. L’obiettivo del Ministro è chiaro. Grazie al Decreto Fiscale, che ha ripristinato l’incompatibilità tra la funzione commissariale e quella di governatore, punta a scegliere un nuovo tecnico da mandare a Napoli, esautorando il Presidente della Regione Vincenzo De Luca proprio nel momento in cui la strategia di questi anni ha realizzato l’obiettivo di un innalzamento dei livelli essenziali di assistenza. Una operazione che potrebbe avere riflessi anche sul piano elettorale, perché interverrebbe sugli ultimi diciotto mesi della legislatura regionale, che si avvia al rinnovo nella primavera del 2020.

Il Ministro della Salute, Giulia Grillo

DAL MINISTERO CHIUSURA SU TUTTA LA LINEA. Il Ministro Giulia Grillo riconosce nell’intervista i risultati ottenuti sul piano finanziario, ma ritiene che ci sia ancora molto da fare per quanto riguarda i livelli di assistenza, che dividono la Campania dal tetto minimo di pochissimi punti. La reazione della Regione Campania è stata affidata al delegato Enrico Coscioni, che invece ha ricordato come al tavolo di verifica i tecnici dei ministeri vigilanti (Economia e Salute) abbiano sancito il raggiungimento degli obiettivi. Per Coscioni altre considerazione esulano dall’ambito di merito e scivolano in quella che ha definito la “schermaglia politica”.

Il Governatore Vincenzo De Luca, Commissario per il Piano di Rientro della Sanità in Campania e, a sinistra, il consigliere delegato Enrico Coscioni

LA LINEA D’ATTACCO DELLA REGIONE CAMPANIA. In realtà le conseguenze dell’atteggiamento che il Ministro mostra in questa fase si rifletteranno probabilmente in un conflitto effettivo tra Regione Campania e Governo, con ogni probabilità di fronte alla Corte Costituzionale. Al centro della contrapposizione, si sottolinea negli ambienti regionali, non c’è più un dibattito sulle soluzioni da adottare per portare la Sanità campana fuori dalla crisi finanziaria, ormai ampiamente alle spalle, ma c’è meramente una discussione su chi dovrà gestire i poteri locali della Sanità, che la Carta stabilisce in capo alla Giunta regionale. Il commissariamento, sostengono da Palazzo di città, non è un arbitrio o una scelta politica, ma deve corrispondere a situazioni eccezionali documentate e comprovate, trattandosi di una forzatura che altera il sistema democratico nei suoi equilibri fondamentali, cioè nel rapporto tra elettore e amministrazione dello Stato. La Sanità, si ricorda, è assegnata alle Regioni dall’ordinamento vigente, ragion per cui non spetta al Ministro decidere come procedere. Il suo dovere è prendere atto del quadro rappresentato ai tavoli ministeriali, per disporsi conseguentemente.

La sede della Consulta

LA CONSULTA HA GIÀ DEFINITO UNA ANOMALIA IL COMMISSARIAMENTO, AL DI LÀ DEI RISULTATI. Il commissariamento della Sanità in Campania rappresenta una anomalia, che arreca squilibrio alla forma di governo “a causa del perdurante esautoramento del Consiglio e della stessa Giunta a favore del Commissario ad acta”. È quanto osservano i giudici costituzionali nella sentenza n. 199 del 9 ottobre depositata lo scorso 15 novembre. L’Alta Corte si era pronunciata dichiarando l’illegittimità costituzionale della legge della Regione Campania 28 settembre 2017, n. 26 (Organizzazione dei servizi a favore delle persone in età evolutiva con disturbi del neurosviluppo e patologie neuropsichiatriche e delle persone con disturbi dello spettro autistico). Una decisione maturata essenzialmente sul conflitto di poteri tra Consiglio regionale e Commissario ad Acta per il Piano di Rientro. Pronunciandosi a proposito di una legge del Consiglio regionale in materia di autismo, dichiarata incostituzionale perché approvata durante la fase di commissariamento, i giudici costituzionali rilevano che non conta l’avvenuto raggiungimento degli obiettivi per superare il commissariamento, strumento utile solo per imprimere un circostanziato (e limitato nel tempo) cambiamento di rotta. «Questa Corte non può esimersi dal rilevare l’anomalia di un commissariamento della sanità regionale protratto per oltre un decennio, senza che l’obiettivo del risanamento finanziario sia stato raggiunto, con tutte le ripercussioni che esso determina anche sugli equilibri della forma di governo regionale, a causa del perdurante esautoramento del Consiglio e della stessa Giunta a favore del Commissario ad acta, soprattutto quando è impersonato dal Presidente della Giunta, in un ambito cruciale per il governo della Regione», si legge testualmente con riferimento alla Sanità in Campania. Questo pronunciamento offre uno spunto importante nella controversia in corso, ancorché non dichiarata, tra il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che ricopre peraltro le funzioni commissariali, e il Governo, attraverso i cosiddetti Ministeri vigilanti dell’Economia e della Sanità.

Maria Morgante, Direttore Generale dell’Asl di Avellino

L’ORGANIGRAMMA DEI MANAGER OSPEDALIERI E SANITARI IN DISCUSSIONE. Se dovesse prevalere l’indirizzo del Ministro Grillo, i riflessi nell’arco del 2019 sarebbero significativi per la stessa governance delle Azienda Ospedaliere e Sanitarie della Campania. Scade il mandato triennale per molti direttori generali, amministrativi e sanitari, nominati nell’arco del 2016, tra il marzo il settembre di quell’anno. In provincia di Avellino, per esempio, sono direttamente interessati alla scadenza i due manager dell’Azienda San Giuseppe Moscati, Angelo Percopo e dell’Azienda Sanitaria Locale di Avellino, Maria Morgante.

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